Violazioni dei diritti umani: le guardie di frontiera turche torturano e uccidono i migranti siriani

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Human Rights Watch: le guardie di frontiera turche torturano e uccidono migranti e richiedenti asilo siriani, violano i diritti umani e il principio di non respingimento.

La situazione in Siria

Com’è noto, la Siria è in una condizione tragica e la situazione è sempre peggio: crisi economica e umanitaria, dilagante povertà, epidemie di colera e insicurezza alimentare sono ormai endemiche. A tutto questo si è aggiunto il recente e catastrofico terremoto. Ci sono 2,6 milioni di sfollati interni che vivono dei soli aiuti umanitari.

Non abbiamo niente. Tutto qui è troppo costoso. E non si riesce a trovare lavoro. Sono andato in Turchia solo per poter lavorare e potermi pagare il pane.

Così Zakaria Abou Yahya, 34 anni, ha tentato di entrare in Turchia l’11 marzo scorso ma, intercettato dalle guardie di frontiera turche, è stato riportato in Siria.

Sono abbastanza comprensibili, quindi, le motivazioni che spingono i siriani a tentare la sorte e varcare il confine turco. Nonostante le violenze che le guardie di frontiera somministrano quotidianamente ai migranti.

Le guardie di frontiera turche

La Turchia, dalla sua, ospita 3,5 milioni di siriani fuggiti dalle loro case e offre loro i servizi basilari come l’assistenza sanitaria e l’istruzione ai bambini.

Ma il governo turco fa fatica a monitorare le violenze e gli abusi che le guardie di frontiera turche mettono in atto al confine. Il diritto alla vita e all’integrità fisica, il divieto di tortura e di trattamento inumano sono diritti fondamentali dell’uomo e, in molteplici occasioni, le guardie di frontiera turche li hanno infranti.

La stessa Europa, che garantisce a Istanbul ben 6 miliardi di euro all’anno (contro i 3 concordati nel 2016), non si preoccupa di garantire che quei fondi vengano usati nel rispetto dei diritti costituitivi dell’uomo e si guarda bene dal chiedere spiegazioni alla Turchia per ciò che riguarda le violenze.

Il confine

Lungo il confine con la Siria, tra il 2015 e il 2018, la Turchia ha costruito un muro. Un muro alto 3 metri, sormontato da filo spinato, lungo 911 chilometri. Un muro sorvegliato giorno e notte per opporsi al contrabbando e per respingere l’immigrazione illegale.

Stando ai dati di Human Rights Watch, da quando il muro è stato eretto ci sono stati 234 morti e 231 feriti. Gli omicidi sono quasi tutti opera di armi da fuoco. Sembrerebbe una sorta di tiro al bersaglio se non fosse che al posto delle freccette vengono sparati proiettili e al posto dei cerchi concentrici colorati ci sono delle persone. Persone che non hanno fatto niente di male se non nascere nella parte di mondo “sbagliata” e ambire a una vita migliore.

11 marzo 2023

8 siriani in fuga dalle loro terre valicano il confine con la Turchia. Quando raggiungono Harran, un piccolo villaggio a nord est del confine, è ormai sera. Hanno percorso appena pochi metri in terra straniera quando vengono intercettati da un manipolo di 15 guardie. Vengono circondati e caricati forza sui loro mezzi. Le guardie li portano nel bel mezzo del nulla. Li fanno scendere. Iniziano a picchiarli. Pugni, calci, manganelli, fucili, taniche di diesel, pinze. Li torturano senza pietà. Solo dopo, chi è sopravvissuto, viene riportato in Siria.

Sono subito stato portato in ospedale. Ho vomitato sangue, avevo danni ai reni e un’emorragia interna.

Raed Musa, 35 anni, è vivo per miracolo.

Abdel Razzak al Qastal, 18 anni, è morto per le percosse subite. Abdo al Sabbah, 17 anni, viene abbandonato a sé stesso. Il suo corpo viene consegnato dalle autorità turche ai suoi famigliari 5 giorni dopo. Ma solo perché i media siriani e internazionali hanno fatto pressione. Reporters sans frontières è sul campo.

Mazen Alouch, capo dei media e delle pubbliche relazioni per la Siria al valico di Bab al Hawa (nord ovest del Paese), ha confermato il fatto e ha aggiunto che ogni giorno ricevono connazionali che, catturati in Turchia, vengono riportati in Siria:

Alcuni vengono picchiati poco, altri più severamente mentre alcuni vengono torturati. Solo il 10 marzo sono arrivate 12 persone altrettanto malridotte. La violenza delle guardie di frontiera turche è disumana.

Un incidente

13 marzo 2023. Un veicolo militare turco pattuglia il confine. Mohammed Fayzo, 59 anni, sta svolgendo le sue quotidiane attività vicino al confine ma in terra siriana. È un contadino e le sue terre, per disgrazia, sono proprio lì. Non sta tentando di oltrepassare il confine. Non sta infrangendo nessun divieto. Non sta dando fastidio a nessuno.

Una guardia scende dal veicolo. Estrae la sua pistola. Spara. Mohammed si accascia a terra. La guardia risale in macchina. Tutto continua come niente fosse successo.

A nulla sono valse le proteste degli abitanti del villaggio. Gli ufficiali turchi hanno minimizzato:

Solo un incidente isolato

In realtà dal 2016 ci sono stati molteplici attacchi a civili siriani, inclusi alcuni bambini, intenti nelle loro attività, perlopiù agresti e pastorali.  Forse incidenti isolati. Ma le armi non sparano da sole.

L’appello di Human Rights Watch

Human Rights Watch pretende che il governo turco istituisca dei protocolli che tutelino i migranti e tengano a freno la violenza delle guardie di confine e chiede anche che l’Europa vegli sull’uso che viene fatto dei tanti soldi spesi.

Le armi da fuoco devono essere usate solo quando strettamente necessarie come ultima risorsa in risposta a una minaccia per la vita. Nessuna persona che attraversa il confine deve essere maltrattata. Tutti devono poter avere accesso all’assistenza medica. È necessaria una politica di tolleranza zero per le violazioni dei diritti umani. Devono essere fatte indagini efficaci ed essere imposte sanzioni adeguate.

Ci uniamo all’appello.

Arianna Ferioli

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