Da tempo le persone cercano quel prodotto magico, da aggiungere alla normale dieta, che li salvi dall’infarto e/o allunghi loro la vita, così il mercato di vitamine e integratori alimentari, tipicamente venduti nelle farmacie come prodotti da banco, prospera.
Ora però una ricerca proveniente dalla prestigiosa John Hopkins University e pubblicata su Annal’s of internal medicine mette in dubbio l’utilità di assumere la quasi totalità di questi supplementi alla dieta. Addirittura il titolo dell’articolo informativo sul sito dell’università inizia con “Save your money” (risparmiate i vostri soldi) con grande gioia, c’è da scommetterci, di chi li vende i suddetti supplementi.
La ricerca scaturisce dall’analisi dei risultati di ben 277 test clinici da 24 diverse campagne, la notizia positiva è che i ricercatori non hanno riscontrato effetti negativi (tranne forse in un unico caso) però hanno trovato che l’assunzione di quasi ogni integratore sarebbe perfettamente inutile.
I 277 studi clinici valutavano 16 tra le più comuni vitamine (ed altri supplementi) e otto diete in associazione con i dati su mortalità legata a infarti, cause cardiache e ictus. In complesso sono stati usati i dati clinici di 992.129 partecipanti di varie parti del mondo.
I 16 prodotti tra vitamine e integratori alimentari esaminati sono: antiossidanti, β-carotene, complesso della vitamina B, multivitaminici, selenio, vitamina A, vitamina B3/niacina, vitamina B6, vitamina C, vitamina E, vitamina D assunta da sola, calcio assunto da solo, calcio e vitamina D insieme, acido folico, ferro e acidi grassi omega-3.
Inoltre nello studio sono stati valutati anche i benefici di alcuni di tipi di diete, ad esempio la dieta iposodica sia su pazienti con problemi di pressione che su pazienti sani.
I risultati: per quel che riguarda gli integratori per la maggior parte non è stato riscontrato il minimo beneficio in termini di allungamento della vita e salute del cuore, con l’eccezione di acido folico e omega-3 per cui comunque le prove di un beneficio sono state classificate a basso livello.
Per quel che riguarda le diete, una dieta iposodica in soggetti senza problemi di pressione ha mostrato un possibile beneficio in maniera molto moderata, più evidente la diminuzione di mortalità e il collegamento con la dieta iposodica nei pazienti con problemi di pressione.
Infine il rischio, pare (anche in questo caso negativo l’associazione è da prendere con le molle, ma il rischio è stato classificato come moderato, quindi non bassissimo) che l’uso di supplementi che combinano calcio e vitamina D potrebbe favorire l’ictus.
Roberto Todini