Antigone: la luce nel buio delle violenze in carcere

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Più di 200 funzionari di istituti penitenziari sono attualmente sotto processo per aggressioni, maltrattamenti e torture inflitte ai detenuti. In un mare di violenza e denunce, l’Associazione Antigone, dagli anni 80, lotta per ristabilire i diritti e le garanzie nel sistema penale.

Le violenze diffuse

Ivrea, Bari, Torino, Monza, Ferrara, Firenze sono solo alcune delle città in cui, solo nell’ultimo anno, hanno avuto luogo processi e condanne per episodi di violenze perpetuate contro i detenuti in carcere. A essere coinvolti sono medici, funzionari, dirigenti e agenti penitenziari che, con violenze fisiche e psicologiche, mettono quotidianamente in discussione il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo.

Le conseguenze delle minacce, torture e violenze sono processi che non si fermano mai e i casi di suicidio in carcere che crescono vertiginosamente.

Che si tratti di pestaggi di massa, punizioni calibrate sui singoli o di forme di umiliazione, le violenze in carcere sono giustificate, sminuite e insabbiate. In primis la difficoltà nella raccolta delle prove aiuta a celare sempre più casi. Le telecamere delle carceri svolgono un ruolo fondamentale: sono l’unico modo per avere un riscontro oggettivo di ciò che accade nelle celle e negli spazi comuni dei penitenziari. Nel caso di Reggio Emilia, che risale al gennaio del 2022, proprio le immagini hanno garantito il processo dei colpevoli mostrando chiaramente le aggressioni subite da Alessio Peluso.

Antigone

Per arginare i continui casi di violenza e maltrattamento in carcere un ruolo fondamentale spetta all’Associazione Antigone, un’associazione politico-culturale che coinvolge magistrati, agenti di polizia, parlamentari e tutti coloro che hanno a cuore il rispetto dei diritti anche nel sistema penale. Dal 1998 l’Associazione è autorizzata dal Ministero della Giustizia a visitare gli Istituti penitenziari italiani. Gli osservatori e le osservatrici di Antigone possono entrare nelle carceri e, dopo aver concluso una formazione ad hoc, hanno prerogative paragonabili a quelle parlamentari. Quando compiono le visite redigono un report che considera le condizioni delle strutture, ma anche il clima detentivo e il rispetto della legislazione penitenziaria.




Oltre all’Osservatorio sulle condizioni di detenzione, fondamentale per prevenire i maltrattamenti o per portare alla luce casi non denunciati, vi è anche il Difensore civico dell’Associazione. Antigone dispone infatti di una squadra di avvocati ed esperti penitenziari per consulenze legali gratuite ai detenuti. In molte occasioni la struttura si è poi costituita in giudizio per casi di maltrattamenti nei confronti dei detenuti. Tra i temi più ricorrenti che richiedono l’intervento di Antigone vi sono: violenze, negazione di cure mediche, assenza di spazio vitale.

Un triste bilancio

I casi di violenze in carcere, i suicidi che, solo nel 2022, sono stati 74, le denunce di umiliazioni e maltrattamenti, ma anche di sovraffollamento delle carceri sono solo i sintomi di un sistema penitenziario malato. Visti i dati raccolti quest’anno è sempre più chiaro che individuare i colpevoli non è sufficiente: è necessario rafforzare la rete di sorveglianza che permetta di portare in superficie i casi di violenza, ma anche riqualificare il personale e le strutture. Realtà come quella di Antigone sono fondamentali per questo, per ricordare ogni giorno che anche i detenuti hanno diritti che non solo vanno rispettati, ma anche difesi e tutelati. 

Ludovica Amico

 

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