In un distretto scolastico dello Utah è stata vietata la lettura della Bibbia agli studenti delle elementari e medie. La motivazione? Alcuni versetti sono risultati troppo volgari e violenti e pertanto non adatti ai più piccoli
Siamo alla Davis School District a nord di Salt Lake City, Utah. Qui sono pervenute una serie di segnalazioni da parte di un gruppo di genitori indignati. Lo Stato ha acconsentito di ritirare dalle biblioteche scolastiche i libri considerati inappropriati, e dunque vietata anche la Bibbia. Lo scopo è tenere al riparo le “fragili menti infantili” da contenuti pericolosi: episodi violenti, riferimenti a stupri o prostituzione, atteggiamenti discriminatori.
La censura negli Stati Uniti
Secondo una legge statale, volumi con contenuti “sensibili” o “pornografici” possono essere ritirati dalle scuole e, nel corso di 30 giorni, vengono sottoposti al giudizio di una commissione speciale che decreta se includerli o meno nel programma scolastico. La sentenza riguardante la Bibbia ha dato risultato negativo, ma i “versetti incriminati” non sono stati resi pubblici.
I libri censurati, le storie edulcorate, i temi proibiti, stanno diventando sempre più numerosi anche in Paesi che fanno della libertà e della democrazia i loro principi cardine.
L’organizzazione Pen America ha calcolato che il numero di libri vietati è aumentato del 28% confrontando il range temporale gennaio-giugno 2022 con la seconda metà dell’anno. Ma la lista continua ad allungarsi con più di 100 volumi eliminati dagli scaffali delle scuole ogni mese. Il caso dello Utah, infatti, non è di certo isolato. In Texas, nell’autunno del 2022, sono stati ritirati 41 libri tra cui la Bibbia e una versione illustrata del Diario di Anna Frank. Ma in testa alla classifica si collocano anche Florida, Missouri, Carolina del Sud e Pennsylvania.
Diritto all’informazione
Di questo passo, proclamandosi come difensori della sensibilità dei bambini, non si fa altro che limitarne la libertà e rinchiuderli in una bolla di ipocrisia lontana dalla verità. Se non si conoscono gli eventi del passato, anche i più crudi e drammatici, come si può imparare da quegli errori? Eliminare parti della storia, della nostra cultura, religione, tradizione è davvero la soluzione? O sarebbe meglio avere la possibilità di informarsi, di conoscere tutto, anche il male, e imparare a scegliere l’opposto?
La costituzione italiana all’articolo 21 difende la libertà di espressione:
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.”
Non si parla esplicitamente di diritto all’informazione, che invece ritroviamo nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo all’articolo 19:
“Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.”
Grazie alla possibilità di informarsi un individuo potrà formulare il proprio pensiero attingendo a diverse fonti, a punti di vista e opinioni divergenti, evitando che circoli una singola versione della storia che decide per noi chi siano i buoni e i cattivi. Di conseguenza, avendo una propria opinione, è un chiaro diritto avere la libertà di esprimerla. Ma questa libertà è in contrasto con il cosiddetto politicamente corretto?
Libertà di espressione VS Politicamente corretto
Facciamo un passo indietro. Si definisce politicamente corretto un linguaggio più rispettoso nei confronti delle minoranze etniche o di genere: vietare espressioni sessiste, razziste, termini offensivi per le persone disabili etc… Negli ultimi tempi, però, il politicamente corretto viene percepito come un divieto che impedisce la libertà di espressione e quindi: “non si può più dire niente, neanche fare una battuta”.
Sembra banale ricordarlo, ma la libertà di espressione arriva fin dove non va ad intaccare la libertà degli altri, non li offende o giudica. Nonostante questo, la propaganda spesso ci fa credere che i movimenti che si battono per i diritti vogliono impedirci di scherzare, vogliono controllare le istituzioni scolastiche e indottrinare i nostri figli. Si parla di Cancel Culture quando si cerca di cancellare eventi o personaggi che hanno avuto comportamenti razzisti, maschilisti, violenti. Dunque imbrattate le statue di Cristoforo Colombo, censurati libri, film, opere d’arte discriminatorie, vietata perfino la Bibbia a scuola.
Bisogna invece tener conto che ciò che è stato fatto nel passato rimane tale, non può essere modificato o addirittura nascosto facendo finta che non sia mai esistito. Al contrario si può guardare agli eventi passati con la consapevolezza dei cambiamenti che sono avvenuti nel corso del tempo. Il politicamente corretto non dovrebbe avere carattere retroattivo perché finirebbe col censurare la storia e privarci di ciò che è stato creato dai nostri antenati.
Il caso della Disney
Il politicamente corretto difende le persone che vengono discriminate permettendo loro di porre fine a una narrazione intrisa di stereotipi e offese. Consideriamo ad esempio i programmi e i racconti destinati ai bambini. Anni fa forse non ci si rendeva conto dello stereotipo della principessa che deve essere salvata dal principe, che i gatti siamesi degli Aristogatti ridicolizzano la cultura orientale o che alcuni personaggi fumano il sigaro.
Oggi si è più consapevoli che certe scene non sono un esempio positivo per i bambini, ma anziché vietare questi film d’animazione, che sono ormai entrati nell’immaginario comune e hanno accompagnato l’infanzia di milioni di bambini, bisognerebbe imparare da questi errori per non commetterli in futuro. Ed è così che i nuovi film Disney si sono allontanati da questa tipologia di narrazione per adattarsi ai tempi e alle conquiste in tema di diritti e rispetto. In Frozen le principesse possono cavarsela anche da sole e il vero amore non è quello del principe, ma di una sorella. Nel recentissimo Elemental la popolazione dei Fuochesi è discriminata e relegata in un quartiere periferico; ma i protagonisti, il ragazzo acquatico e la ragazza di fuoco, riescono ad abbattere le barriere e amarsi nonostante le differenze.
Non è cancellando il passato che si migliora la società, né si educano meglio gli studenti: vietata la Bibbia non cresceranno più sereni, innocenti e buoni. È necessario però agire sul presente, condannare i comportamenti, le parole e le violenze di oggi.