Il virus Zika, poco conosciuto fino a non molto tempo fa, da un anno a questa parte è diventato la causa di preoccupazioni e timori che si stanno diffondendo a macchia d’olio, in particolare nei paesi occidentali.
Lo Zika, isolato per la prima volta in Uganda nel 1947, è rimasto nell’ombra, senza richiamare su di sé l’attenzione delle grandi masse; questo fino al 2015, quando il virus si è esteso in maniera considerevole nel Sud America, in particolare in Brasile.
Generalmente sono le zanzare, quelle appartenenti al genere Aedes, a trasmettere e diffondere lo Zika, ma esso si può diffondere anche per via perinatale e tramite l’allattamento, oltre che per trasmissione sessuale.
I sintomi del virus non sono di per sé pericolosi o particolarmente gravi, solitamente si percepisce un po’ di febbre, dolori articolari o mal di testa, possibile anche la presenza di eruzioni cutanee; per la malattia non vi è alcuna cura o vaccino, della guarigione se ne occupa il sistema immunitario che contrasta il virus e impedisce una nuova infezione in futuro.
Il problema dello Zika riguarda gli effetti che esso presumibilmente ha sui bambini nella fase di gestazione. Si ipotizza che il virus possa essere la causa di una malformazione del cranio e di un deficit di crescita del cervello: la microcefalia.
In Brasile, tale malformazione è stata riscontrata su oltre 3.000 bambini nati dopo la diffusone su larga scala del virus.
Secondo l‘Organizzazione mondiale della sanità è probabile che, insieme all’estate, arrivi anche lo Zika in Europa. Le aree che sembrano essere a rischio maggiore di diffusione sono l’isola portoghese di Madeira e le zone della Georgia e della Russia che si affacciano sul Mar Nero. I Paesi dell’area mediterranea, compresa l’Italia, presentano un rischio moderato a causa di una consistente presenza della zanzara tigre.
Sembra già essere in corso un’attività di controllo e di prevenzione affinché si possa evitare un’epidemia di Zika.