Viaggio nella Luna: quando il silenzio nei cinema non era fuori dal normale

Viaggio nella Luna

Chi è George Méliès, il regista del primo film di fantascienza

“Voyage dans la Lune”, girato nel 1902, è considerato il primo film di fantascienza, poiché parla di un approdo immaginario di astronauti sulla Luna, ancora lontano da quello reale avvenuto nel 1969. È stato girato da George Méliès, il cosiddetto “secondo padre del cinema” dopo i fratelli Lumière, ma a differenza di questi impronta i suoi film sul filone fantastico più che su quello realistico. Anzi, Méliès è ritenuto l’inventore del genere fantastico nel cinema, prendendo l’ispirazione dai romanzi Dalla Terra alla Luna di Jules Verne e I primi uomini sulla luna di Wells per questo film.

Ma come si facevano a realizzare film di fantascienza un secolo fa? Méliès avrebbe risposto a questa domanda: “inventando degli effetti speciali”, che allora non esistevano. E così ha fatto. Méliès è anche il padre degli effetti speciali: per via di un incidente con la sua cinepresa, scopre per caso la tecnica del montaggio di due scene consecutive, con cui fa scomparire e apparire gli oggetti. Inoltre dona il colore alle sue scene – ma non è il caso di Viaggio nella Luna – colorando direttamente la pellicola, oppure facendo recitare gli attori direttamente di fronte a scenografie dipinte a mano.

“Viaggio nella Luna” nell’immaginario collettivo

È un’immagine cult quella della Luna con un’espressione indispettita per via dela navicella in un occhio , parte della storia del cinema, così come l’intero film è rimasto nell’immaginario collettivo.
Ad esempio il film “Il giro del mondo in 80 giorni”(1956) contiene una lunga sequenza del film di Méliès.
Il film “Hugo Cabret”(2011) di Martin Scorsese parla proprio di George Méliès, della creazione e del montaggio di questo film. Il protagonista, un ragazzino di nome Hugo, conosce l’anziano regista quando ormai aveva chiuso la sua attività per fallimento: i due rivivono insieme gli anni d’oro dei suoi film, più di 500 tra il 1896 e il 1914.



Il silenzio nelle sale dei nostri cinema ci riporta un po’ all’epoca del cinema muto, quando gli spettatori ascoltavano al più le colonne sonore

Se il silenzio dei cinema e dei teatri di tutta Italia ci sembra assordante, fino agli anni ’30 era la regola. Certo, si poteva comunque godere del film in una sala gremita di persone e ascoltare le colonne sonore, in origine eseguite dal vivo.
Ma c’è una differenza sostanziale nella tecnica recitativa rispetto ai film di oggi: nel cinema muto una mimica facciale espressiva e pronunciata, che oggi ci sembra esagerata, era l’unica cosa che potesse trasmettere il messaggio dell’autore.

Inoltre, se i primi film horror non ci spaventano affatto rispetto a quelli più recenti, dalle tecniche più affinate,non accade la stessa cosa per questi film di fantascienza primordiale, che continuano a meravigliare. Meravigliano sia perché ci ricordano di quando andare sulla Luna veniva considerata davvero fantascienza, sia attraverso un’atmosfera bianca e nera che ci sembra irreale, appunto fantastica rispetto alla nostra.

Qui la scena del tributo ai film di George Méliès, dal film Hugo Cabret:

 

Francesca Santoro

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