Il Chiostro
Siamo ad Alessandria in Piemonte, è febbraio ed il clima è rigidissimo. A pochi metri dal centro della città, troviamo una piazza pulita e ben tenuta, “Piazza Santa Maria di Castello”. Subito notiamo l’insegna del Chiostro, un ostello ricavato in un grande ed antico edificio del 500.
Appena entrati una pineta ci dà il benvenuto ed il clima cambia. Il freddo non diminuisce affatto, ma c’è qualcosa di diverso, un calore che non scalda ma rassicura soprattutto dopo i recenti fatti di cronaca che coinvolgono Macerata. Scopriamo così che oltre a turisti provenienti dal mondo, c’è dell’altro. Il Chiostro è un centro di accoglienza, e l’accoglienza di Laura, Marco, Vanda, Davide, Alessandra, Valentina, Momo e Lamin, non conosce confini e perimetri, qui tutti convivono serenamente. In questo posto alloggiano turisti ed immigrati, ci sono delle persone che si muovono sullo stesso piano di gioco ed il senso stesso della rotondità della terra diventa tangibile.
Il Pregiudizio
“Visitare il Chiostro è stata una bella esperienza. inizialmente il pregiudizio si è fatto sentire, ma è riconoscibile ed è una sensazione fastidiosa, vischiosa, che mette a disagio. È molto simile alla paura del buio: innata, limitante, stupida. Il pregiudizio è una sentenza dettata esclusivamente dall’atavica paura dell’ignoto, e la paura spesso precede la violenza. La paura, è ciò che fa veramente paura.”
Il Chiostro: centro di accoglienza
Il ChiostroParliamo degli ospiti del Chiostro con lo staff, siamo curiosi. Un pezzo d’ insieme di mondo vive in piccola parentesi di umanità che è difficile trovare, e che fa stare bene. Decidiamo di intervistare Nicolas, un ragazzo del Camerun che ha degli occhi stupendi, espressivi e profondi: “Nicolas è bello”, è timido e non parla benissimo l’italiano, allora per metterlo a suo agio gli diciamo di rispondere in francese, sarà Marco (un responsabile del Chiostro) a fare da interprete.
A fine intervista incontriamo gli altri ospiti per parlare anche con loro degli ultimi tristi avvenimenti di cronaca di Macerata, è l’occasione giusta per informarli dato che non ne sanno quasi nulla, ma ci vuole tatto, e viene chiamato Ahmed, “il mediatore” del Chiostro. Descriviamo l’accaduto ad una trentina di ragazzi, dalla violenza subita da Pamela, alla violenza di Traini.
Ad ascoltare con attenzione c’è gente proveniente da Asia e Africa, tutti sono seduti a semicerchio, e sui loro volti è leggibile la preoccupazione. “Sanno bene cosa sia la sofferenza e in Italia stanno vivendo in modo straordinario ciò che per noi è la normalità”. Prende la parola “Oscar” che propone di scendere in piazza per chiedere scusa alla nazione che li ha salvati e che gli sta dando asilo, ma Oscar è innocente “Oscar è Oscar”, ed è qui con noi ad aberrare la violenza, ad inorridire davanti alle atrocità e al sangue innocente versato.
Gli diciamo che non sono loro a dover chiedere scusa, che un biondo non chiede scusa per il crimine di un altro biondo, che il crimine è individuale, che gli italiani non sono tutti dei Traini, come loro non sono tutti coinvolti negli episodi violenti di Macerata. Gli diciamo che siamo tutti diversi, e che è una cosa bella.
Siamo un po come il menù di una pizzeria, tante pizze completamente differenti nel condimento e nell’aspetto ma tutte fatte con la stessa pasta e tutte buone. Da qui nasce l’idea di un messaggio di gruppo contro il razzismo, un messaggio breve e comprensibile per tutti, un messaggio che faccia sorridere e riflettere: “Siamo tutti diversi, ci piace la pizza“.
La politica
La politica che adopera esseri umani per vendersi, giocando su paura e ignoranza, facendosi forte davanti alla disperazione, facendo dell’immigrazione: “il problema”, è una politica senza dignità, furba, ed in molti casi è anch’essa violenza, è fascismo, il fascismo è un crimine, ed il crimine va punito con la legge e tenuto lontano. Una politica criminale mette tutti sullo stesso piano di guerra.
Andrea Ianez
Chissà quante storie così ci sono sparse in tutta Italia!
Bravo Andrea