Vittorio Feltri, il Sud non odia i settentrionali e mai augurerebbe loro la morte.
L’emergenza da Covid-19, per quanto terribile e spaventosa sia, sta facendo ritornare a galla la solidarietà tra le persone e l’unità di un popolo che sta riscoprendo la propria forza. Purtroppo, però, questo non accade per tutti: per Vittorio Feltri il Sud è una terra di pregiudizi, di suonatori di mandolino e di manutengoli ingordi che meritano una brutta fine.
Senza fretta, ma il Nord se ne andrà, ha scritto il giornalista, infarcendo il testo di aberrazioni che non vorremmo ripetere, ma che commentiamo per illuminare le falle di un sistema, quello dell’informazione, ridotto ai minimi termini. Se così non fosse, non si permetterebbe a chicchessia di esprimere un tale odio verso i propri connazionali – o verso chiunque altro – attraverso la stampa. A quanto ci risulta, la libertà di opinione non comprende il razzismo.
«Qui al Nord in particolare la gente è impaziente, non riscuote più lo stipendio, i piccoli risparmi familiari si sono esauriti, ovvio che punti a riprendere le proprie attività, questione di sopravvivenza. Non si tratta di correre in strada a suonare il mandolino, bensì di tornare in fabbrica pur con tutte le protezioni che evitino nuovi contagi»
Queste le parole di Feltri, che fin qui sembrano quasi innocenti. In fondo che sarà mai, lo sanno tutti che al Nord lavorano e al Sud ballano e cantano. Anche Barbara Palombelli, giorni fa, ha proposto questa intoccabile verità come spiegazione della diversa distribuzione dei contagi.
La parte migliore però, inizia quando Vittorio Feltri descrive il Sud:
«La mentalità corrente specialmente al Sud è nota: […] Luoghi comuni, pregiudizi che rivelano una preoccupante mancanza di informazioni esatte oltre che di cultura autentica».
Il Sud è pieno di pregiudizi, lo ha scritto davvero! Pur non essendo psicologi, la cosa ci appare un caso di proiezione da manuale.
«Attenzione, manutengoli ingordi, a non tirare troppo la corda poiché correte il pericolo di rompere il giochino che fino a ora vi ha consentito di ciucciare tanti quattrini dalle nostre tasche di instancabili lavoratori. Senza di voi campiamo alla grande, voi senza di noi andate a ramengo. Datevi una regolata o farete una brutta fine, peraltro meritata».
A questo punto tocca inforcare gli occhiali pur non essendo miopi, perché una minaccia di morte (o quasi) a mezzo stampa, rivolta a metà della popolazione italiana, ci sembra davvero assurda, avremmo di sicuro letto male! Invece no, è proprio così.
Ma quello che ancor di più ferisce è un’altra frase, incredibilmente ancora più infelice: «Il sud gioisce e fa le pernacchie al Nord, felice che i settentrionali siano stati massacrati dal virus». No Feltri, il Sud guarda ogni giorno alla conta dei morti e si sente fermare il cuore. Non importa né al Sud né al Nord dove abitassero i morti. Sono morti. Ed erano nostri nonni, parenti, amici, colleghi. Siamo tutti feriti, con le lacrime agli occhi. E se tu, caro Vittorio, nel frattempo twitti «In Lombardia ripartenza scaglionata, in Campania ripartenza scoglionata», ci fai quasi tenerezza. Vogliamo interpretarlo come un seppur maldestro tentativo di esorcizzare tutto il dolore che sta investendo l’Italia intera.
Comunque sia, mandolini chiedevi e mandolini hai ricevuto. A quanto pare, il conduttore di una nota radio partenopea, ti ha telefonato e ti ha fatto ascoltare l’audio di quattro milanesi che hanno suonato il mandolino intonando O mia bela Madunina. «Cosa me ne frega? – hai risposto – Cosa c’è di strano? Non ho tempo da perdere, la saluto». Nessuno ha tempo da perdere a odiarsi Vittorio, qui in Italia siamo tutti impegnati a lottare contro il virus.
Mariarosaria Clemente