Appena regolamentati, già multati, criticati – ma pure condivisi, nel business dello sharing – quali sono le condizioni per la viabilità monopattini elettrici in Italia?
Questa riflessione a proposito di viabilità monopattini elettrici, nasce in occasione di un viaggio in una città nord-europea: non è raro infatti per un turista “emigrante dal sud”, stupirsi qui per la cura delle strade e dell’ambiente urbano, per i notevoli standard di vivibilità di cui godono i cittadini – tali da suscitare invidia in quei noi imbottigliati quotidianamente nel traffico sotto a una cappa di smog – per il rispetto della natura, in cui abitanti e costruzioni si inseriscono il più delle volte senza la minima sbavatura, e idem per il preponderare del verde. Già la vista di corsie riservate alle biciclette – con chiaramente precedenza rispetto alle auto – appositamente pensate al centro della carreggiata, oltre a semafori a loro dedicati, paiono miracoli all’avanguardia…
Ciò che però ha colto impreparata la sottoscritta, in occasione di una visita alla Francoforte sul Meno (distinta dalla sua omonima sull’Oder), è stato il traffico di monopattini elettrici che sfrecciavano sul lungofiume: accanto a passanti, ciclisti in corsa – oppure dalla pedalata lenta e rilassata –, famiglie con passeggini, oche dal piumaggio bruno, bambini che si rincorrevano – o lo facevano importunando le suddette oche – coppiette amoreggianti tenendosi per mano, nonché prodi monocicli, aspiranti runner in pantaloncini, combriccole di ubriachi, e ovviamente gli immancabili meditatori folli – quelli che cercano il senso della vita, scrutando le acque del fiume all’orizzonte.
Ecco che così, sulla mirabile, ampia pista “ciclopedonale” – la quale perciò sarebbe meglio chiamare “mono-bi-ciclo-passeggino-zoo-pedonale” – si assisteva a una lotta spietata per aggiudicarsi i centimetri d’asfalto, senza finire nelle acque del Meno…
I monopattini elettrici in Italia
Contemporaneamente, ecco pure che in questo modo – assistere e prender parte al gioco precario di veicoli, zampe, e pedoni in movimento sul lungofiume della città tedesca – porta a chiedersi se lo stesso equilibrio potrebbe orchestrarsi in una qualsiasi città italiana: l’Italia, dove di monopattini elettrici si è iniziato a parlare nel 2018, ma è soltanto da quest’anno che hanno iniziato a circolare e diffondersi.
Prima del decreto firmato il mese scorso dal ministro dei trasporti Toninelli, la circolazione dei monopattini elettrici era da ritenersi “illegale”, in quanto non regolamentata dal Codice della Strada: vale a dire che il loro utilizzo era consentito limitatamente alle strade private.
Considerato però il vantaggio di spostarsi in città con questi – così come con gli altri mezzi appartenenti alla categoria della “piccola mobilità elettrica” (segway, hoverboard, monoruota) – il regolamento del 12 luglio 2019 è stato sicuramente ben accolto, soprattutto da chi desidera ridurre la propria impronta ecologica durante gli spostamenti quotidiani. D’altra parte, trattandosi di principi che ogni Comune può applicare “a propria discrezione”, laddove il regolamento non è ancora stato approvato, i monopattini elettrici rimangono di fatto, illegali.
Fatta la norma sui monopattini elettrici, già multe – a fianco ai servizi di sharing
Milano, Torino, Rimini e Pesaro sono alcuni dei comuni “patriarchi” ad aver accolto il regolamento, e con esso i primi monopattini elettrici sulle proprie strade. Banditi ad ogni modo sui marciapiedi – che dovrebbero rimanere riservati ai pedoni – anche se è proprio questo ad aver fatto scattare le prime multe: le sanzioni partono da 26 euro, e colpiscono anche i trasgressori dei limiti di velocità consentiti:
- nelle aree pedonali fino a 6 km/h
- sulle piste ciclabili e nelle zone “30” invece, ci si può concedere l’ebrezza dei 20 km all’ora; ma solo a condizione che sia prima collocata un’apposita segnaletica
Forse i più inesperti – e dunque più facilmente soggetti a multe – saranno coloro che scelgono i servizi di sharing (proprio adesso che quelli dedicati alle biciclette iniziano a mostrare le prime falle, e lasciano bici abbandonate lungo i marciapiedi: una scena già vista anche a Francoforte…), già attivi a Milano e Torino.
E sempre con i ciclisti, coloro che usano monopattini elettrici dovrebbero condividere gli stalli per il parcheggio, al fine di evitare intralci.
Aggiornamento: Pare che Milano abbia già deciso di fare dietrofront riguardo alla viabilità monopattini elettrici, o almeno di sospendere il noleggio attraverso i servizi di sharing: lo riporta il Corriere della Sera, citando una lettera firmata dagli assessori alla Mobilità e alla Sicurezza.
Attriti e difficoltà, fra monopattini elettrici e strade italiane
È evidente che con le loro dimensioni ridotte, e il minore impatto ambientale (benché non manchino già i critici disfattisti, che sottolineano che tanto la catena di produzione dei nuovi veicoli “ecologici”, quanto il trasporto per ricaricarli li rendono comunque causa di notevoli emissioni e di inquinamento), e pure il vantaggio di una modesta rapidità nel svicolare il traffico, potrebbero fornire un mezzo “ideale” da utilizzare in città.
Motivo di attrito fra le città italiane e la viabilità monopattini elettrici però, potrebbe essere ad esempio il fatto che numerosi centri storici sono ancora lastricati a pavè o sanpietrini, rendendo così impossibile – o quanto meno difficoltosa e pericolosa – la circolazione della piccola mobilità elettrica.
D’altra parte in Italia, spesso si trovano ancora piste ciclabili troppo strette per poter fare spazio a tutti quanti, frequentemente dissestate, causa di incidenti (oppure considerate alla stregua di “terre di nessuno” su cui pedoni – e persino automobili – transitano indisturbati e incuranti di cartelli, divieti… e chiaramente ciclisti). È vero anche che nemmeno loro – ciclisti e conduttori della micro-mobilità elettrica – sono sempre tutti disciplinati: sono così loro, a non prestare attenzione piombando nella giungla della carreggiata, o a non indossare il casco (oppure a peccare alla pari dei loro nemici automobilisti, impugnando in una mano il volante/manubrio, e nell’altra il telefono cellulare).
La cultura della convivenza su strada
Insomma a distinguerci dalle invidiabili città nordiche come Francoforte, è che manca proprio la cultura, l’educazione del condividere la strada. È probabilmente questo, il motivo principale di attrito fra monopattini elettrici – nonché di tutta la micro-mobilità urbana – e il traffico nelle città italiane. Famoso al nord, è lo stereotipo dell’italiano che attraversa la strada col semaforo rosso, impensabile per un cittadino tedesco: se già come pedoni non siamo in grado di rispettare le regole, cosa succede quando a sfrecciare sull’asfalto sono piedi, mezzi mono- e bi-ruota, automobili, scooter convenzionali, motorini e biciclette…?
Ci sarà spazio per tutti?
Altre norme riguardo monopattini e altri micro-veicoli elettrici in città:
- tutti i dispositivi devono essere marchiati CE (direttiva 2006/42/CE)
- i conducenti possono essere solo maggiorenni o minori in possesso di patente AM
- è vietato il trasporto di passeggeri, di cose o il traino
- non è obbligatorio (benché caldamente consigliato) il casco
Alice Tarditi