Il titolo scelto per l’edizione italiana da parte di Fazi Editore non rispecchia quello originale inglese, The Changeling. Questa prassi, comune quando si tratta pubblicare in lingua italiana opere estere (e non solo del mondo letterario) potrebbe far storcere il naso a molti. Ma per “Favola di New York” di Victor LaValle, la scelta tuttavia non poteva essere più congeniale, poiché il titolo nasconde qualcos’altro che solo alla fine della lettura si potrà capire a pieno, così come la vicenda narrata e il mondo in cui si svolge nascondono qualcos’altro.
Il romanzo si presenta nei primi capitoli come una storia d’amore abbastanza normale: due newyorchesi appena diventati genitori devono affrontare le difficoltà di un mondo lavorativo fatto di precarietà per le generazioni più giovani. A ciò si aggiunge la discriminazione che talvolta emerge dal racconto come un animale sulla superficie dell’acqua, e che purtroppo, fa parte della quotidianità dei due protagonisti, Apollo ed Emma. Alla palpabile aria di cinismo e indifferenza che sembra contaminare tutti, i due personaggi contrappongono una vita fatta di amore e spirito di sacrificio per il bene del piccolo Brian. Un evento spaccherà il romanzo in modo marcato, ma sarà il punto di contatto tra le due realtà contrastanti con cui Apollo ed Emma faranno i conti. Due realtà quasi antitetiche tra loro eppure coesistenti in un medesimo luogo, come lo sono la stessa New York e gli Stati Uniti in generale.
In particolare, il focus della narrazione si concentra sull’esperienza di Apollo in quanto genitore, mettendo in evidenza un tema che sta avendo sempre più importanza nel dibattito odierno, ossia il ruolo del padre nella famiglia moderna e il confronto con i modelli proposti in passato, molto divergenti da quello che è – e vuole essere – Apollo per suo figlio. L’Apollo padre si confronta nel corso del romanzo con altri padri e soprattutto con il suo stesso genitore, la cui assenza rappresenta un elemento fondamentale per lo sviluppo del suo personaggio.
Altro elemento preponderante è la tecnologia ed il suo uso: allo stesso modo di un oggetto magico essa è un elemento che rende possibile lo svolgimento dell’azione, ma il suo utilizzo, proprio come la magia, può essere diretta tanto al bene quanto al male. LaValle mostra come usiamo questa “magia” in modo incauto e leggero, senza fermarci a pensare alle conseguenze del nostro agire e alle nostre responsabilità individuali, riferendosi esplicitamente ad Internet e ai nuovi mezzi di comunicazione.
Questi due attuali temi si fondono armoniosamente con il comparto fantastico e una narrazione che richiama al mondo della favola nel contesto urbano e caotico della New York del XXI secolo. Quest’ultima peculiarità non ci risparmia comunque da un racconto privo di violenza e scene macabre, anzi anche in questo LaValle è fedele al linguaggio e all’immaginario delle favole nella loro struttura tradizionale.
Il felice connubio tra temi e contesti contemporanei ed elementi fantastici che rimandano sempre alla contemporaneità e ai suoi problemi, senza che i primi snaturino i secondi e viceversa, ricorda a tutti l’essenza stessa della narrativa fantastica e fantascientifica, cioè offrire uno sguardo critico sulla realtà – e quindi un punto di partenza per un dibattito – tramite le possibilità offerte da questi due generi letterari.