Effettivamente, nella collezione di idiozie scritte in questi giorni per difendere la memoria storica di Indro Montanelli, ancora mancava quella del suo allievo più vicino: Vittorio Feltri.
Il prode Vittorio Feltri ci ricorda che Maometto, un uomo nato nel 571 (non nel 1571, eh: proprio nel 571 dopo Cristo), prese in sposa Aisha, che secondo alcune fonti sarebbe stata una bambina (anche se diversi studiosi dell’Islam ne stimano l’età tra i 14 e i 24 anni) e si chiede perché oggi si condanni il comportamento di Montanelli ma non quello del profeta islamico.
E si tratta di una difesa d’ufficio talmente stupida da risultare a dir poco meravigliosa, perché mette in relazione i comportamenti di un uomo morto nel 2001 con quelli (ipotetici) di uno che morì nel 632, ovvero più di 450 anni prima dell’inizio delle crociate.
Già che c’era poteva prendersela con quel pedofilo di Socrate, in pratica.
Da Indro Montanelli, però, Feltri imparò moltissimo, su questo non c’è dubbio.
– Nel 1960, ad esempio, in un’intervista a Le Figaro, Montanelli dichiarò testualmente: “Ah! La Sicilia! Voi avete l’Algeria, noi abbiamo la Sicilia. Ma voi non siete obbligati a dire agli algerini che sono francesi. Noi, circostanza aggravante, siamo obbligati ad accordare ai siciliani la qualità di italiani”.
– Nel 1974, commentando sul suo “Controcorrente” un banchetto offerto dall’allora segretario dell’UNESCO, di nazionalità senegalese, scrisse che si domandava se gli europei partecipassero nel ruolo “di commensali o di commestibili”.
– Nel 1981, rispondendo alle femministe inglesi, che si battevano per far capire al mondo che lo stupro era la negazione del piacere, scrisse: “È vero, dura troppo poco”.
Sembra proprio roba scritta da Feltri, no?
Pattume razzista, misogino e xenofobo che non sfigurerebbe affatto ancora oggi su Libero.
Non c’è da stupirsi che il vecchio Vittorio Feltri gli fosse tanto affezionato.
Buttate giù quella statua, su.