Villa sequestrata alla ‘ndrangheta da oggi rifugio per donne in difficoltà

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Villa Annabella, a Noviglio, è una villa sequestrata alla ‘ndrangheta che da ieri è diventata una casa per le donne maltrattate e i loro figli. La villa di Noviglio, Comune di Milano, apparteneva al clan di Francesco Valle. L’inaugurazione di ieri è una vittoria contro la mafia e la violenza sulle donne.

La villa sequestrata alla ‘ndrangheta

Villa Annabella, nel comune di Milano, apparteneva al clan di Francesco Valle, una famiglia della ‘ndrangheta smantellata nel 2010 con un blitz che portò all’arresto di 15 persone e al sequestro di 138 immobili. La villa sequestrata alla ‘ndrangheta è una struttura di tre piani, con taverna, garage e immersa nel verde, che da oggi accoglierà donne con disabilità e in difficoltà e donne maltrattate con i loro figli.

L’inaugurazione è stata una giornata molto importante perché ha sancito che dove collaborano le istituzioni e le associazioni si può vincere la mafia e anche la violenza sulle donne. Erano presenti alla giornata il sindaco Javier Miera, il prefetto di Milano Renato Saccone, il responsabile della Fondazione Padri Somaschi che seguirà la gestione dell’immobile, Paola Paolini, presidente della commissione speciale Antimafia della Regione Lombardia. È intervenuto anche Lorenzo Sauna di Libera Contro le Mafie:

Quando avviene la consegna definitiva a un’associazione di un bene confiscato alla mafia lo Stato vince. Siamo stati per molti anni molto distratti. E la testimonianza sono gli oltre 100 beni confiscati. Uno ogni mille abitanti. Voglio anche ricordare Lea Garofalo, ieri ricorrevano 14 anni dalla sua morte.

Il ricordo di Lea Garofalo è molto importante in quanto la Villa da oggi porterà il suo nome.

Ma chi è Lea Garofalo?

È un messaggio molto forte di vittoria sia contro la mafia che contro la violenza sulle donne quello di dare il nome di Lea Garofalo alla villa sequestrata alla ‘ndrangheta. Infatti, Lea Garofalo è stata testimone di giustizia in seguito all’arresto del compagno Carlo Cosco, appartenente a una famiglia affiliata alla ’ndrangheta. Quando diventò testimone di giustizia lasciò Cosco e decise di portarsi via la figlia Denise.

Nel 2009 uscì definitivamente dal programma di protezione e il 24 novembre dello stesso anno, Carlo Cosco riuscì a far cadere Lea Garofalo in una trappola e la uccise facendo credere alla figlia che sia scappata. Ma è proprio grazie a Denise, diventata anche lei testimone di giustizia, che sono nati i processi e si è potuta fare giustizia per Lea Garofalo. La storia di lotta contro la ‘ndrangheta è raccontata anche in una serie televisiva “The good Mothers”.

Per una villa sequestrata alla ‘ndrangheta e diventata un rifugio per le donne maltrattate, il suo nome è molto significativo in quanto ha lottato contro la mafia ed è stata uccisa per mano del compagno.

La confisca di questa villa e l’inaugurazione di una casa per donne maltrattate rappresenta una piccolissima vittoria contro la lotta alla mafia e alla violenza delle donne, nella speranza che possano esserci dei passi più significativi nei confronti di questi fenomeni che continuano, purtroppo, a esistere.

Luisa Campazzo

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