E’ ormai nota la turbolente vicenda che sta caratterizzando la vita politica spagnola e le cui conseguenze potrebbero essere tali da provocare una spaccatura tra le istituzioni centrali del paese e la comunità autonoma della Catalogna, determinata nella lotta per la propria indipendenza, anche a fronte di un’evidente illegittimità della stessa.
Molti sono stati i momenti tesi che hanno preceduto il referendum celebratosi il 1 di Ottobre di quest’anno e molti sono stati i reportage che li hanno raccontati, sia attraverso le parole delle numerose testate giornalistiche sia mediante i video professionali ed amatoriali che hanno registrato gli scontri verificatisi tra polizia ed indipendentisti catalani. E siccome la rapidità ed autenticità delle immagini è spesso più effettiva nel catalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica rispetto alle parole, sono state esse a farla da padrone raccontando una realtà che ha fatto il giro del mondo, spesso viralizzandosi.
Un video in particolare, intitolato “Help Catalonia”, ha spopolato sulla rete, provocando sdegno e rabbia. Le immagini riprodotte, infatti, vedono protagonista una ragazza catalana che, oltre a dichiarare la brutalità e la violenza oppressiva con cui la polizia spagnola ha represso il libero esercizio del diritto al voto il giorno del referendum, chiede inoltre il coinvolgimento dei cittadini europei con le richieste degli indipendentisti.
La esplicità efferatezza delle immagini e delle dichiarazioni fatte colpisce la sensibilità del pubblico che, al tempo stesso, è però ignaro trattarsi di immagini che non descrivono i fatti realmente avvenuti in Catalogna, bensì quelli che si sono prodotti tra anni fa a Kiev, in Ucraina, durante le rivolte di piazza Maidan.
Sì, tutto quanto raccontato nell’ormai tanto discusso video sono fatti reali ma avvenuti ad opera dei manifestanti ucraini del Euromaidán all’inizio del 2014, al fine di destituire l’allora presidente eletto Víktor Yanukóvich. Per cui, ciò di fronte a cui ci siamo sdegnati è una pura opera di plagio confezionata da “Omnium cultural”, il movimento radicale indipendentista capeggiato da uno dei maggiori fautori dell’indipendentismo, Jordi Cuixart, al momento in stato di fermo.
La gravità della vicenda, una volta resa nota, oltre ad offendere i principi morali su cui dovrebbe fondarsi il comportamento di ogni essere umano dotato di buon senso, lascia aperti numerosi spazi di riflessione sull’uso della rete e sull’impatto mediatico che la stessa è in grado di produrre, nonchè sulle sue potenziali conseguenze.
Turi Ambrogio