Carlo Emilio Gadda è nato nel lontano 1893 a Milano.
Già da giovane, durante la Prima Guerra Mondiale, si ritrova prigioniero di guerra e viene deportato. Su “Giornale di guerra e di prigionia” egli racconta di questa sua esperienza. Il testo sarà poi pubblicato parzialmente pubblicato nel 1955 ed in versione integrale solo nel 1965.
La morte del fratello Enrico, avvenuta pochi giorni prima che la guerra finì, gli provocò uno stato di nevrosi perenne nella sua intera esistenza.
Per un po’ di tempo, dopo la guerra, fu un ingegnere elettrotecnico dapprima in Italia per poi andare in Argentina. Nel 1924 è di nuovo a Milano, dove collabora con l’Ambrosiano (giornale). Inoltre scrive anche “Racconto italiano di ignoto del Novecento”, romanzo che lo terrà occupato da ora al 1926 (pubblicato postumo nel 1985).
In questi anni inizia a collaborare con la rivista “Solaria”, per cui nel ’27 pubblica il saggio “Apologia manzoniana”.
Per via di difficoltà economiche dovette tornare a fare l’ingegnere, dal 1925 al 1931, non soltanto nel Bel Paese. Nonostante ciò egli rimase sempre più concentrato sull’attività letteraria, la sua vera vocazione. Nonostante sia occupato nella sua professione, scrive le “Meditazioni milanesi” (saggio filosofico) ed il romanzo “La meccanica”, entrambi pubblicati postumi e mai portati a termine.
Il suo primo libro pubblicato fu “La Madonna dei filosofi” (1931), questo è costituito da racconti di contenuto psicologico. Al 1934 risale il suo secondo libro, “Il castello di Udine”, seconda raccolta stavolta tutta concentrata sui ricordi di guerra.
Nel 1936 ebbe un’illuminazione sull’idea portante di un suo capolavoro: “La cognizione del dolore”, intenso romanzo che lo occupò dal 38 al 41 (pubblicato incompleto in “Letteratura”; edito solo nel 1963).
Al 1940 risale il suo trasferimento a Firenze, città che lo accolse per ben dieci anni. Qui riunì i suoi racconti nell’opera “L’Adalgisa. Disegni Milanesi”, testo del millenovecentoquarantaquattro. Sempre qui a Firenze fece amicizia con molti scrittori contemporanei, in modo particolare con Montale.
Restò impegnato nella stesura di “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana”, di esso pubblicò ampi estratti nel 1946 su “Letteratura” (il libro venne pubblicato undici anni dopo).
Era il 1950 quando andò ad abitare a Roma, qui lavorò alla RAI per ben quattro anni. Scrisse così nuovi testi e rielaborò continuamente quelli già scritti e/o pubblicati (quasi in maniera ossessiva). Molto florido fu il suo lavoro letterario in questo periodo.
Nel 1963 esce una sua nuova raccolta di testi, “Racconti. Accoppiamenti giudiziosi”. Qui, suoi testi ben riusciti convivono con degli importanti inediti. Si concentra poi sulla saggistica (“I Luigi di Francia”, 1964; “Eros e Priapo”, 1967; “Il guerriero, l’amazzone, lo spirito della poesia nel verso immortale del Foscolo”, 1967). Anche questi, importanti testi dello scrittore.
Carlo Emilio Gadda muore nel 1973.
Fonte: Tutto letteratura italiana, DeAgostini, quinta edizione di settembre 2011; pagina 317.