La vittoria di Elly Schlein e il futuro politico del Partito Democratico

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La vittoria di Elly Schlein rappresenta una pagina nuova per il Partito Democratico. Il compito della neosegretaria sarà quello di liberarsi del peso delle scelte del passato e creare una nuova linea politica definita. Che sia l’inizio di una nuova Sinistra?

Care tutte e cari tutti, ce l’abbiamo fatta“. Con queste parole la nuova segretaria del Partito Democratico, Elena Ethel Schlein detta “Elly”, prima donna a ricoprire questo incarico, ha aperto il suo discorso di ringraziamento dopo la vittoria di domenica 26 febbraio. La maggior parte dei sondaggi la davano come sfavorita, dal momento che Stefano Bonaccini (attuale presidente dell’Emilia-Romagna) era risultato ampiamente vincitore nella fase “interna” delle primarie. La vittoria di Elly Schlein, l’underdog  di questo confronto, è arrivata con quasi il 54% dei voti a suo favore, quando era stato scrutinato l’80% delle schede totali.

A questo punto della vicenda, le domande sorgono spontanee: e ora? Che cosa diventerà il PD? È forse giunto il momento di un’autentica svolta a sinistra? Presto per rispondere. Tutto ciò che si può fare ora è tornare al programma Schlein e immaginare un futuro dove le promesse elettorali fatte al “popolo democratico” prenderanno forma.

Il “Parte da Noi” che forse l’elettorato stava aspettando

Lo slogan elettorale di Elly Schlein “Parte da Noi” tenta di racchiudere in tre parole lo spirito popolare della sua proposta. Sì ma “Noi” chi? L’idea riformista alla base è quella di ricostituire il Partito iniziando dalla sua base elettorale, da chi vota. Schlein, all’interno del suo programma, aveva esplicitato l’intenzione di coinvolgere maggiormente gli iscritti nelle decisioni di partito (meno “verticalità” ma più “orizzontalità”) tramite ad esempio il voto online, riformare e aumentare il finanziamento pubblico ai partiti con il 2×1000 e lasciare la possibilità agli elettori di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento (in riferimento alle liste bloccate  decise dai Segretari).

Se i numeri di coloro che hanno votato a queste primarie (oltre un milione di persone, a quanto si dice) saranno ufficializzati, si potrà affermare che il testa a testa tra Bonaccini e Schlein ha sicuramente ridato linfa vitale al Partito Democratico in uno dei momenti più bui della sua storia. La scelta della neosegretaria di ripartire dai circoli elettorali nelle varie città (a partire da Bologna, dove ha studiato) ha sicuramente diminuito la distanza tra rappresentante ed elettorato. Inoltre, l’essersi schierata “più a sinistra” degli altri in un momento di totale confusione ideologica e politica ha sicuramente giovato alla sua elezione.

Disuguaglianze, l’inizio

Elly Schlein è partita dalle disuguaglianze per sviluppare la sua idea di PD. Il tentativo è quello di proporre un “nuovo contratto sociale”: redistribuzione della ricchezza, maggiore welfare, contrasto alle disuguaglianze in tutte le loro forme. Punti fondamentali sono la lotta al razzismo, alla discriminazione della comunità LGBTQ+ (Alessandro Zan, promotore dell’omonimo disegno di legge, è uno dei sostenitori di Schlein più attivi all’interno del Partito), all’abilismo, al sessismo. Priorità sociali, innanzitutto.




Conseguenze dirette di questo approccio dovrebbero essere il pieno riconoscimento delle coppie omogenitoriali e dei loro figli, la promozione dello ius soli  (diritto di cittadinanza per coloro che nascono su suolo italiano), la garanzia del diritto di scelta della donna sul proprio corpo (tramite la piena attuazione della legge 194/1978 relativa all’accesso all’aborto, in discussione ancora oggi dato l’elevato numero di medici obiettori di coscienza presenti in Italia, e la gratuità della pillola abortiva Ru486).

Ambiente e sanità, il nucleo del programma

A partire dalla consapevolezza che crisi sociale e crisi climatica sono conseguenze complementari dello stesso percorso, quello intrapreso dalla nostra società da molti anni ormai, Elly Schlein propone un approccio unico, definito “ecologia integrale“. Questo affinché la macchina pubblica partorisca delle soluzioni amministrative coerenti ed efficaci a trattare queste enormi problematiche.

Investimenti sull’energia rinnovabile (non puntando sul nucleare), sulle comunità energetiche e sul risparmio, leggi nazionali che impediscano il consumo ulteriore di suolo e promuovano la decarbonizzazione subito. Necessario un nuovo approccio alla questione dell’agricoltura, responsabile e allo stesso tempo vittima del cambiamento climatico. L’idea è quella di sviluppare un’agricoltura “rigenerativa”, che tuteli la biodiversità e promuova un rapporto sano tra uomo e natura. Non solo incentivi alla produzione.

Oltre alla crisi climatica, il programma “Parte da Noi” affronta il tema della sanità pubblica come parte di un impegno maggiore dello Stato in materia. La linea di Schlein sostiene la necessità di un maggiore finanziamento pubblico a favore del settore, che consenta di migliorare le strutture e di investire nel personale e nella formazione.

Lavoro, la prova del nove

“Restituire dignità e qualità al lavoro” si legge all’interno del programma scritto. Come fare ciò? Tramite l’abolizione del renziano Jobs Act, responsabile di una facilitazione dei licenziamenti e della liberalizzazione dei contratti a termine. La volontà di Schlein è quella di superare la frattura prodottasi tra mondo del lavoro e lavoratori stessi. Limitazione dei contratti a termine, promozione del lavoro stabile e eliminazione delle forme precarie di lavoro, tra cui stage extracurriculari e gratuiti. Infine, necessari un miglioramento del reddito di cittadinanza (tramite la ricerca sociale), considerato un buono strumento contro la povertà, e la regolamentazione del lavoro di paittaforma.

Luca Oggionni

 

 

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