Condiviso dall’inviata tv iraniana Jenan Moussa, il video mostra la terribile trasformazione di un matrimonio felice che giunge alla tristezza e paura delle violenze domestiche.
Le sembianze sono quelle di una normalissima donna sposata e felice, che nel video diventa triste, angosciata, intenta a coprire i lividi. È il video sulla violenza domestica sulle donne che sta facendo il giro del web, condiviso su Twitter da un’inviata della Dubai al-Aan Jenan Moussa e ritweettato diverse volte in ogni parte del mondo. Il video, presenta tutti gli stadi di uno sposalizio (inizialmente) appagato mostrando una donna radiosa e piena di vita. La protagonista però, nel corso del filmato, diventa sempre più vittima degli abusi domestici e si mostra intenta a coprire lividi e ferite sul viso.
Dalla spensieratezza di sentirsi amata, fino alle contusioni evidenti, il videoclip ha portato con sé tanta scontentezza e collera. Come didascalia, la giornalista ha scritto: “Che video influente che solleva l’attenzione sugli abusi domestici”, trovando riscontri anche da moltissime donne. Al seguito, sono giunti moltissimi commenti da ogni angolo del mondo. La punizione per la violenza sulle donne è un concetto molto condiviso, commentato con parole di rabbia forti e sentite: “La condanna verrà poi da Dio”, dicono molteplici utenti arabici, mentre altri scrivono “il video più triste del mondo”. Insomma, scatenando forti emozioni, il videoclip arriva a 4400 like e circa 1200 commenti (di cui alcuni, molto crudi, eliminati).
What a powerful clip to raise awareness about domestic abuse. 💔pic.twitter.com/O3gECLqMwn
— Jenan Moussa (@jenanmoussa) 24 agosto 2019
Violenza sulle donne in India
È già noto in tutti i suoi aspetti come l’India sia uno dei paesi in cui la violenza sulle donne continui ad avere statistiche tutt’altro che positive. Secondo la classifica “Thomson Reuters Foundation”, l’India è il paese più pericoloso al mondo per le donne con una percentuale di stupri dal 2007 al 2016 dell’83%, sebbene la situazione sia in “lievissimo” miglioramento con l’introduzione dal 2018 della pena di morte per chi stupra minori di 12 anni. Inoltre, nascono giornalmente associazioni nazionali e internazionali atte a difendere e garantire tutele per ogni donna nel mondo. E “Pink Belt Mission” è tra queste.
Guidate da Aparna Rajawat, campionessa di arti marziali ed ex vittima di soprusi, l’obiettivo, come scritto su Facebook dalla stessa, “è far sì che ogni donna del nostro Paese sia orgogliosa per la propria esistenza. Per poter proteggere sé stessa, sentirsi uguale e degna come gli uomini. Il nostro viaggio non si fermerà fino ad allora”.
Ai suoi seminari sono invitati anche gli “sarpanch”, i capi dei villaggi, per diffondere l’idea “Pink Belt” soprattutto nei territori meno popolati.
Anna Porcari