Vertice Cina-Africa: Xi chiama il Sud del Mondo alla rivolta contro gli Usa

Per il presidente cinese i rapporti tra il dragone e l'Africa sono "i migliori della storia". Pechino incassa il sostegno dei leader africani alla politica di "una sola Cina" su Taiwan.

In questi giorni Pechino ha ospitato più di 50 leader provenienti da tutta l’Africa in occasione della nona edizione del vertice sulla cooperazione tra la Repubblica popolare cinese e i paesi africani.

Per tre giorni, dal 4 al 6 settembre settembre, l’Africa si è trasferita in Cina. Nella cornice del vertice Cina-Africa, Pechino ha approfondito i suoi legami diplomatici, economici e commerciali con i leader africani nella speranza di arruolare una quota sempre più grande di quei paesi che fanno parte dell’ormai noto Sud del mondo.

Sullo sfondo delle crescenti tensioni geopolitiche che sferzano il mondo, nel corso del vertice Cina-Africa appena conclusosi, il presidente cinese ha rilanciato il progetto per la costruzione di una coalizione di Stati che possa fungere da nodo intermedio in una rete di alleanze guidata da Pechino per sovvertire l’attuale ordine internazionale guidato da Washington. 

Il Dragone punta a rimodellare la governance globale a sua immagine e somiglianza per insidiare il primato americano concedendo più spazio ai paesi in via di sviluppo, sedotti e abbandonati dalla promesse dell’Occidente.

Nell’ambizioso piano egemonico cinese, l’Africa occupa, infatti, un posto centrale grazie alle sue risorse minerali, ai nuovi mercati e alle iniziative infrastrutturali. Ma i paesi africani rappresentano anche una sponda ideale per Pechino, per la creazione di un contrappeso diplomatico nel sistema delle alleanze internazionali.

Quanto vale oggi l’Africa per la Cina

Vertice Cina-Africa
Il cinese Xi Jinping (C) e i leader dei Paesi africani posano prima della cerimonia di apertura del Forum sulla cooperazione Cina-Africa presso la Grande Sala del Popolo di Pechino il 5 settembre 2024. © Adek Berry, AFP

L’ultimo appuntamento del vertice Cina-Africa si è svolto all’insegna di  un’amicizia “senza limiti” tra Pechino e i paesi africani.


Nella tre giorni di incontri, il leader cinese ha riunito oltre 50 capi di stato e dignitari africani, accogliendoli  nell’imponente Sala del Popolo e illustrando loro le nuove prospettive d’investimento per il continente nel settore dell’energia green, del 5g e delle nuove tecnologie, augurandosi che le popolazioni cinesi e africane  possano diventare nel prossimo futuro una “forza potente” in grado di scrivere un “nuovo capitolo di pace, prosperità e progresso”.

In quanto potenza economica straniera egemone nel continente, nonché principale creditore bilaterale, negli ultimi anni Pechino si è adoperata per rimodulare i suoi legami economici con i partner africani, preoccupata dalle incursioni di Stati Uniti e Unione europea nel continente. Nel corso del vertice-Cina-Africa, il presidente cinese ha rilanciato il sostegno ai paesi del Sud del Mondo, promettendo altri 280 milioni di dollari in aiuti agli stati africani, divisi equamente tra assistenza militare e alimentare.

Intenzionato a trasformare radicalmente l’ambiente nel quale gli attori cinesi si trovano ad operare non solo con gli alleati africani, ma soprattutto con le controparti europee e americane, in questi anni il presidente Xi ha messo a punto una politica estera molto più coerente con le proprie aspirazioni. Il forum sino-africano appena andato in scena è stato pensato per ribadire in concreto questo principio, confermando l’impegno cinese al fianco dei leader africani, moderatamente preoccupati per gli alti livelli di debito accumulati nei confronti di Pechino.

L’intensificarsi della lotta per l’egemonia tra Cina e Stati Uniti ha persuaso il dragone a cercare affannosamente una stabilizzazione nelle relazioni con molti paesi africani, in parte già avviata con il rallentamento del sistema oppressivo dei prestiti allo sviluppo all’estero.

Il vertice Cina-Africa andato in scena a Pechino è servito a Xi per riconquistare la fiducia di quei paesi che hanno già espresso la volontà di non legarsi a un solo protettore, scegliendo di diversificare i loro investimenti tra Est ed Ovest. Per non perdere terreno nel continente, il leader cinese è corso ai ripari provando a colmare le vulnerabilità in campo commerciale, militare, diplomatico e strategico, soprattutto dopo i rallentamenti della locomotiva cinese, promettendo corposi piani di investimento.

La spinta a investire nella sicurezza e nelle infrastrutture militari (140 milioni di dollari, l’importo più grande mai stanziato dalla Cina a questo scopo) in un continente diventato strategico per gli equilibri del mondo, è il segno inequivocabile di questo rinnovato atteggiamento poiché dimostra che il crescente antiamericanismo di Xi, che plasma da anni la politica cinese sia in patria che all’estero, ha definitivamente travalicato la dimensione finanziaria e commerciale. 

Un salto di qualità nelle relazioni sino-africane?

Nel discorso di apertura del vertice Cina-Africa, Xi ha illustrato dieci azioni di partenariato che il gigante asiatico intende attuare nei prossimi tre anni per supportare la modernizzazione dei paesi del continente. Tra queste c’è l’apertura dei propri mercati a 33 paesi africani con l’esenzione dai dazi. Una mossa pensata per proteggere la sicurezza commerciale della Cina e promuovere i propri interessi globali che si affianca alla già rodata promozione delle connessioni politiche ed economiche di Pechino con i paesi in via di sviluppo.

In quest’ottica, il nuovo impegno complessivo di Pechino per una cifra di 50 miliardi di dollari da destinare agli Stati africani nei prossimi  anni – attraverso fondi di credito, assistenza e investimenti privati da parte di aziende cinesi – supera nettamente, almeno nelle intenzioni, l’investimento di 30 miliardi di dollari sottoscritto nella precedente edizione del Vertice Cina-Africa, tenutosi a Dakar, in Senegal.

E sebbene inferiore ai 60 miliardi di dollari promessi rispettivamente nel 2015 e nel 2018, la cifra annunciata dal leader cinese nel corso di questo summit punta a far presa sui leader africani più riottosi e preoccupati dalle conseguenze della trappola del debito tesa da Pechino negli anni.

 


Il presidente Cyril Ramaphosa ospita il presidente Xi Jinping della Repubblica popolare cinese in visita di stato in Sud Africa. (2018)

Pressioni sul debito a parte, è innegabile che le offerte di investimento cinesi risultano estremamente più attraenti per i paesi africani perché si concretizzano in tempi estremamente brevi rispetto a quelle avanzate dalla controparte occidentale.

Tuttavia, restano ancora molti dubbi da chiarire, in particolare sulle modalità con le quali Pechino proverà ad allineare concretamente le sue promesse alle aspettative dei partners  africani.

Un aspetto, questo, tutt’altro che secondario, soprattutto se si considera che l’adempimento degli obblighi contratti da Pechino verso i suoi alleati in occasione del precedente Vertice Cina-Africa di Dakar, nel 2021, rimane ancora oggi estremamente difficile da monitorare.

Ciò che colpisce maggiormente è l’atteggiamento spregiudicato di Pechino nel corso del vertice e la piena ammirazione tributata dai leader africani al presidente cinese. 

Un cambio di registro agevolato sicuramente dall’attuale disordine globale. L’invasione russa dell’Ucraina e il definitivo deflagrare del conflitto israelo-palestinese hanno convinto il dragone  a perseguire una posizione più apertamente conflittuale nei confronti degli Stati Uniti e dei suoi alleati e partner. E l’impegno di 140 milioni di dollari in aiuti militari, promesso da Xi ai leader presenti al vertice Cina-Africa, non fa che confermare la crescente importanza del tema della sicurezza nelle relazioni tra Pechino e i suoi partner in Africa.

A Pechino, Xi ha già incassato il sostegno diplomatico unanime degli alleati africani alla politica di “una sola Cina” su Taiwan lanciando un messaggio chiaro agli Usa e all’Ue:  la Cina rimane fondamentale nella difesa degli interessi del Sud del Mondo e ogni tentativo di ridimensionarne la sua portata sulla scena internazionale è destinato a concludersi in un fallimento.

Tuttavia, la questione centrale è se, al di là della retorica e dei toni trionfalistici di Xi, ci sarà o meno l’impegno a una vera diversificazione degli investimenti “piccoli ma belli” in nuovi settori come l’industria green. E soprattutto se l’entità delle pressioni finanziarie esercitate da Pechino su molti paesi africani non finirà per ostacolare quel cambiamento fondamentale nelle relazioni sino-africane auspicato dal leader cinese.

Tommaso Di Caprio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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