Alcune settimane fa, il 7 marzo, presso l’istituto professionale Luigi Cremona, il vescovo di Pavia ha incontrato gli studenti e ha rilasciato alcune dichiarazioni a proposito dell’omosessualità che hanno fatto molto discutere.
“La tendenza omosessuale non è un peccato ma certamente è qualcosa di disordinato rispetto all’ordine della natura. Non sarà quella la strada che ti fa felice. Ci sono anche degli omosessuali cristiani che magari con fatica accettano di dire: sono in questa condizione, non la voglio. Accetto di non assecondare questo orientamento, di viverlo come un affetto, un’amicizia, di non dargli una stabilità sessuale. Ho un amico che dice di essere omosessuale e ha cominciato a vivere con un uomo. Gli ho sempre detto che è una scelta sua, non la condivido, non credo sarai felice. Non violentiamo la realtà”.
Il vescovo di Pavia non si è minimamente preoccupato del fatto che tra gli studenti ci sarebbero potuti essere degli omosessuali. Non ha pensato al fatto che, essendo ancora adolescenti, stanno ancora maturando come persone e magari stanno capendo solo ora quale sia il loro orientamento sessuale? Come dovrebbe sentirsi un ragazzo o una ragazza quando sente parole come: l’omosessualità è un disordine della natura, oppure l’omosessualità non ti renderà felice? Dunque, secondo lui, gli omosessuali sono contro natura? E cosa dovrebbero fare per risolvere questo loro essere ‘sbagliati’? Nascondersi? Reprimere ciò che sono? Il vescovo di Pavia consiglia di non assecondare quest’orientamento e così poi si scoprono storie di gay repressi che hanno sposato donne e hanno avuto figli, ma sono assolutamente infelici della vita che conducono e, spesso, tradiscono le proprie consorti con altri gay o con i trans. Insomma, se per la Chiesa l’omosessulaità è un ‘errore’, il rimedio che propone per ‘correggerlo’ è anche peggio. A cosa serve nascondere ciò che si è e i sentimenti che si provano? Perché soffrire e far soffrire altre persone (moglie e figli), quando si potrebbe vivere il proprio orientamento sessuale in tutta tranquillità? Condurre una vita diversa equivarrebbe a tradire se stessi (in primis) e poi anche le persone con cui ci si relaziona. Non c’è assolutamente nulla di sbaglaito nell’essere gay o lesbica, è naturale, normale e non bisogna aver timore ad esternarlo. Il problema ce l’ha chi pensa che l’omosessualità sia una deviazione o una depravazione.
La reazione dell’Arcigay Pavia
Ma ritornando al vescovo Sanguineti, le sue parole sono state registrate e sono finite sui social e hanno scatenato le polemiche di tantissime persone. Non da ultimo quelle dell’Arcigay Pavia “Coming Aut”, la cui presidente Barbara Bassani ha condannato le frasi pronunciate dal prelato:
<<Parole come pietre scagliate contro adolescenti da parte del massimo rappresentante della chiesa pavese. Il vescovo Sanguineti ha superato il limite della decenza. Non soltanto è entrato dentro una scuola pubblica per scagliare odio contro una minoranza, la minoranza LGBTI, ma l’ha fatto senza alcun contraddittorio, senza che ci fosse qualcuno che potesse proporre un altro messaggio, un messaggio di inclusione, di autodeterminazione, di amore. Come si può parlare davanti a cento adolescenti, senza aver cura del fatto che tra quei giovani ci possano essere persone LGBTI, ragazzi e ragazze che stanno vivendo anni cruciali, complessi, spesso dolorosi, per l’accettazione del proprio orientamento e l’amore per se stessi e per ciò che sono? A nome di Arcigay Pavia, voglio esprimere solidarietà ai ragazzi e alle ragazze dell’IPSIA “Cremona”, costretti (si trattava di un’attività obbligatoria durante l’orario scolastico) a sentire parole d’odio. A quei ragazzi voglio dire che la nostra società sa essere inclusiva, aperta, plurale, sa dare spazio a ciascuno e sa accogliere tutti, senza imporre su nessuno un giudizio dall’alto. Siamo pronti a incontrare gli studenti per spiegare loro che l’omosessualità non è contro natura, non è un disordine ma è un orientamento umano al pari degli altri, e non, come dice il vescovo, una tendenza da correggere. Colgo l’occasione per invitare le studentesse e gli studenti dell’IPSIA e di tutte le scuole di Pavia e provincia al Pavia Pride del prossimo 9 giugno: nella nostra piazza non parlerà una sola persona, ce ne saranno tante, ciascuna con la propria storia; nella nostra piazza non sentirete mai chiamare dei bambini “figli dell’eterologa” come ha fatto il vescovo dentro una scuola; per noi ogni bambino, tutti i ragazzi e le ragazze, tutti gli uomini e le donne, gay, etero, trans, bisessuali, intersessuali, hanno la stessa dignità, non possono essere utilizzati in modo strumentale>>.
La replica del vescovo di Pavia
Il vescovo di Pavia ha replicato alle accuse di omofobia attraverso una lettera pubblicata dalla ‘Provincia pavese‘:
“La prima cosa che ho sottolineato è che ovviamente si tratta di ‘persone’, che in quanto tali vanno rispettate, e che ogni persona, sia omosessuale, che eterosessuale, è molto di più del suo orientamento sessuale: ogni persona è mistero e non può essere ridotta a un solo aspetto della sua vita. Non mi sembrano espressione di ‘odio transfobico’!”
E per quanto riguarda la fecondazione eterologa o maternità surrogata, “ho espresso la mia preoccupazione per il soggetto più debole, che è il bambino. Non ho mai detto che tutti gli omosessuali sono destinati all’infelicità.”
Il vescovo Sanguineti aveva infatti affermato che: “In una situazione artificiale, il bambino crescendo sarà comunque spezzato. I figli dell’eterologa, in America, sono su Facebook alla ricerca dei loro genitori“.
Ma cosa ne sa lui di come stanno e di come crescono i bambini adottati dai gay o nati con la fecondazione eterologa? Li ha per caso intervistati uno ad uno?
Non è la prima volta che il prelato si scaglia contro l’omosessualità, eppure dovrebbe sapere che le parole possono far più male delle pietre. Proprio lui che è un pastore della Chiesa dovrebbe prestare la massima attenzione verso chi viene emarginato ed escluso dalla società, non condannarlo dicendo che è uno sbaglio il suo essere gay. Si parla tanto di amore e rispetto verso il prossimo, non lo è anche un omosessuale il nostro prossimo?
Carmen Morello
Vescovo bravissimo! Invece quelli dell’ arci gay si dimostrano i soliti fascisti discriminatori e tiranni
Semmai è il vescovo in questione a discriminare i gay, non il contrario.