Denis Verdini, il senatore di Ala, ha ricevuto una condanna in primo grado di giudizio a nove anni di reclusione, come colpevole per il fallimento dell’ex Credito cooperativo fiorentino, la banca di cui era stato presidente dal 1990 al 2010.
I pm avevano chiesto 11 anni.
La pena è stata pronunciata dai giudici tribunale di Firenze, presidente Mario Profeta, dopo una camera di consiglio di una settimana. Condannati insieme a Verdini, ma a cinque anni e sei mesi, anche i costruttori Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei. Per tutti è stata anche stabilita l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Inoltre il deputato di Ala Massimo Parisi ha ricevuto una condanna a due anni e sei mesi.
Verdini è stato invece assolto, con tutti gli altri già nominati,dal capo d’imputazione di associazione a delinquere
Sarebbe stato proprio il senatore di Ala, secondo la sentenza, il regista e principale responsabile del crac del Credito cooperativo fiorentino, la banca di Campi Bisenzio che il parlamentare aveva guidato per venti anni.
Secondo i magistrati, Verdini avrebbe pescato a pieni mani nelle casse della banca per attingere risorse a vantaggio suo e dei suoi amici o soci. Verdini avrebbe insomma seguito “un disegno di sistematica espoliazione della banca” : con l’inevitabile risultato di portarla al fallimento.
Nel sistema costituito da Verdini e sodali, secondo la sentenza, vi era anche “una cooperativa fittizia per far ottenere i contributi” a quotidiani locali sotto il loro controllo.
In generale quello di Verdini era un sistema di clientela che sfruttava le risorse dei risparmiatori, depositate al Credito, nell’esclusivo vantaggio della sua cerchia di complici.
Tra questi, per l’appunto, gli imprenditori Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei.
La condanna di Verdini si inserisce nel più generale progressivo discredito del sistema politico italiano, ed anche se il senatore di Ala non è attualmente più in maggioranza, colpisce e indebolisce ulteriormente l’attuale assetto politico-parlamentare; e non convincono le proteste dei suoi legali, che parlano di “processo mediatico” e della esclusiva finalità di colpire Renzi.
In effetti, Verdini è stato una “stampella” decisiva del governo Renzi, e probabilmente il vero tramite fra Renzi stesso e Berlusconi. I quali, secondo indiscrezioni e ipotesi, continuano a studiare una convergenza tattica (a cominciare da un accordo per una nuova legge elettorale).
La condanna di Verdini, certo non inattesa, si somma quindi allo scandalo che sta montando intorno alle attività del padre di Renzi (accusato di traffico di illecite influenze, per far ottenere appalti di comodo ad amici) e di Lotti, braccio destro di Renzi e coinvolto nella stessa indagine relativa agli appalti della Consip.
Quindi, dalla Toscana, dov’era partita l’ascesa di Renzi, sembrano poter arrivare ulteriori segnali di declino : ma la vicenda di Verdini, come le altre citate, segnala soprattutto l’estremo degrado del sistema politico-economico del Paese.
ALESSIO ESPOSITO