Una visita al museo permette di farci sentire meglio? Secondo il Museo delle Belle Arti di Montréal è proprio così.
Il direttore generale del museo, Nathalie Bondil, pensa addirittura che «Nel XXI secolo, la cultura sarà ciò che l’attività fisica è stata per la salute nel ventesimo secolo». Per questo motivo l’ente, in collaborazione con l’associazione dei medici francofoni, i Médecins Francophones du Canada, ha lanciato un progetto pilota che prevede la prescrizione di visite nei musei come terapia per migliorare o prevenire alcuni disturbi fisici o mentali.
I dettagli delle prescrizioni culturali
I medici canadesi francofoni dal 1 novembre potranno prescrivere fino a 50 visite gratuite all’anno per paziente. Si tratta di persone che soffrono di disturbi mentali, alimentari o fisici, come depressione, diabete, pressione alta o malattie croniche. I medici che aderiranno al progetto verificheranno eventuali miglioramenti nei pazienti e, tra un anno, presenteranno un rapporto con i risultati riscontrati.
L’ingresso gratuito viene a sua volta esteso a un altro adulto che può accompagnare il paziente, e a due bambini di età pari o inferiore ai 17 anni. In questo modo, la terapia giova anche agli accompagnatori del paziente, che possono prevenire il manifestarsi di questi disturbi. Inoltre, questo tipo di trattamento è consigliabile a tutte le età ed è una valida alternativa per quelle persone, invalide o troppo anziane, che non possono fare attività fisica.
Le visite nei musei in Canada costano di solito 23 dollari canadesi, cioè circa 15 euro. Il risparmio è quindi abbastanza importante.
L’aspetto scientifico della terapia al museo
Il Museo delle Belle Arti di Montréal si è lanciato nel progetto con cognizione di causa, perché aveva già messo in piedi The Art Hive, uno studio in cui i visitatori possono creare un programma che promuove il benessere attraverso l’arte, supervisionati da un terapeuta artistico. The Art Hive, poi, collabora anche con diversi medici sulla ricerca dei benefici sulla salute delle visite nei musei.
Attraverso quest’esperienza, Hélène Boyer, vicepresidente dell’associazione medica, ha spiegato:
Ci sono sempre più prove scientifiche sull’arte come terapia. L’arte infatti aumenta il nostro livello di cortisolo e il nostro livello di serotonina. Noi secerniamo ormoni quando visitiamo un museo e questi ormoni sono responsabili del nostro benessere.
Nathalie Bondil ha aggiunto:
Sappiamo che l’arte stimola l’attività neurale e influisce positivamente sul nostro benessere. Ma soprattutto è un’esperienza che consente di scappare dal proprio dolore. Quando si entra in un museo, si lascia alle spalle la frenesia della vita quotidiana. È una sorta di cattedrale moderna, che non può che far bene alla nostra salute.
Si tratta, ovviamente, di terapie che integrano le cure ‘tradizionali’ prescritte dai medici. Come lo spiega Hélène Boyer:
Stiamo per percorrere una strada del tutto nuova e non sappiamo ancora dove ci porterà. Ma il semplice gesto di uscire di casa e concentrarsi su qualcosa di diverso rispetto alla propria malattia li aiuta tantissimo. In questo modo avviene infatti un rilascio di ormoni che è altrimenti difficile da ottenere, specialmente nei pazienti che soffrono di dolore cronico e che hanno difficoltà a fare attività fisica.
Hélène Boyer spera che questo progetto verrà accolto anche dalla comunità anglofona canadese e da quanti più medici possibili, anche perché «in medicina è così raro poter prescrivere qualcosa senza preoccuparsi di effetti collaterali e interazioni con altri farmaci».
Margaret Petrarca