Non è che la possibilità di vita su Venere fosse ritenuta tra le più probabili visto l’inferno che è il secondo pianeta dal Sole, però nel 2019 un’inaspettata scoperta aveva acceso la fantasia.
Personalmente trovai che la scoperta nell’atmosfera del pianeta di tracce di fosfina (un composto chimico la cui origine più comune sono dei processi biologici) rilevata nel 2019 e annunciata in uno studio lo scorso settembre, anche se fosse stata confermata sarebbe stata talmente poco per ipotizzare la possibilità di vita che, vista anche la enorme copertura mediatica, decisi di non scriverne.
Ora arriva dall’Università di Washington la notizia che un altro studio pubblicato su Astrophysical Journal afferma che è molto probabile che i colleghi britannici, autori dello studio che fece scalpore, in realtà avessero rilevato della semplice anidride solforosa.
In che modo i britannici arrivarono ad ipotizzare la presenza di fosfina e come il team che include scienziati anche della NASA e del JPL è arrivato a una conclusione diversa?
Come forse saprete il modo con cui da Terra si “analizza” l’atmosfera di pianeti lontani è la spettrografia, cioè ogni elemento riflette la luce in maniera diversa.
Nel 2017 col telescopio James Clerk Maxwell il team britannico rilevò emissioni da Venere nella banda 266.94 gigahertz che è consistente sia con l’anidride solforosa che con la fosfina che hanno spettri simili. Nel 2019 ottennero di utilizzare l’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array per osservazioni più approfondite e giunsero alla conclusione che i livelli di anidride solforosa di Venere fossero troppo bassi per spiegare da sole le osservazioni nella banda 266.94 che dunque dovevano essere spiegate dalla presenza di fosfina. Quello che ha fatto il nuovo team è stato partire da modelli molto più approfonditi delle reali condizioni dell’atmosfera di Venere per vedere se davvero l’anidride solforosa non poteva spiegare le osservazioni. Quello che hanno scoperto sul segnale è che non veniva dalle nubi di Venere come ipotizzato in precedenza ma molto più probabilmente dalla mesosfera del pianeta, 50 o più miglia sopra la superficie.
Già solo questo fatto rende molto più improbabile rilevare fosfina perché lassù la molecola viene distrutta così in fretta che per giustificare le osservazioni del 2017 dovrebbe essere pompata nella mesosfera a livelli 100 volti superiori a quelli in cui la fotosintesi pompa ossigeno nell’atmosfera terrestre.
Poi hanno scoperto che le osservazioni con l’Atacama hanno sottostimato i livelli di anidride solforosa nell’atmosfera venusiana.
Il combinato disposto di questi due fatti è più che sufficiente per affermare che è molto credibile che tutta quella osservata fosse anidride solforosa, scomparsa la fosfina scompare il debole indizio della possibile presenza di vita su Venere, magari sotto forma di creature che trascorrevano la propria esistenza planando tra le spesse nubi, visto che nessuno si era mai sognato di ipotizzare creature che potessero vivere sulla superficie dell’infernale pianeta.
Roberto Todini