“Is there life on Mars?” si chiedeva il Duca Bianco, David Bowie, nel 1971, se lo sono chiesto per lungo tempo gli scienziati e ce lo siamo chiesti un po’ tutti fin dai tempi dei “canali di Marte” osservati da Giovanni Virginio Schiaparelli che si rivelarono un abbaglio. Esclusa la possibilità dell’esistenza di una civiltà marziana e appreso il vero aspetto desolato del Pianeta Rosso rimase la speranza di una vita microbica, ma gli scienziati hanno concluso che sulla superficie di Marte visto il bombardamento di radiazioni che subisce non può sopravvivere nulla. Quindi l’orientamento negli ultimi anni era di cercare di trovare tracce di una eventuale vita passata. Piccola nota: se state leggendo un articolo in cui qualcuno ha scritto che su Marte potrebbe esserci vita in superficie potete smettere di leggere e passare a qualcosa di più serio, ovviamente l’ha scritto uno sprovveduto, sulla superficie di Marte non può sopravvivere nulla. Punto!
Ma se ci fosse vita nel sottosuolo di Marte?
Proprio in questa direzione va la notizia che giunge dalla Brown University, la pubblicazione su Astrobiology di uno studio che sostiene che nel sottosuolo di Marte potrebbero esserci le condizioni per la vita.
Quello che forse non sapete è che in tempi relativamente recenti è stato scoperto che nelle profondità della Terra esiste la vita. Un bioma che si è sviluppato lontano dalla luce del Sole e completamente separato da quello in superficie.
Dunque ci si è chiesti: come sarà sotto la superficie di Marte? Come sappiamo al momento il modo migliore per capire qualcosa di cosa c’è sotto la superficie di Marte sono i meteoriti di origine marziana che si trovano sulla terra. Lo studio in questione è stato condotto dal primo autore Jesse Tarnas che ora sta effettuando il post-dottorato alla NASA e che al tempo dello studio stava conseguendo il dottorato alla Brown.
Ma cos’è che rende possibile la vita nelle profondità della Terra? In mancanza della luce del Sole gli organismi che vivono in profondità sotto la superficie del nostro pianeta sfruttano i sottoprodotti delle reazioni chimiche che avvengono quando le rocce vengono a contatto con l’acqua. Una di queste reazioni è la radiolisi che avviene quando gli elementi radioattivi presenti nelle rocce entrano in contatto con l’acqua presente in pori e fessure. La reazione scinde le molecole d’acqua in idrogeno ed ossigeno. L’idrogeno si dissolve nell’acqua sotterranea rimanente, mentre l’ossigeno entrando in contatto con minerali (come la pirite ad esempio) innesca reazioni che formano solfati. I microbi ingeriscono l’idrogeno e lo usano come carburante bruciandolo grazie all’ossigeno rimanente nei solfati. Tutta teoria? No, in una miniera in Canada a un miglio di profondità (un miglio!) in una pozza d’acqua che non vedeva la luce da un miliardo di anni sono stati trovati batteri solforiduttori.
Tarnas ha quindi investigato per cercare di capire se da qualche parte nelle profondità di Marte esistono condizioni simili. Se esistono e se vi si è sviluppata la vita, anche oggi che Marte non ha più un campo magnetico (ciò è dovuto al fatto che essendo più piccolo della Terra si è raffreddato prima e non ha più un nucleo liquido ed è quello che crea il campo magnetico) la vita nel sottosuolo di Marte potrebbe continuare perché ben protetta dalle micidiali radiazioni che ne bombardano la superficie.
L’esame dei meteoriti marziani indica che il primo ingrediente per la radiolisi, le rocce con elementi radioattivi dovrebbero esserci in quantità sufficienti. L’altro ingrediente è l’acqua sotterranea, questo non era oggetto di questo studio ma segni della presenza sono stati evidenziati in studi precedenti. Dunque ci sono gli elementi per sostenere che quando sarà possibile tecnicamente sarebbe il caso di indagare la possibilità dell’esistenza di vita nel sottosuolo di Marte.
Roberto Todini