Viv, l’assistente virtuale evoluzione di Siri, è una vera e propria innovazione tecnologica che rivoluzionerà il mondo informatico per i prossimi cinque anni.
Il primo debug, se così si può chiamare, è quello relativo alle risposte poco inerenti cui ai molti utenti sarà capitato di imbattersi quando hanno fatto una richiesta a Siri (o a Cortana). La nuova piattaforma è stata presentata dieci giorni fa al TechCrunch Disrupt di New York, vetrina ideale per le start up, da Dag Kittlaus e Adam Cheyer, già padri della ben nota assistente Apple.
Quali sono le caratteristiche che rendono Viv, almeno al momento, il più competitivo e accattivante tra i bot? Le sue capacità di sfruttare i servizi di terze parti e assimilare gusti e tendenze degli utenti, in modo da evolversi continuamente. Se i nostri assistenti virtuali sono in grado di elaborare una sola operazione alla volta, Viv è in grado di compiere ricerche più complesse, svolgendo anche più di dieci operazioni contemporaneamente. Un esempio pratico? In soli venti minuti di dimostrazione, Viv ha ordinato quattro pizze farcite in una pizzeria nei dintorni dei Viv Labs, proponendo ai membri del team la scelta di ingredienti opzionali in aggiunta e inserendo automaticamente nell’ordine l’indirizzo di recapito. Il tutto solo attraverso comandi vocali e senza app ulteriori. Tra le altre cose che Viv è stata in grado di fare ci sono i bonifici effettuati, un mazzo di fiori recapitato a un contatto della rubrica, un viaggio prenotato tramite Uber.
Al momento, Viv è ancora sprovvista di voce, ma ha tutte le carte in regola per rivoluzionare radicalmente le abitudini degli utenti sul web. Perché rivoluzionaria è la sua natura “open source”, aperta ad altri sviluppatori che possono integrarne e migliorare i servizi, arricchendone le funzioni. In questo Viv è simile alla prima versione di Siri, prima che questa piattaforma fosse acquisita da Apple, che l’ha integrata a iOs e di fatto “chiusa” agli altri professionisti.
Come funziona tecnicamente l’innovativo bot? Viv si basa su due caratteristiche principali, la prima delle quali è una specie di “universo di capacità”, l’ambiente condiviso degli sviluppatori in cui inseriscono le aree tematiche intorno a cui si collegano tutte le azioni possibili che Viv può svolgere. Una pizzeria può, ad esempio, inserire la parola “pizza” e collegarla ad azioni come “consegna”, “pagamento”, “domicilio” e simili. La condivisione dell’area tematica è indispensabile, per le funzioni simili tra i vari settori. E’ così che Viv mette a confronto le parole, andando a pescare le azioni richieste dall’utente.
L’altra grande innovazione di Viv è la capacità di scriversi autonomamente i codici che le consentono di concretizzare le azioni. Il bot analizza le frasi, le scompone in un diagramma con i diversi passaggi che deve seguire per soddisfare la richiesta. Un vantaggio non da poco sugli attuali competitor, dotati come sono di un numero limitatissimo di istruzioni inserite dai programmatori.
Punta in alto Kittlaus, Ceo di Viv Labs. E forse nell’immediato futuro non saranno sfruttate appieno tutte le potenzialità del nuovo prodotto. Occorre infatti consolidare le abitudini che ruotano intorno ai servizi on line, dalle banche agli shop. A quel punto, ci basterà notare quella V con sopra un trattino su un oggetto o su una vetrina e sapremo che potremo interagire con loro con un click. E’ solo una questione di tempo. L’Internet “delle cose”, con tutti gli oggetti del nostro quotidiano collegati tra loro in rete, è prossimo.
Alessandra Maria