In questi ultimi giorni, solo per pochi secondi, è tornata a farci visita la triste realtà delle ville miseria, in Argentina.
Stiamo parlando di interi quartieri, abitati da decine di migliaia di persone. Costruiti senza alcuna regolamentazione su terreni occupati abusivamente, spesso ai confini delle città più ricche e talvolta anche a pochi passi da grosse zone residenziali benestanti.
Un fenomeno vasto
Riguarda non soltanto l’Argentina ma tutta l’America Latina. Questi agglomerati di casupole sono in gran parte il risultato di un flusso massiccio di immigrazione verso i centri urbani, rivelatisi incapaci di accogliere tanto “capitale umano”. Come le favelas in Brasile, le ville miseria rappresentano una risposta umana naturale a un deficit del sistema.
Gli abitanti di queste “ville” vivono in uno stato di perenne precarietà e godono solamente di quei servizi e di quelle infrastrutture di cui si sono dotati autonomamente. Da anni lottano per ottenere un riconoscimento da parte dello Stato, affinché venga messa in atto un’opera di urbanizzazione in grado di garantire degli efficienti (e regolari) impianti elettrici, fognari, idraulici…
Richieste tuttora inascoltate.
Le varie risposte dello Stato sono sempre state miopi e a breve termine. Le ville rimangono riconosciute solo informalmente. Ed è così che ai crimini, al degrado e alla povertà che affliggono già le ville miseria, oggi si somma anche il male del nuovo coronavirus. In questi luoghi letteralmente ai margini della civiltà il Covid-19 ha trovato un terreno ideale di diffusione. La scarsa igiene, l’assenza di prevenzioni e l’enorme coefficiente di popolosità rendono le ville miseria tra le zone più a rischio dell’intera Argentina.
La Villa 31
La Villa 31 è la più antica di tutta l’Argentina, con quasi 100 anni di storia. Si trova nella Città Autonoma di Buenos Aires, in prossimità della stazione di Retiro e di Ricoleta (il quartiere più ricco di tutta la città metropolitana). La Villa 31 rappresenta uno degli esempi più pungenti della centralità di queste comunità marginali. Alcuni degli edifici di questa “villa” si innalzano per più di 10 metri, fino a raggiungere l’autostrada adiacente. E nonostante la loro precarietà danno ospitalità a un numero impressionante di individui, con singoli appartamenti abitati anche da 4 o 5 nuclei famigliari.
Nell’ultima settimana
La Villa 31 è recentemente tornata sotto i riflettori per via del coronavirus, che ha causato la morte del noto residente Víctor Giracoy. Conosciuto come “El Oso” (l’Orso), Victor era uno stretto collaboratore della parrocchia di Cristo Obrero, oltre ad essere un leader sociale e una guida per la mensa “Estrella de Belen”. Si aggiunge così una seconda vittima illustre, dopo quella di Ramona Medina, coordinatrice sanitaria della Casa de la Mujer e portavoce per la rivista Garganta Poderosa. Uno dei più influenti canali di comunicazione dell’organizzazione di “resistencia villera” La poderosa.
Una tragedia annunciata dalla stessa Ramona, che già la prima settimana di Maggio denunciava la mancanza di acqua potabile nella Villa 31. Mancanza che si è protratta per quasi due settimane. Durante le quali era sua la voce a gridare del possibile contagio che sarebbe esploso proprio a causa dell’insufficienza idrica. Parole profetiche e pur tuttavia tristemente prevedibili.
Le statistiche aggiornate
Riferiscono di un livello di contagio 5 volte superiore a quello della citta, almeno nella Villa 31. In altre, come nella Villa 1-11-14 , le cifre non sono ancora così gravi ma la curva dei contagi è in ascesa. Se il governo argentino non prenderà delle rapide misure di gestione e prevenzione del coronavirus, le ville miseria potrebbero diventare lo scenario di una terribile tragedia.
Una buona notizia
Una nota positiva è rappresentata dal nuovo Centro di Isolamento in allestimento per i residenti della Villa 31. Grazie a questa struttura verranno assicurati degli spazi salubri, all’interno dei quali le persone potranno condurre la quarantena senza mettere a rischio gli altri. Inoltre verranno monitorati più efficientemente i casi di contagio, grazie ai nuovi test sierologici.
Considerazioni finali
La pandemia del nuovo coronavirus ha fatto emergere diverse crisi strutturali non solo in Argentina. La realtà delle ville miseria, nonostante la loro forzata marginalità, andrebbe vista come un pezzo centrale nel mosaico della nostra civiltà. La loro esistenza e la loro povertà sono diventate fonti di profitto e una vera e propria risorsa nelle mani del sistema economico.
L’economia informale delle ville è infatti strettamente intrecciata con quella formale della città. Ma i suoi abitanti, i “veri” cittadini, non vedono di buon occhio quelli che vengono dalla villa. “Villero” è un termine portegno che oltre a denotare un residente delle ville miseria, può essere usato come aggettivo per dire che qualcuno o qualcosa è “schifoso”. Alla discriminazione politica si aggiunge anche quella sociale.
Nonostante i numerosi pregiudizi, molti villeros lavorano nelle città e costituiscono linfa vitale dell’economia argentina. La loro marginalità risulta più formale che sostanziale. Per questo sempre più villeros lottano per sé stessi e per i loro vicini, proprio come Victor e Ramona, affinché le cose possano cambiare in meglio. Affinché gli uomini possano cambiare in umanità.
Vincenzo Rapisardi