Anche quest’anno, si è svolto al Pala Ruffini di Torino, il Job Meeting Torino. Il 5 Ottobre molti giovani hanno partecipato all’evento, cogliendo l’opportunità di conoscere numerose aziende e di ottimizzare le proprie possibilità di carriera.
Laborplay: dimmi a cosa giochi e ti dirò che lavoratore sei
In questo contesto, spicca il progetto di Laborplay che utilizza i videogiochi per determinare le soft skills dei candidati. Laborplay è uno spin-off dell’Università di Firenze che si occupa di consulenza del lavoro.
L’idea alla base di questo innovativo metodo di rilevazione delle competenze trasversali, si fonda sull’eliminazione dello stress di un esame formale. In altre parole, giocando le persone rivelano i loro comportamenti in modo naturale.
Ogni videogioco è fondato su meccanismi di base diversi che attivano una specifica abilità come per esempio l’attitudine a collaborare, le capacità strategiche, la determinazione, la precisione o la leadership.
Per dimostrare questo concetto, durante il Job Meeting, Laborplay ha organizzato un contest. I partecipanti sono stati invitati a giocare a due videogames, “Bad Land” e “10X10!” che rilevano rispettivamente la capacità di lavorare in squadra e le abilità strategiche.
Più in generale, questo metodo di valutazione delle soft skills rivela l’appartenenza a 4 stili di comportamento principali, racchiusi nella parola “PLAY”, ovvero: Powered (relativo alle capacità decisionali); Leader (relativo alle capacità comunicative e motivazionali) Accurate (relativo alla capacità di analisi) e infine easY (relativo alla calma e all’introspezione).
Per testare ciascuna di queste aree in modo specifico, ciascun partecipante è stato sottoposto ad un test preliminare attraverso cui sono state rilevate le preferenze di gioco, permettendo a ciascuno di ricevere un profilo personalizzato.
La riflessione
L’innovazione portata da questo metodo non può non farci riflettere sulla rilevanza che i videogiochi hanno assunto nella nostra società. La passione dei gamers viene molto spesso associata a violenza ed isolamento ma questo pregiudizio comune va sfatato. Se un videogame può rivelare, e magari con l’esercizio, sviluppare le nostre soft skills, allora scegliere un buon gioco è più importante di vietare o demonizzare.
Gessica Liberti