La violenza domestica in Uzbekistan sta finalmente per diventare un crimine

violenza domestica in Uzbekistan

Il tema della violenza domestica in Uzbekistan è da anni al centro di un dibattito politico e sociale nel paese, in una realtà nella quale per decenni quella del maltrattamento di donne e bambini all’interno della famiglia è spesso stata considerata una normale prerogativa del capofamiglia. Il Senato uzbeko ha però finalmente deciso di compiere un passo importante, votando un emendamento che criminalizzerebbe la violenza domestica.

Quella che arriva dall’Uzbekistan è una notizia che giunge quasi inaspettata, capace di segnare una prima importante inversione di rotta sul tema dei diritti delle donne nel paese. Un tema che negli ultimi anni aveva cominciato a guadagnare una certa attenzione a livello internazionale, dopo che diversi video che ritraevano le donne uzbeke vittime di maltrattamenti fisici avevano superato i confini dell’ex repubblica sovietica diventando di dominio pubblico, andando a rafforzare i già numerosi appelli da parte di organizzazioni quali Amnesty International e l’ONU perché l’Uzbekistan si dotasse di una legislazione efficace nel contrastare le costanti violazioni dei diritti umani in atto nel paese. In particolare, l’assenza di leggi che criminalizzino la violenza domestica in Uzbekistan è stata a lungo considerata il simbolo della volontà da parte dei detentori del potere nel paese, una dittatura autoritaria mascherata da repubblica presidenziale, di chiudere gli occhi davanti alle continue violazioni dei diritti umani all’interno dei confini, della quali a fare le spese sono state finora in larga parte le donne.

Nonostante il clima altamente repressivo in vigore in Uzbekistan, per anni associazioni di attivisti per i diritti delle donne hanno lottato duramente per mettere pressione ai legislatori in modo che introducessero il reato di violenza domestica all’interno del paese, una lotta che anche grazie al recente supporto internazionale ha portato finalmente l’Uzbekistan a diventare il quinto paese tra quelli dell’Asia Centrale e dell’Est Europa a istituire un reato specifico che tuteli le donne e i bambini all’interno delle mura domestiche.

La questione della violenza domestica in Uzbekistan

Uno dei motivi per cui la decisione del Senato dell’Uzbekistan risulta particolarmente inaspettata è che, in modo non così differente da altri paesi dell’Asia Centrale, nell’ex repubblica sovietica quello della violenza domestica è stato a lungo considerato un tema di pertinenza dei privati e non dello stato. In un contesto nel quale il maltrattamento delle donne e dei figli da parte del capofamiglia è stato definito per decenni come una “questione familiare”, introdurre un reato di violenza domestica significa un attacco diretto alla cultura patriarcale fortemente radicata nel paese, nel quale donne e bambini sono a lungo stati considerati alla stregua di proprietà privata e il ciclo della violenza è sempre sembrato impossibile da interrompere.

Come riportato in una brillante analisi di The Diplomat, quella dell’Uzbekistan è una realtà nella quale la cultura della violenza è associata a condizioni socioeconomiche negative e a un generale senso di frustrazione nei confronti di un contesto in cui l’individuo si sente impotente, nel quale si alimenta un ciclo di violenza familiare perpetuo che coinvolge nei panni del carnefice non solo il capofamiglia, ma finisce per pervadere ogni relazione all’interno del nucleo domestico. L’onnipresenza e l’accettazione culturale diffusa della violenza domestica in Uzbekistan rende il fenomeno difficile da contrastare, ma la lotta intrapresa nel paese da numerosi attivisti per i diritti umani e la pressione da parte di importanti organizzazioni internazionali hanno contribuito ad alimentare una discussione pubblica a riguardo, tanto che già nel 2018 sono arrivati i primi decreti di Tashkent che miravano se non a contrastare quanto meno a prevenire l’insorgere di situazioni di violenza domestica, seguiti poi da leggi per garantire l’uguaglianza formale tra donne e uomini e quindi dalla costruzione di strutture nel quale accogliere le vittime di violenza.

Nonostante non si possa ignorare l’importanza di queste novità, l’assenza di un reato di violenza domestica all’interno del codice penale dell’Uzbekistan rappresentava un ostacolo importante sulla strada per l’effettivo sradicamento di un fenomeno così diffuso all’interno del paese. Ecco perché la decisione del Senato uzbeko, presa all’unanimità, rappresenta un segnale significativo per l’avanzamento dei diritti umani nell’ex repubblica sovietica.

Cosa prevede la nuova legislazione votata dal parlamento uzbeko e cosa possiamo aspettarci in futuro

L’emendamento ai codici penale e amministrativo dell’Uzbekistan, inserito dopo l’unanime approvazione del Senato lo scorso 6 aprile e che attualmente è in attesa dell’approvazione ufficiale del presidente prima di diventare legge, prevede l’introduzione di sanzioni economiche e penali per coloro che verranno giudicati colpevoli di aver assalito il coniuge, i figli o altri conviventi. Altri importanti emendamenti introdotti prevedono inoltre tra  il divieto di rilascio condizionale per i colpevoli di reati sessuali, stabiliscono l’esistenza del reato di stalking e  il divieto di ignorare l’età della vittima nei casi di aggressione sessuale.

Queste fondamentali novità sono il frutto della lunga e pericolosa lotta degli attivisti per i diritti umani in Uzbekistan, in un contesto di forte repressione del dissenso e grande resistenza dell’autorità al cambiamento, motivo per cui la criminalizzazione della violenza domestica nel paese rappresenta una vittoria cruciale in uno scacchiere complicato. Tuttavia, il fatto che ancora non ci sia l’approvazione ufficiale del presidente o che il testo della legge non sia stato diffuso riflettono ancora una volta le difficoltà e le contraddizioni nella messa in atto di questa conquista, così come il fatto che ancora non siano stati resi noti i dettagli riguardanti l’effettiva entità delle pene per coloro che commetteranno violenza domestica in Uzbekistan.

Inoltre non si può inoltre ignorare come, nonostante la criminalizzazione della violenza fisica sia un primo passo importante verso la maggiore tutela di donne e bambini nel paese, rimane ancora da affrontare il tema altrettanto cruciale dei maltrattamenti economici e psicologici, attualmente non considerati dal Senato uzbeko. Sebbene sia giusto guardare con speranza al percorso intrapreso in Uzbekistan, vi sono ancora grosse contraddizioni nella realtà quotidiana del paese, che affondano le loro radici in una cultura patriarcale difficile da eliminare, tanto che sopravvivono grossi timori che nonostante la criminalizzazione della violenza domestica in Uzbekistan, quando si arriverà davanti ai tribunali continuerà a essere favorita la perseveranza dell’unità familiare piuttosto che l’integrità fisica e non solo delle vittime.

Chiara Bresciani

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