Sono passati 24 giorni da quando Nicolás Maduro Moros è stato nuovamente eletto quale presidente del Venezuela. Tale evento è stato visto da molti osservatori occidentali come un “deciso” tentativo di trasformare il Venezuela in una dittatura de facto. In effetti, secondo i dati l’affluenza alle urne è stata solo del 25.8% e ha visto una notevole penalizzazione delle forze di opposizione anti-Maduro. Inoltre, la rielezione di Maduro è stata annunciata dall’Assembla Costituente, cosa che non avrebbe potuto essere fatta in quanto per legge, l’elezione di un nuovo presidente in Venezuela spetterebbe all’Assemblea Nazionale, dove il partito di Maduro è in minoranza.
Chi ha appoggiato Maduro e chi lo combatte
La riconferma a presidente di Maduro è supportata dalla Russia, dalla Cina, dalla Turchia e da diverse nazioni caraibiche, necessitanti l’aiuto economico del Venezuela.
Molto più ampio è invece lo schieramento di coloro che si oppongono al secondo mandato di Maduro: partendo da alcuni stessi membri del governo venezuelano precedentemente affiliati con Maduro (ad esempio il Giudice della Corte Suprema Christian Zerpa, che ha pubblicamente definito Maduro “incompetente” e “illegittimo”) e da una considerevole percentuale della popolazione venezuelana, per arrivare poi a interi governi, dagli Stati Uniti di Donald Trump agli stati dell’Unione Europea, che proprio in questi giorni hanno riconosciuto o sembrano sul punto di riconoscere il neo-governo di Juan Guaidó.
Guaidó: l’anti-Maduro
Ma chi è Guaidó? Chi si cela dietro questo nome, chi è questo Anti-Maduro?
Juan Gerardo Guaidó Márquez è nato il 28 luglio 1983 a La Guaira, il principale porto del Venezuela. Noto per il suo attivismo anti-Chavèz, è stato membro fondatore del partito politico “Volontà popolare” nel 2009. Nel 2010 è diventato deputato federale dell’Assemblea Nazionale Venezuelana. Durante il suo periodo in tale organo politico, ha investigato su numerosi casi di corruzione all’interno della prima amministrazione Maduro. Ha inoltre collaborato con diverse associazioni indipendenti nel recupero di fondi pubblici venezuelani rubati. Nel corso delle proteste del 2017, gli hanno sparato con dei proiettili di gomma che lo hanno sfregiato sul collo.
Il suo piano di opposizione a Maduro (presentato il 5 gennaio) si riassume in otto punti fondamentali.
- Riaffermare la presidenza.
- L’Assemblea Nazionale assume la rappresentanza del Venezuela nella comunità internazionale.
- Creare un corpo transizionale per restaurare l’ordine costituzionale e coordinarsi con le legittime autorità della società civile delle forze armate.
- Riacquisizione del potere designato dagli usurpatori.
- Promuovere la ricognizione diplomatica tra le organizzazioni internazionali.
- Autorizzare aiuti umanitari.
- Creare un fondo per recuperare risorse perdute attraverso la corruzione.
- Approvazione di un’agenda legislativa per la transizione.
Un piano pieno di speranza e ambizione, che fa ben sognare le persone che lo scorso 10 gennaio lo hanno acclamato Presidente a Interim
La Reazione di Maduro
La reazione di Maduro non si è fatta attendere: il 25 gennaio ha violentemente attaccato verbalmente Guaidó, accusandolo di voler insediare un governo fantoccio venezuelano sotto protezione statunitense. Allo stesso tempo, ha proposto un dialogo con Guaidó, rifiutato però in quanto ritenuto “una farsa”.
Il 29 gennaio il governo venezuelano ha congelato i conti di Guaidó, iniziato un’investigazione criminale e gli ha proibito di lasciare il paese. Due giorni più tardi, Guaidó ha riferito di minacce intentate alla moglie e alla figlia, affermando di come i mandanti “abbiano passato il segno.
I rischi per il Venezuela
La situazione attuale in Venezuela appare sempre più difficile, in quanto le due parti, anziché riconciliarsi (come sperato da alcuni osservatori) tendono a radicalizzarsi. Entrambi i governi (quello “ufficiale” di Maduro e quello “ad interim” di Guaidó dispongono di notevoli appoggi esteri (Cina e Russia il governo ufficiale, USA e molti paesi dell’Unione Europea quello provvisorio di Guaidó) che, nel peggiore dei casi, potrebbero passare dal fornire un semplice appoggio diplomatico a uno politico e militare.
Nel peggiore dei casi possibili, stiamo forse assistendo agli ultimi giorni prima dello scoppio di una sanguinosa guerra civile in Venezuela, il cui vincitore non sarà stabilito dal volere del popolo, ma dall’appoggio estero.