E’ il contenuto del provvedimento “Protecting the Nation from Foreign Terrorist Entry into the United States” approvato nel marzo 2017 direttamente da Donald Trump.
Vuoi ottenere un visto per gli Usa? Vuoi entrare e rimanere in America? Prima di ottenere il permesso dovrai elencare tutti i tuoi profili social network. Quindi chiunque voglia fare richiesta per un visto immigrante o non da venerdì scorso dovrà elencare i propri username, gli identificativi degli account social aperti ed utilizzati nel cinque anni passati.
La nuova policy è tutta farina del Presidente Donald Trump che, già nel 2017, aveva chiesto ai vertici della sicurezza del Paese di uniformare e indurire le procedure di controllo alle frontiere – sia per gli stranieri che per gli americani naturalizzati – e quindi per la concessione di visti di lungo periodo. Quindi per ottenere un visto per gli Usa saranno necessario mostrare i propri profili social.
I social
Facebook, Twitter, Flickr, Google+, Instragram e altre piattaforme – comprese quelle cinesi Douban, QQ e Sina Weibo) questi i social interessati dal provvedimento. americano. Quindi fra le piattaforme elencate ce ne sono circa 20. Ed una volta selezionata la piattaforma, all’interno dei moduli elettronici viene abilitata una casella per inserire il nome utente scelto per utilizzarla. A queste informazioni si aggiungono i numeri di telefono ed eventuali indirizzi email precedentemente utilizzati.
C’è tuttavia la possibilità di dichiarare che non si possiede alcun account, ma se si dovesse mentire se ne pagherebbero “serie conseguenze” in termini di provvedimenti migratori. Dall’obbligo rimangono esclusi solo i visti diplomatici e certi tipi di autorizzazioni ufficiali.
La condanna
In questo modo la nostra vita online ma piuttosto, quella di chi vuole emigrare negli States – sarà scrupolosamente analizzata e controllata dalle autorità a stelle e strisce i quali avranno l’onere accordare o meno, il permesso ad entrare o rimanere nel Paese. Ed infatti non tarda la condanna da parte del National Security Project dell’ Aclu che attraverso le parole della sua direttrice, Hina Shamsi, spiega: “C’è un rischio reale che l’analisi dei social media colpisca in modo ingiusto immigrati e viaggiatori dei Paesi a maggioranza musulmana”. E prosegue: “con dinieghi discriminatori dei visti, senza che questo porti nulla alla sicurezza”.
Francesca Peracchio