Slovacchia. Il Cardinal Becciu si è espresso duramente in occasione della beatificazione di Anna Kolesarova, che nel 1944 fu uccisa, a soli sedici anni, da un soldato dell’Armata Rossa per aver detto “no” alle avances e alla violenza dell’uomo.
Un rifiuto che ricorda molto la storia dell’italiana Santa Maria Goretti, anche lei vergine e martire, uccisa da un vicino di casa che si era invaghito di lei e tentò di violentarla a soli dodici anni.
“Quante bambine e donne – ha detto – continuano ad essere oggetto di violenza! Addirittura lo stupro è considerato arma da guerra, rimane impunito, senza essere riconosciuto come crimine contro l’umanità. Ma quante violenze si perpetrano ancora sulle donne anche in questa nostra civile Europa dove il femminicidio continua a prosperare e il corpo della donna è spesso oggetto di commercio indegno della persona umana!”
Parole forti, che danno eco a un’emergenza tuttora presente, quella della violenza sulle donne.
Un’estate italiana (di violenza sulle donne)
Purtroppo, con l’arrivare della stagione estiva, si è registrata una maggiore risonanza mediatica sui casi di stupro, in correlazione alle denunce effettuate (e alle strumentalizzazioni politiche di alcuni esponenti del Governo, in particolare Matteo Salvini, ministro dell’Interno). Anche se, c’è da dire, molte donne preferiscono rimanere in silenzio, sapendo del pesantissimo iter giudiziario che le attenderà.
Gli stupri di Jesolo, di Rimini, di Pescara e per ultimi quello di Parma, dove due uomini sono accusati di aver violentato e picchiato per ore una ragazza di 21 anni, e quello di Como, dove due minorenni avrebbero subito abusi da parte di quattro ventenni. Dinamiche spesso simili, serate estive e spensierate finite nel peggiore dei modi: conoscenze che si sono rivelate poi trappole. Molte volte, le vittime sono ragazzine che non hanno neanche diciotto anni.
Considerato a lungo nella storia della nostra società un tabù per la donna e un diritto da parte dell’uomo, soffermiamoci un attimo a riflettere su ciò che la parola stupro significhi in tutta la sua crudeltà, ovvero: imporre un atto sessuale, con violenza o minaccia. Un crimine orrendo che non può lasciare indifferenti e che, secondo il codice penale italiano, è da considerarsi un reato contro la persona, un delitto contro la libertà personale.
Le denunce e le polemiche ad Hollywood
Proprio quest’anno il polverone mediatico, suscitato dalle accuse di moltissime celebrità nei confronti del produttore cinematografico statunitense Harvey Weinstein, ha riportato al centro dell’attenzione il tema delle molestie sessuali, soprattutto sul lavoro, con il movimento #MeToo. Hanno così iniziato a cadere tante teste, come tessere del domino: scandali e polemiche, dal coinvolgimento del popolarissimo attore Kevin Spacey a quello della stessa “paladina” Asia Argento, accusata di aver abusato di un minorenne.
Ultimo, in ordine di tempo, quello dell’attore francese Gerad Depardieu, accusato di stupro e aggressione sessuale da una ballerina ventenne con cui stava lavorando ad un progetto artistico.
Un “patibolo mediatico con un’impalcatura precaria” lo ha definito Giuliano Ferrara; già, poiché le stesse vittime si rivelano poi carnefici, e le stesse nuove vittime carnefici a loro volta di qualcun altro, rivelando l’esistenza di un mondo in cui le logiche di potere sono le stesse (se non più forti) di quelle di moltissime donne che subiscono molestie sul proprio posto di lavoro. Non solo aggressioni vere e proprie, per il reato di “molestia” si intende un qualunque atto che abbia un significato o uno scopo sessuale: anche battute spinte (che hanno ben poco a che fare con l’ironia) e palpate non concesse né autorizzate. Tutti comportamenti che esulano da un contesto lavorativo sano e sereno.
Una nuova coscienza sessuale
C’è da auspicarsi che parlare di questi temi, analizzarli nella loro brutalità, possa servire alla nascita di una nuova coscienza sessuale: parlare del male per evitare che si commetta, far sì che l’essere umano entri in contatto con i propri lati negativi per essere poi abbastanza forte da respingerli.
Quante volte accendiamo la televisione, oppure navighiamo su internet, e ci troviamo davanti l’ennesimo crimine, l’ennesima notizia scioccante. Forse ci stiamo abituando alla presenza di tutta questa violenza, di tutto questo odio, di tutta questa morte. Tanti, tantissimi i crimini sulle donne: i casi di stupro e femminicidio sono ancora troppi per una società civile.
Le donne non sono vittime indifese, non sono esseri che hanno bisogno della protezione di qualcuno: ma, come tali, sono esseri umani dotati di una propria volontà, che va sempre rispettata. C’è un limite allo scherzo, c’è un limite alla confidenza, c’è un limite che si chiama libertà di scelta. È impensabile che, nel 2018, si parli ancora di concorso dI colpa della donna in caso di violenza. Non è vestendosi in un certo modo, non è accettando un invito a bere qualcosa, che si dà il proprio consenso per consumare un rapporto.
La società occidentale ha un percorso particolare alle spalle: per secoli sessualmente repressa (dalle istituzioni, dalla religione, dal buoncostume), essa è arrivata ad avere un exploit in senso contrario, ovvero di totale liberalizzazione sessuale. Ad oggi, soprattutto l’industria di film a luci rosse promuove un’immagine della sessualità che rimanda a quella della bestialità, in cui la donna appare spesso come oggetto. Un’immagine portata avanti da molti stereotipi e mass media. Un’immagine pericolosa e poco veritiera.
Ciò che manca è la presenza di una buona educazione sessuale alla base, politica che si dovrebbe trasmettere sia all’interno delle scuole che in quella delle famiglie. Perché non ci si può vergognare a parlarne, né farlo con superficialità, e poi lasciare che i propri figli imparino da soli, informandosi da soli e creandosi idee sbagliate, che potrebbero in futuro nuocere a qualcuno.
Non è facile parlare di violenza sulle donne senza ricordare che il processo che le vittime devono affrontare per riprendersi è lungo e doloroso. L’unica cosa che si può fare per evitare questo genere di orrori è prevenire, diffondendo un’informazione adeguata e ricordando che dietro un gesto ci sono delle persone, non degli oggetti. E che meritano di essere trattate da tali.
La violenza sessuale non è un reato di genere, ma purtroppo la maggior parte delle volte ad esserne protagoniste sono le donne. Donne che, fortunatamente, sempre di più trovano il coraggio di reagire e denunciare.
Maria Laura Riccardi