Fatti, numeri e definizioni giuridiche per raccontare e comprendere il fenomeno della violenza sulle donne.
Il saggio delle curatrici Simona Feci e Laura Schettini ha anche un altro obiettivo: fare sintesi per individuare le politiche con cui combattere efficacemente questo fenomeno ripugnante.
Violenza sulle donne: la reazione feroce della cultura maschilista
Il libro s’intitola “La violenza contro le donne nella storia“, edito da Viella, ed abbraccia il periodo che va dal XV al XXI secolo. Al suo interno, per la prima volta, una serie di saggi che offrono una rassegna molto ampia dedicata al tema, per esplorarne i contesti dove la violenza nasce e si produce, specie all’ambito familiare, analizzando le politiche del diritto messe in atto nel tempo per contrastarla.
I saggi che compongono l’opera coprono un ampio arco cronologico, partendo dalla prima età moderna per arrivare al nostro presente, spaziando sul territorio nazionale. La ricchezza di informazioni dimostra come in tutte le epoche prese in considerazione, tale violenza rappresenti la manifestazione delle diseguaglianze tra uomo e donna.
La violenza di genere presente nelle società attuali viene da lontano, dalla disparità tra uomini e donne. Assioma necessario per trovare la chiave di lettura dell’aumento delle brutalità registrate in questi ultimi anni. Come evidenzia la riflessione di Vandana Shiva, stiamo assistendo ad una efferatezza senza precedenti, perpetrata da ex mariti, fidanzati e ‘branchi’ di uomini. La risposta feroce del patriarcato millenario, messo in crisi dalle rivendicazioni delle donne.
Violenza sulle donne: decostruire simboli e discorsi pubblici
Andando a ritroso nel tempo, il saggio prende in considerazione il diritto dello ‘ius corrigendi‘ del ‘pater familias’, evocato nei tribunali fino a Novecento inoltrato. Ovvero la possibilità concessa al capofamiglia di esercitare un ‘diritto di correzione’ su moglie e figli, che tra le mura domestiche può trasformarsi in violenza. Solo nel 1997 il Codice penale vide l’aggiunta dell’articolo sulla ‘violenza sessuale’, sull’onda della riflessione civile e politica suscitata da episodi orrendi, che nel 1992 spinsero Diana Russel a coniare la definizione di ‘femminicidio‘.
Infatti in quegli anni l’opinione pubblica fu scossa dalla scomparsa e dall’uccisione di centinaia di donne presso Ciudad Juárez, cittadina al confine tra Messico e Stati Uniti. Episodio caratterizzato dalla volontà di preservare l’egemonia maschile.
Come spiegano le due curatrici, l’obiettivo dei saggi inseriti nel libro è quello di aumentare la consapevolezza sulla violenza in quanto espressione delle diseguaglianze di genere. Ma è anche quello di depotenziare e decostruire sul piano culturale e politico i simboli e i discorsi pubblici di cui si nutre la violenza sulle donne, indicando una nuova strada per sconfiggerla.
Michele Lamonaca