Violenza etnica in Mali: 37 persone uccise in un villaggio

Violenza etnica Mali

L’attacco al villaggio Fulani

Il 2019 del Mali inizia nel peggiore dei modi, con un caso di violenza etnica che infiamma la già delicata situazione del paese.
Il governo centrale ha reso noto come 37 persone, di etnia Fulani, siano state uccise nel corso di un attacco al loro villaggio. Ad attaccarli uomini vestiti come cacciatori Dozo, altro gruppo etnico presente nella nazione africana.
Il villaggio attaccato, secondo le prime informazioni, sarebbe quello di Kouloghon, situato nella parte centro-occidentale del Mali.
Le stesse fonti governative hanno riportato come, tra le vittime accertate, risulterebbe il capo dell’insediamento.
L’episodio di violenza etnica sottolinea un problema spesso dimenticato, ossia quello delle tensioni in Mali.
La parte centrale del paese è travagliata da continue lotte tra vari gruppi, scontri che vedono quasi sempre protagonisti Dozo e Fulani.
I primi accusano quest’ultimi di fornire appoggio ad Al-Qaeda sul territorio maliano, giustificando quindi le loro incursioni come lotta al terrorismo.

Violenza etnica in Mali

La situazione all’interno del Mali è da tempo monitorata dall’ONU.
Sia le Nazioni Unite che la Francia hanno inviato nel corso del 2018 alcuni contingenti, per “facilitare la riappacificazione del paese”. In più, il governo maliano ha parecchie volte annunciato il disarmo dei gruppi in lotta, tuttavia mai successo.
Al-Qaeda, fortemente presente sul territorio, ha promosso una guerra contro l’esecutivo e le forze di sicurezza straniere. I proclami dell’organizzazione terroristica hanno trovato seguito soprattutto nella zona centro-settentrionale del paese, che ospitò inoltre per breve tempo un emirato islamico nel 2014.
La presenza di vari gruppi terroristici islamici ha acuito le differenze, provocando brutali e sanguinosi episodi di violenza etnica.
Oltre ai ribelli islamisti, affiliati soprattutto ad Al-Qaeda, lo scacchiere delle tensioni maliane comprende anche i separatisti Tuareg, che hanno fondato nel 2011 il Movimento Nazionale di Liberazione dell’Azawad. Questo è un territorio posto al confine settentrionale del Mali, vicino alla Libia.



L’impegno italiano in Mali

Oltre ai caschi blu dell’Onu, militari francesi e contingenti da altri paesi africani, anche soldati italiani sono attualmente impegnati in Mali.
Gli uomini provenienti dal nostro paese sono per lo più impegnati in missioni di addestramento. Il loro compito è infatti quello di addestrare le milizie del governo centrale maliano, soprattutto nell’utilizzo di veicoli e armi.
Tenuti nei pressi della capitale Bamako, i corsi hanno come finalità principale preparare i militari maliani alla guerriglia, strategia privilegiata da molti gruppi terroristici.

Questo episodio di violenza etnica in Mali, secondo alcuni esperti, potrebbe essere anche un attacco perpetrato da terroristi per riaccendere le tensioni. L’Onu e le altre forze in campo, nel frattempo, temono che la situazione maliana degeneri in un “nuovo Iraq”.

Stefano Mincione

Exit mobile version