Violet Gibson entrerà nella memoria collettiva come la paladina della democrazia, non più come una squilibrata. Dublino dedica una targa alla donna che nel 1926 attentò alla vita di Mussolini, avendo già compreso cosa sarebbe stato dell’Italia nelle sue mani.
Mannix Flynn, membro del Consiglio comunale di Dublino ha presentato la mozione. L’obiettivo è consegnare alla donna il posto che le spetta nella grande storia delle donne irlandesi, a cui non è data la giusta rilevanza. Secondo Flynn “se lo stesso gesto fosse stato compiuto da un uomo, probabilmente sarebbe stato celebrato con una statua. Ma siccome era una donna, è stata invece dichiarata pazza e sbattuta in un manicomio.”
Il triste destino di Violet Gibson
Tra i quattro attentati a Mussolini, fu proprio quello di Violet ad avvicinarsi maggiormente all’obiettivo. Il 7 Aprile 1926 aveva luogo al Campidoglio un discorso sui progressi della medicina. Tra la folla in acclamazione si distinse una piccola donna dimessa, che sparò tre colpi di pistola colpendo Mussolini al naso. Fu la polizia a sottrarre la Gibson dal linciaggio.
Dopo un periodo di detenzione in Italia, l’aristocratica anglo-irlandese fu devolta alle autorità britanniche. Dichiarata mentalmente instabile e incapace di intendere e di volere, fu internata nel St Andrew’s Hospital, un manicomio di Northampton. Morì in solitudine nel 1956.
Il riscatto alla memoria e al ruolo delle donne
Sono trascorsi quasi 95 anni dall’evento, ma il coraggio di Violet è misconosciuto sia in Irlanda che in Italia. Nel 2010 la Gibson riaffiora sul panorama sociale attraverso il libro della storica Frances Stonor Saunders “La donna che sparò a Mussolini”. Nel 2014 un documentario radiofonico dell’emittente irlandese RTÉ pronuncia nuovamente il suo nome. La mozione presentata pochi giorni fa si classifica come un riscatto, non solo per Violet ma anche per tutte le donne il cui nome è stato ingoiato dal buio storiografico e da un’endemica disparità di genere. È Flynn a sottolineare questo handicap sociale, dichiarando alla BBC che “come la maggior parte delle donne che hanno fatto cose straordinarie, Violet è stata messa in secondo piano”.
L’impegno politico della donna, da lui definita antifascista impegnata, merita un riconoscimento. Così come l’impegno di tutte le donne in società. La targa a Violet potrebbe costituire un ponte tra passato e presente, mostrandosi occasione di progresso per far sì che le politiche di genere si affermino nell’immaginario collettivo.
Elena Marullo