Giocare con le ombre è, senza dubbio, una cosa che tutti i bambini fanno e da cui rimangono affascinati. Sin dall’antichità, l’uomo si è sempre lasciato stupire da eventi così apparentemente banali ma dotati di un fascino misterioso. Basti pensare all’antica arte millenaria delle ombre cinesi. In un’epoca quasi totalmente digitale, Vincent Bal è riuscito ad utilizzare la tecnologia per creare vere e proprie opere d’arte con gli oggetti più comuni e le loro ombre.
Il regista e sceneggiatore belga, padre della Shadowology, ha il merito di far riscoprire, attraverso i profili social, quest’arte non solo ai più piccini. Le sue creazioni, disponibili su Instagram e Twitter, permettono anche agli adulti di lasciarsi meravigliare un po’. In futuro, magari, qualche giovane artista con idee altrettanto originali potrà ispirarsi proprio alle creazioni di Vincent.
L’artista si racconta e ci accompagna in un viaggio inedito attraverso la sua carriera e la sua evoluzione creativa, svelando i “semplici” segreti della Shadowology.
Da cosa è nata questa passione per le ombre?
Il disegno e i fumetti mi affascinano sin da piccolo e lavorare come regista e sceneggiatore mi ha permesso di continuare a seguire la mia inclinazione artistica. La passione per le ombre è nata totalmente per caso quando disegnai un elefantino partendo dall’ombra di una tazzina da tè. Rimasi sorpreso dall’incredibile numero di like e commenti positivi ricevuti dopo aver postato la foto su Instagram. Sull’onda dell’entusiasmo, iniziai a creare altri contenuti simili e ad affinare questa tecnica.
Più che dalle ombre in sé, sono affascinato dalla possibilità di osservare il mondo da prospettive diverse attraverso l’immaginazione.
Come spiegheresti cos’è la Shadowology a chi non conosce ancora le tue opere?
Per comprendere la Shadowology basta pensare a quando riconosciamo una figura particolare nella forma delle nuvole. Allo stesso modo accade con le ombre degli oggetti. A volte risulta più facile ed intuitivo, mentre altre è necessaria una buona dose di immaginazione. Ed è proprio questo elemento che, come detto prima, ti permette di guardare il mondo da prospettive diverse.
Come scegli gli oggetti che trasformi in opere d’arte?
Qualsiasi oggetto che mi circonda è perfetto. Di certo, cerco di scegliere sempre elementi che lo spettatore possa facilmente riconoscere prima di concentrarsi sulla sua ombra. Penso infatti che il fascino della Shadowology sia proprio nel vedere contemporaneamente un oggetto nel suo aspetto reale e in quello che l’immaginazione fa assumere alla sua ombra. E gli elementi migliori, dal mio punto di vista, sono quindi quelli più semplici e comuni come un canovaccio, una tazzina da tè o un temperino.
Parlami dell’evoluzione della tua carriera, dal Vincent Bal regista ad oggi
E’ una storia molto lunga! Da piccolo volevo diventare un fumettista e passavo giornate intere a disegnare. Con gli anni però, fare tutto da solo in tempi così lunghi divenne noioso, così mi appassionai al cinema. Dopo le superiori, iniziai a studiare per diventare regista. Il successo del mio primo cortometraggio, Aan Zee, mi permise di partecipare a diversi festival e di lavorare anche ad alcuni lungometraggi. Con la scoperta dell’animazione realizzai, nel 2007, il cartone animato Kika & Bob. Nel 2016, la scoperta della Shadowology mi ha permesso di tornare a fare quello che ho sempre amato: disegnare. Con l’esperienza del cinema, dell’animazione e degli anni di studio, sono riuscito a far evolvere il disegno in tutti gli altri campi artistici.
Cosa consiglieresti ad un giovane artista per far conoscere la propria idea originale al grande pubblico?
Innanzitutto di lavorare sodo e amare ciò che fa, senza dare eccessivo peso alla notorietà, specie sui social. I trend su piattaforme come Instagram, Twitter e Facebook sono in costante cambiamento e, specie all’inizio, bisogna fare attenzione a non perderci troppo la testa. Senza dubbio, i social network danno un rapido accesso ad un pubblico incredibilmente ampio, allo stesso tempo, però, il cambiamento di un algoritmo o un’inversione di tendenza possono essere un problema serio per la diffusione delle tue opere. Il mondo social, però, è profondamente cambiato in questi quattro anni, motivo per cui sono convinto che la cosa più importante sia lavorare sodo e credere nella propria idea. Il resto verrà da sé.
Qual’è il tuo artista preferito in assoluto e perché?
E’ difficile individuarne uno solo! Dovendo, però, rispondere alla domanda, direi Jean-Jacques Sempé. E’ un incredibile fumettista francese in grado di riprodurre, in maniera poetica e profonda, ogni caratteristica delle persone e della realtà che lo circonda. Trovo che la capacità nell’osservare e catturare le peculiarità degli altri al primo sguardo sia una dote incredibile.
La carriera cinematografica di Vincent Bal in pillole
Il Vincent Bal del Sint-Lukas
Da sempre appassionato di disegno e fumettistica, studiò regia cinematografica presso la scuola d’arte Sint-Lukas di Bruxelles. Nel 1993, suo terzo anno di corso, si fece conoscere, a livello nazionale, con il primo cortometraggio “Aan Zee”. La consacrazione, poi, arrivò l’anno successivo con “Tour de France“. Realizzata in occasione del conseguimento del titolo di studio, l’opera venne premiata, nel 1995, con il Canal+ Award al Clermont-Ferrand Film Festival e con altri riconoscimenti da Bruxelles a Dresda.
Da “The Bloody Olive” ai primi lungometraggi
Il primo cortometraggio dopo la laurea fu, nel 1996, “The Bloody Olive“, un noir ispirato al fumetto di Lewis Trondheim che valse a Vincent Bal più di 20 premi in tutto il mondo. Il lungometraggio “Man Van Staal“, datato 1999, fu il primo esperimento in questa nuova direzione e venne insignito del Premio Internazionale della Giuria al Berlin KinderFilmFest del 2000. Dalla collaborazione con il produttore olandese Burny Bos nacque “Minoes“, ispirato all’omonimo romanzo di Annie M.G. Schmidt. Vincitore del “Gouden Kalf” del Netherlands Film Festival di Utrecht nel 2002, il lungometraggio vinse altri 15 premi internazionali e venne proiettato anche in Giappone.
Kika & Bob
I protagonisti del cartone animato del 2008 sono una bambina, Kika, alla ricerca del gatto smarrito, e Bob, un pompiere che segue la piccola in capo al mondo per aiutarla in questa missione. Frutto di una collaborazione di 6 anni con Colette Bothof, Kika & Bob è stato trasmesso in Belgio, Olanda, Danimarca, Norvegia, Svezia, Regno Unito, Francia, Estonia e perfino da Al-Jazeera.
L’ultimo Vincent Bal prima della Shadowology
Il 2012 è stato l’anno del lungometraggio “Nono, the Zigzag kid“, vincitore di 12 premi internazionali tra cui lo Youth Audience Award dell’European Film Academy. Tra le attrici protagoniste ci fu anche l’attrice e modella italiana Isabella Rossellini.
Due anni dopo, Vincent Bal diresse “Belgian Rhapsody“, la prima commedia musicale fiamminga della storia, scritta da Pierre De Clercq. Il musical, incentrato sulla rivalità di due orchestre e su intrighi amorosi, segnò perfino il debutto canoro dell’attrice belga Amaryllis Uitterlinden.
Alessandro Gargiulo