Un anno di Virginia Raggi. La sindaca grillina ha spento la sua prima candelina come Primo Cittadino di Roma. Un anno in cui non sono mancati i colpi di scena tipici della politica italiana. Un anno complicato, al termine del quale la Capitale è ancora senza un capo di gabinetto e due assessori, per Lavori Pubblici e Servizi Sociali. 365 giorni in cui sono cambiati il vicesindaco, l’assessore all’Urbanistica e quello all’Ambiente. Il titolare al Bilancio, invece, è cambiato per ben due volte.
Ma nonostante tutto, Virginia Raggi si dice soddisfatta. E a chi le ha chiesto che voto si darebbe per questo primo anno da sindaca di Roma ha risposto “Direi un sette e mezzo“. E così parla dei suoi numerosi progetti (ipotetici e futuri), che porteranno a un cambiamento del sistema. Sulle pagine de Il Messaggero parla di una città moderna, che si è lasciata alle spalle Mafia Capitale. Di una sfida ardua, che volgerà al termine tra cinque anni. Ma è fiduciosa la nostra Virginia.
“Un anno fa abbiamo iniziato un cammino insieme che sapevamo sarebbe stato pieno di ostacoli e difficoltà ma anche ricco di opportunità di crescita e cambiamento. È una sfida complessa che vinceremo”.
La sindaca di Roma spiega dei piccoli-grandi miglioramenti avvenuti nel suo primo anno di mandato. Parla di decoro urbano e di una gestione dei rifiuti già in fase di miglioramento. Racconta del suo intento di liberare il sistema dei trasporti dai suo enormi debiti per renderlo più efficiente. “Quest’anno abbiamo posto le basi per questa rivoluzione” dice Virginia. E a sentire lei, sembrerebbe davvero così.
Peccato che la realtà, quella che milioni di cittadini vivono ogni giorno, è davvero molto diversa. E ora vi spieghiamo il perché.
Un anno di Virginia Raggi: Roma è lo specchio di un’amministrazione targata M5S
Con l’elezione di Virginia Raggi un anno fa ci si aspettava grandi cambiamenti per Roma, nel bene o nel male. Con un Movimento 5 Stelle che ha avuto per la prima volta di dimostrare ciò di cui è capace. Che il populismo al governo, oltre che moralista e rivoluzionario, sa essere anche efficiente. Ma a un anno di distanza assistiamo a una città che è rimasta immobile.
Una Roma sprofondata in un’enorme “buca” (e non solo metaforicamente), dalla quale sembra non riuscire più a risalire. La sindaca capitolina parla di un “cambio di rotta” di cui i cittadini stessi non si sono resi conto. E per convincerci che tale cambiamento c’è stato, racconta dei 200 mezzi di trasporto in più messi su strada. Ma non dice che dei 15 filobus fatti uscire dai garage a marzo, ben 4 erano fuori uso per problemi tecnici dopo soltanto un giorno. Così come sorvola sul mostruoso debito da 1,3miliardi dell’Atac, una società che (nonostante questo) la sindaca ha deciso di non privatizzare.
Virginia spiega che in autunno la Metro A e la Metro C finalmente si incontreranno a San Giovanni. Un risultato notevole. Se si trascura che nel novembre scorso il consiglio comunale, con una mozione straordinaria, ha richiesto lo scioglimento di Roma Metropolitane, la società che gestisce i lavori. Inutile poi parlare della questione dei rifiuti, tristemente nota alla maggior parte degli italiani, e non solo.
“Ci sono risultati che passano in sordina ma costituiscono una rivoluzione rispetto al passato. Una foresta che cresce non fa rumore. Roma ha approvato per la prima volta, dopo decenni, il proprio bilancio preventivo a gennaio: prima di tutte le altre grandi città italiane e molto prima rispetto alle amministrazioni precedenti. Ne vado fiera perché, oltre a determinare un premio in termini di fondi governativi per la città, Roma torna così a programmare e fare bandi di gara. Dovrebbe essere la normalità; per la nostra città rappresenta il ripristino della legalità”.
Virginia Raggi parla di “ripristino della legalità“. Concetto che suona un po’ contraddittorio, se si pensa che il suo ex braccio destro è in carcere da mesi con l’accusa di corruzione. Tanto più che la sindaca stessa è stata indagata per falso e abuso d’ufficio. È questo ciò che la Raggi reputa un mandato da “7 e mezzo”?
A questo punto, viene da chiedersi quale sarebbe per i grillini un’amministrazione comunale degna di bocciatura. Gli italiani, però, non sembrano avere alcuna intenzione di scoprirlo. E il clamoroso fallimento del Movimento 5 Stelle alle ultime amministrative ne è la dimostrazione.