La pena di morte è stata abolita in Virginia. Il senato statale ha votato ieri, 22 Febbraio, ed ha confermato, con 22 voti a favore e 16 contrari, il disegno di legge che era già stato approvato alla camera all’inizio di questo stesso mese. La nuova norma prevede l’abolizione della pena capitale e l’istituzione della prigione a vita senza condizionale come punizione massima prevista dal codice penale.
La legge si trova ora nelle mani del governatore democratico Ralph Northam che ha già fatto sapere che la firmerà.
La Virginia è lo Stato americano in cui sono state giustiziate più persone.
Secondo il Death penalty information center il numero di esseri umani morti per ordine giudiziario nel paese del sud ammonta in tutto a 1390. Se invece si considerano solo le esecuzioni eseguite a partire dalla data in cui, nel 1976, la Corte suprema reintrodusse la pena di morte, la Virginia è responsabile di 113 decessi, una cifra inferiore solo a quella che si riferisce al Texas.
L’importanza storica della scelta del congresso della Virginia è comprensibile soprattutto alla luce di questi dati. Sebbene il paese che ha dato i natali al primo Presidente americano, George Washington, sia il ventitreesimo in America ad introdurre una simile modifica al proprio codice penale, esso è il primo Stato del sud a prendere tale decisione.
La collocazione geografica della Virginia non è indifferente: più che altrove, negli Stati del sud la storia della pena capitale è strettamente legata a quella del razzismo sistemico.
In Virginia la scelta tra l’assegnazione di una pena capitale e una non capitale è spesso dipesa, nella pratica quotidiana, dall’etnia della parte offesa e da quella di chi aveva commesso il crimine.
Le giurie erano composte sempre solo da bianchi; fattore che contribuiva alla continuazione di pratiche discriminatore anche dopo che queste erano state dichiarate incostituzionali.
Tra il 1900 e il 1963, secondo la testimonianza del direttore esecutivo del Death Penalty Information Center riportata sul Washington Post, la Virginia non ha mai giustiziato nessun uomo bianco per reati che non riguardassero l’uccisione di qualcuno, mentre 73 uomini di colore sono stati condannati a morte per stupro, tentato stupro e furto.
L’approvazione della legge è arrivata dopo un lungo e sentito dibattito.
I repubblicani sono rimasti coerenti con la loro dichiarata opposizione alla nuova norma. Durante la discussione il Leader della minoranza, il senatore Todd Gilbert, ha sostenuto che i colleghi democratici si fossero dimostrati capaci di esprimere pietà solo nei confronti dei criminali, senza riservare alcuna preoccupazione per le vittime.
La risposta a tale insinuazione è arrivata dal democratico Chris Hurst che ha subito la perdita della fidanzata, uccisa cinque anni fa con un colpo di arma da fuoco. Il suo intervento non era previsto, ma il senatore ha scelto di parlare per ribadire ai colleghi un concetto semplice ed importantissimo: la rabbia da lui provata in occasione della morte della compagna non gli impedisce di riconoscere la necessità di contrastare l’esistenza di una legge che stabilisce che un torto debba essere ripagato con un altro torto.
Tra gli interventi più rappresentativi dei motivi che hanno spinto i democratici a promuovere l’abolizione della pena di morte, c’è anche quello di Michael Mullin.
Il senatore democratico, nel rivolgersi alla camera, ha ammesso la possibilità di aver compiuto molti errori durante la sua attività di persecuzione giudiziaria di migliaia di criminali e ha affermato di non tollerare l’idea che una persona innocente potrebbe essere per sbaglio condannata a morte.
Queste le parole da lui pronunciate in conclusione del suo discorso:
Non voglio più essere dalla parte della vendetta. Chiedo a questa camera di abolire la pena di morte in Virginia.
La definizione della pena di morte come “iniqua, inefficace e disumana”, come una pratica che si avvicina più alla vendetta che all’adempimento della giustizia: questa è l’idea che sta alla base dell’impegno dei democratici per la sua abolizione.
In Europa e in particolare in Italia dove la pena di morte è stata abolita per la prima volta in Toscana due secoli fa, questo dibattito può sembrare alimentato da argomenti condivisi e ormai dati per scontato.
Non è così in America, dove le esecuzioni delle sentenze di pena di morte sono tornate ad alimentare la cronaca proprio durante l’amministrazione Trump.
Silvia Andreozzi