Violenza contro donne e minori: in Pakistan oltre 900 denunce in 4 mesi

La violenza contro donne e minori in Pakistan è in continuo aumento.

Sono più di 900 i casi di violenza contro donne e minori segnalati dalla polizia di Sindh nei primi 4 mesi del 2023, come afferma un rapporto dell’Organizzazione per lo sviluppo sociale sostenibile. Si sono manifestati focolai di crimini violenti contro le donne soprattutto nei distretti di Karachi Central, Keamari e Hyderabad.

Le stime dei casi di violenza contro donne e minori in Pakistan potrebbero essere ancora più alte rispetto a quelle riportate nel rapporto dell’Organizzazione per lo sviluppo sociale sostenibile, a causa dei tabù sociali e della paura nel denunciare tali casi di violenza.

Durante i primi quattro mesi di quest’anno, sono state rapite 529 donne e si contano 119 casi di violenza domestica che si aggiungono ai 56 episodi di stupro e ai 37 casi di delitti d’onore.

Per quanto riguarda gli abusi sui minori, invece, la violenza sessuale è quella più diffusa in questa fascia d’età e sono stati segnalati 67 casi in totale.

La grave situazione che si delinea nei territori del Pakistan in merito alla violenza contro donne e minori, richiede un immediato e fondamentale intervento da parte del governo, della magistratura e della polizia. Vi è la necessità di evidenziare queste problematiche a livello pubblico per dargli la giusta attenzione e il giusto peso, con lo scopo di garantire la sicurezza di tutti i cittadini che sono costretti a subire costantemente tali crudeltà.

La condizione delle donne nella società pakistana

In Pakistan, sesto paese più popolato al mondo, il rispetto dei diritti è un’utopia. La società pakistana si radicalizza in una realtà islamica che fonda i suoi ideali nell’interpretazione estremizzata di testi sacri, che portano all’approvazione di comportamenti e regole che vanno a intaccare la condizione delle donne. Quest’ultime sono costrette a vivere in una rete sociale dove le violenze e i soprusi sono quotidianamente normalizzati.

Il destino delle donne pakistane è, quindi, legato ad una tangibilità che si può definire disumana sia da un punto di vista intellettuale che spirituale. In alcune province, tale situazione raggiunge livelli estremi che vedono bambine costrette a nascondersi dietro ad un velo sin dalla pubertà o donne che non possono uscire di casa se non accompagnate da un uomo della famiglia, perché considerate profondamente immature e non in grado di gestire la propria vita.




Di fatto, le donne diventano letteralmente “schiave” di un sistema che mette in primo piano l’uomo, il quale esercita una violenza legittimata dall’interpretazione di canoni religiosi, che sono considerati fondamenti necessari e indiscutibili della società.

Ciò permette alle donne di essere sottomesse, massacrate, condannate allo stupro, uccise per “l’onore”, sfregiate con l’acido, diventano vittime di rapimenti, di matrimoni forzati, di incesti, sono succubi di una realtà sociale che non riconosce loro un’individualità e che non gli permette di poter evadere da tali “prigioni” che non sono altro che costrutti di una società patriarcale.

Infanzia negata: l’aumento di abusi e di violenza sui minori

In Pakistan, la difficile situazione economica e sociale è strettamente collegata all’aumento di abusi fisici e sessuali sui minori. Tali problematiche rappresentano un grande pericolo per i bambini pakistani, infatti, insieme alle donne, sono coloro che subiscono maggiormente la crescita delle violazioni dei diritti umani in questo Paese.

La fascia d’eta dei bambini più a rischio è quella fra gli 11 e i 15 anni e la percentuale maggiore di violenze sessuali, ovvero il 71%, avviene contro i minori di sesso femminile.

La situazione dei minori è aggravata dalla mancanza di una politica governativa efficace: la malnutrizione, l’assenza di educazione, la scarsità di servizi sanitari e la mancanza di accesso ai beni primari, vanno a influire sullo sviluppo dei bambini che diventano vittime di sfruttamento e abusi.

La povertà delle famiglie e le situazioni di abbandono che ne conseguono, sono la chiave del filo conduttore che porta le organizzazioni criminali a sfruttare i minori per denaro e commerci illeciti.

Gli attivisti promuovono proteste contro l’aumento della violenza e degli abusi: serve un progetto legislativo

Le questioni sociali relative alla violenza contro donne e minori sono alla base dell’interesse degli attivisti che promuovono e organizzano manifestazioni e proteste per cercare di sensibilizzare la società, portando alla luce questi problemi che nell’ottica sociale pakistana sembrano pressoché invisibili.

Le proteste focalizzano i loro obiettivi sul contrastare le violazioni dei diritti inalienabili dei cristiani, delle altre minoranze religiose, delle persone vulnerabili e indifese del Pakistan, di cui fanno parte anche donne e bambini.

L’esigenza di un sistema legislativo che vada a tutelare e salvaguardare la sicurezza di questi strati di popolazione è indispensabile per l’avvio di un processo efficace per contrastare una realtà in cui la violenza appare ordinaria, come spiega l’attivista per i diritti umani e delle minoranze di Lahore, Fides Khalid Shahzad:

“Abbiamo bisogno di una legislazione adeguata e dell’applicazione della legge vigenti. Chiediamo protezione per le minoranze religiose, specialmente per le donne e i minori, facile bersaglio per i criminali”

Il primo passo concreto a livello legislativo per arginare gli episodi di violenza in Pakistan

Risale al 2019 l’annuncio fatto da Asif Saeed Khosa, giudice capo del Pakistan alla guida della Corte Suprema, in un discorso trasmesso dalla tv di Stato:

«Avremo 1.016 tribunali per la violenza di genere in tutto il Pakistan, almeno uno in ogni distretto. L’atmosfera in queste corti sarà diversa dalle altre, così che chi denuncia un reato possa farlo senza paura».

Lo scopo principale dell’apertura di questi tribunali era quello di consentire alle donne di denunciare gli abusi sentendosi più al sicuro, in una condizione che permetteva loro di mettere da parte la paura di essere perseguitate o, ancora peggio, uccise.

Questi tribunali hanno messo le basi per l’instaurazione di un processo culturale che promuoveva l’individualità della donna, rendendola libera dalla mentalità conservatrice e tradizionalista che è tuttora presente nella società pakistana.

Tutti gli sforzi per arginare queste problematiche sociali, però, devono fare i conti con un intero sistema educativo.  Le donne e i minori sono inseriti in un contesto culturale in cui vengono sottomessi rispetto alle figure maschili, sia a livello pubblico sia a livello domestico, e quindi interiorizzano tali norme sociali come consuete e giuste.

Per questo motivo, la sensibilizzazione della società pakistana a favore di una rivoluzione della condizione femminile risulta difficile e a tratti sembra che qualsiasi sforzo sia inutile.

Nonostante ciò, la situazione delle donne e dei minori in Pakistan dovrebbe interessare e coinvolgere tutte le società contemporanee, in modo tale da riuscire con uno sforzo comune a far comprendere le gravità di queste problematiche, offrendo alternative sociali in tutti quei Paesi dove gli ideali patriarcali sono considerati come gli unici possibili.

Andrea Montini

 

Exit mobile version