Vinlandia: i Vichinghi in America, tra saghe, leggende e Storia

Nel 1536, durante il secondo tentativo di colonizzazione francese del Canada, l’esploratore Jacques Cartier ebbe modo di ascoltare la storia del Regno di Saguenay. Questa leggenda della tribù irochese narra di un favoloso regno abitato da uomini biondi, ricchi di oro e di pellicce. Secondo alcuni sarebbe un ricordo del passaggio dei Vichinghi in quelle terre. Intorno all’anno 1000, infatti, essi raggiunsero la Vinlandia, corrispondente all’attuale isola di Terranova.

Ma come hanno fatto questi abitanti della Scandinavia a finire in Canada? Com’è nata la Vinlandia?

Dall’Islanda alla Groenlandia…

Per capire in che modo i Vichinghi siano arrivati in Vinlandia occorre fare un passo indietro.

Vinlandia
I Vichinghi a bordo delle loro tipiche navi (i drakkar). Miniatura del XII secolo.

Popolo di navigatori dedito ad esplorazioni e razzie, i Vichinghi della Norvegia avevano raggiunto e colonizzato l’Islanda già tra IX e X secolo. Non senza ostacoli riuscirono ad adattarsi alla vita su quella remota isola, dove nacque anche l’Althing, uno dei più antichi parlamenti europei.

Da qui parte la Eiríks saga rauða, la “Saga di Erik il Rosso”. Nella seconda metà del X secolo il norvegese Erik Thorvaldsson, anche noto come Erik il Rosso, sbarcò in Islanda, esiliato dalla Norvegia dopo aver commesso un omicidio. Nel 982 commise un ulteriore omicidio durante una rissa. Condannato a tre anni di esilio, decise di dirigersi a nord-ovest, dove alcuni pescatori avevano visto delle isole. Così, nel 985 Erik, la sua famiglia e i suoi schiavi raggiunsero la costa meridionale della Groenlandia.

Le rovine di Brattahlid

Nel 988, al termine dell’esilio, Erik rientrò in Islanda e cercò di convincere altri a raggiungerlo in quella che lui aveva battezzato Grønland, “terra verde”.  C’è chi pensa che Erik abbia coniato il nome a scopo di inganno, per invogliare altri compagni ad abbandonare Ísland, la “terra dei ghiacci”. Secondo altri, al contrario, la Groenlandia dell’epoca era molto più verde e meno ghiacciata rispetto a quella odierna, complice un clima particolarmente mite. Sicuramente Erik, desideroso di fondare una colonia, aveva bisogno di rendere allettante la terra che aveva scoperto. Di sicuro ancora oggi Brattahlid, il luogo dove Erik costruì la sua fattoria, è un’area verde e coperta di prati.

…fino alla Vinlandia

In Groenlandia i Vichinghi fondarono insediamenti, costruirono chiese (esisteva anche un vescovato di Groenlandia) e scrissero testi in latino e norreno. Con grande difficoltà, i Vichinghi riuscirono a praticarvi anche l’agricoltura e l’allevamento. Risorse come ferro e legname, però, scarseggiavano.

Secondo la “Saga dei Groenlandesi” (Grœnlendinga saga), fu il norvegese Bjarni Herjólfsson il primo ad aprire la rotta per Terranova. Nel 985 o 986, nel tentativo di raggiungere il padre che si era trasferito in Groenlandia, Bjarni finì fuori rotta a causa di nebbia e venti improvvisi. Prima di riuscire a raggiungere la Groenlandia avvistò una terra collinosa e ricca di boschi. La scoperta di Bjarni, suscitò l’interesse di Leif Eriksson, figlio di Erik il Rosso.

Dopo aver acquistato la barca di Bjarni, Leif salpò alla ricerca di queste nuove terre. Prima avvistò una terra boscosa, che chiamò Markland (“terra dei boschi”). Poi arrivò presso una terra verde e rigogliosa, che chiamò Vinland.

Vinlandia si può tradurre letteralmente con “terra del vino”, ma il significato originario potrebbe essere un altro.

Nell’antico norreno, infatti, vin significava anche “pascolo/zona adatta al pascolo”, ad indicare comunque un territorio ricco di risorse. Ad ogni modo, secondo la saga Leif e i suoi tornarono a Brattahlid carichi di legname e di grappoli di uva selvatica.

Anse-aux-Meadows

La ricostruzione di una casa vichinga ad Anse-aux-Meadows.

Come si sa, la colonizzazione definitiva dell’America del Nord avvenne in età moderna. Da allora ci si è chiesti se le terre descritte nelle saghe nordiche non corrispondessero proprio ad alcuni territori del Canada.

Una risposta definitiva ci fu solo nel 1960. In quell’anno l’esploratore Helge Ingstad e l’archeologa Anne Stine Ingstad si interessarono ad alcuni racconti dei nativi. Si narrava, infatti, di “un vecchio villaggio indiano” vicino al paese di Anse-aux-Meadows, sull’isola di Terranova. Una serie di scavi compiuti tra il 1961 ed il 1968 portarono alla scoperta delle rovine di un insediamento vichingo.

L’insediamento era costituito da almeno otto edifici, comprese una fucina e una segheria che, probabilmente, servivano ad alimentare un cantiere navale. Lo scopo principale della colonia era probabilmente quello di rifornire di legname e materie prime gli insediamenti groenlandesi.

Ad un certo punto, prima gli insediamenti della Vinlandia e poi quelli della Groenlandia furono progressivamente abbandonati. Che cosa era successo?



L’abbandono della Vinlandia e la fine della Groenlandia

I primi a scomparire furono i villaggi del Canada. Gli scavi hanno stabilito che i Vichinghi abbandonarono il sito di Anse-aux-Meadows dopo circa tre anni dalla sua fondazione. In generale, l’ultima menzione della Vinlandia risale al 1121. Si trattò molto probabilmente di una fuga programmata, come testimoniato dai pochi resti rinvenuti ad Anse-aux-Meadows, riportati anche dallo studioso Jared Diamond nella sua opera Collasso. In sette anni gli archeologi trovarono 99 chiodi spezzati, 1 chiodo intero, uno spillo di bronzo, una pietra abrasiva, un fuso, una perlina di vetro e un ferro per la maglia.

Le saghe spiegano il motivo dell’abbandono. Fu a causa della presenza delle popolazioni native, che i Vichinghi chiamavano Skræling, una parola che può essere tradotta con “barbari”, “strilloni”, “pezzenti”. Si capisce che i rapporti con queste genti non erano partiti con il piede giusto.

La Grœnlendinga saga racconta la storia di Thorvald, un altro figlio di Erik il Rosso. In un’altra esplorazione della Vinlandia, Thorvald e i suoi videro tre canoe, con tre uomini per imbarcazione. Anche la Saga di Erik aveva parlato di questi uomini, descritti come

…bassi di altezza, con aspetto minaccioso e capelli crespi in testa. I loro occhi erano grandi e le loro guance larghe.

I Vichinghi uccisero subito otto indigeni e in seguito furono a loro volta attaccati (lo stesso Thorvald morì). Nessuna delle successive relazioni riuscì mai a mantenersi del tutto pacifica. Infine, la madrepatria di questi esploratori, la Groenlandia, non aveva abbastanza risorse in termini di legname, ferro e risorse umane per sostenerli. Non era possibile restare.

Dopo la Vinlandia, anche la Groenlandia si avvicinava ad un finale (ancora più tragico).

L’ultima fonte scritta riguardante la colonia groenlandese parlava di una festa di nozze celebrata il 16 settembre 1408 nella chiesa di Hvalsey. In seguito si interruppe ogni tipo di notizia o di contatto navale.

La fine dei Vichinghi di Groenlandia fu dovuta ad una serie di cause. È vero che il clima cambiò con l’arrivo, a metà del XV secolo, della Piccola Era Glaciale. Inoltre, la domanda di avorio di tricheco, un tempo ricercatissimo in Europa e alla base delle esportazioni groenlandesi, subì un forte calo. Infine, l’arrivo ad un certo punto delle popolazioni Inuit causò grandi difficoltà agli insediamenti vichinghi.

Tuttavia, secondo Jared Diamond, la causa principale della fine di queste colonie fu soprattutto di matrice ecologica. Furono tre le azioni che ebbero un forte impatto sull’ambiente: la deforestazione (in un ambiente fragile e non particolarmente boscoso), l’erosione del suolo e l’asportazione della copertura erbosa (a causa dell’intensa attività di pastorizia). In base alle tracce archeologiche, gli ultimi norvegesi di Groenlandia vissero nella prima metà del XV secolo. Le ossa rinvenute risalenti a questo periodo mostrano evidenti segni di malnutrizione.

Ancora non sappiamo se gli insediamenti furono abbandonati volontariamente o no. Forse gli abitanti morirono di fame o sterminati dagli Inuit (i cui racconti narrano di continue lotte con i popoli vichinghi). Di certo, un differente atteggiamento da parte della società vichinga nei confronti del territorio avrebbe potuto aiutare le colonie a prosperare. E chissà, forse oggi in Nordamerica si parlerebbe il norvegese.

Rachele Colasanti

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