Sarà presentato ufficialmente oggi, giovedì 13 Giugno, il rapporto annuale, redatto dal Segretario generale dell’ONU António Guterres, riguardo le violenze sui minori nelle zone di guerra che nel 2023 sono circa 20. Le cifre sono allarmanti, nel testo redatto su richiesta del Consiglio di Sicurezza si legge:
«Le violenze contro i minori durante i conflitti hanno raggiunto livelli estremi, con un aumento del 21% degli episodi gravi.»
Nello specifico i numeri parlano di 30.705 episodi gravi di violenza, tra cui 5.301 omicidi, 8.655 reclutamenti forzati e 5.205 negazioni dell’accesso umanitario. Le zone di conflitto maggiormente interessate sono la striscia di Gaza dove il conflitto tra Israele ed Hamas ha portato un aumento impressionante delle violenze sui minori. Solo da ottobre a dicembre 2023 sono stati 2.141 i bambini palestinesi uccisi nella Striscia di Gaza.
Altro teatro di guerra messo in evidenza dal rapporto sulle violenze sui minori è il Sudan ove il conflitto ha causato un aumento addirittura del 480%. Il conflitto esploso nell’aprile del 2023 tra l’esercito e i paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf) ha causato la morte di 480 minori e il ferimento di altri 764. Non manca ovviamente neanche la questione ucraina ed in particolare l’esercito russo colpevole dell’uccisione di circa 80 minori. Altri paesi tragicamente coinvolti in un conflitto sono la Repubblica democratica del Congo, la Somalia, il Myanmar e la Nigeria. Tutti i dati forniti sono però purtroppo incompleti e parziali poiché migliaia di episodi sono ancora in attesa di verifica.
Nella “lista nera” dei colpevoli Hamas, Israele e l’esercito russo
Assieme al rapporto l’ONU ha redatto anche una “lista nera” con i responsabili di tali violenze sui minori e in quella del 2023 non mancano l’esercito israeliano, Hamas, con il suo il braccio armato Brigate al Quds, l’esercito russo ed entrambe le forze in guerra in Sudan. Questo elenco ha ovviamente provocato anche alcune polemiche in particolare da parte di Israele che tramite il proprio ambasciatore presso l’ONU si è detto «disgustato» dalla scelta.
Questo aspetto tragico dei conflitti è stato sottolineato da vari organismi all’interno delle Nazioni Unite già negli scorsi mesi quando le violenze sui minori erano in aumento e molto spesso gli aiuti umanitari provenienti dalle organizzazioni non governative venivano negati o distrutti soprattutto da parte delle forze governative dei paesi in conflitto. Oltre a ciò durante l’anno sono stati segnalati numerosi rapimenti, assalti alle scuole e agli ospedali.
Gli attacchi alle scuole nello specifico significano morti e feriti tra gli alunni e i professori, ma anche la negazione del diritto all’istruzione per tutti gli altri e la riduzione degli spazi sicuri. In particolare in Afghanistan sono divenuti frequenti rapimenti di ragazze mentre si recano a scuola, avvenimenti che ovviamente riducono ulteriormente il tasso di istruzione femminile.
In crescit anche gli episodi di rapimenti o la reclusione forzata di minore accusato di essere associato con i gruppi armati nemici. Solo in Siria nel 2023 sono stati arrestati arbitrariamente oltre 600 bambini.
Nel 2022 la violenza sui minori durante i conflitti era stata denunciata anche da Save the Children che nel suo rapporto parlava già di un bambino su sei che vive in zone di guerra e un aumento del 13% delle violazioni gravi commesse nei confronti dei minori. 27.638 durante l’intero anno. L’ONG specificava anche che il continente con il maggior numero assoluto di minorenni in contesti di guerra era quello africano, ma già due anni fa in Medio Oriente si registrava la proporzione più elevata, un bambino su tre.
Il tema è oggi purtroppo più attuale che mai, i conflitti esplosi negli ultimi anni hanno fatto notare un drastico aumento di tali violenze sui più deboli e questo è una dato su cui la comunità internazionale dovrà assolutamente ragionare per trovare una soluzione che possa porre un freno a tale tragedia umanitaria.