Dall’inizio dell’anno è scoppiato il caos in Venezuela: due presidenti in parlamento si accusano a vicenda di essere illegittimi. Braccio di ferro tra chavisti e opposizione.
Da tempo ormai l’attenzione dei mass media è concentrata sulla situazione critica in cui versa il Venezuela. A causa delle scelte del presidente socialista Nicolás Maduro, il paese versa in condizioni tanto critiche da far mobilitare l’ONU.
Il 5 gennaio scorso è diventata la data simbolo della confusione politica e a farne le spese sono, al solito, i civili.
Ora l’assemblea legislativa è controllata da due presidenti: Luis Parra, candidato del PSUV (Partito Socialista Unito del Venezuela), il partito di Maduro, e dall’ingegnere trentacinquenne Juan Guaidó , leader dell’opposizione.
Andiamo con ordine.
Il 5 gennaio 2019 Juan Guaidó si era proclamato presidente ad interim del Venezuala (riconosciuto dagli USA) durante una manifestazione antigovernativa a Caracas, sostenendo di non riconoscere la sovranità di Maduro.
Nonostante il grande consenso popolare, che probabilmente lo ha salvato dalla prigione, ogni iniziativa è stata un buco nell’acqua e Maduro è rimasto saldamente al potere, portando il paese sull’orlo di una guerra civile.
Si è rischiato seriamente di arrivare al collasso: la popolazione è stata ridotta alla fame e alla miseria, inoltre non va dimenticato il blackout del 7 marzo 2019, né la decisione di Maduro di chiudere il confine tra Colombia e Brasile, impedendo anche agli aiuti umanitari di arrivare in soccorso. Il presidente socialista ha represso e messo a tacere ogni forma di rivolta, arrivando a censurare l’informazione pubblica e i mass media. Nel frattempo Guaidó chiedeva l’intervento internazionale, forte dell’appoggio americano alla sua causa (il Venezuela è uno dei maggiori paesi produttori di petrolio).
Adesso la situazione appare ancora più caotica.
Il 5 gennaio 2020 è iniziato uno scontro tra le forze chaviste (di Maduro), alleate con alcuni settori dissidenti dell’opposizione, e i sostenitori dell’opposizione e di Guaidó.
La lotta principale: l’elezione del presidente del parlamento, che a conti fatti doveva essere proprio Juan Guaidó.
I chavisti hanno invece eletto Luis Eduardo Parra, ex rappresentate del partito Primero justicia, da cui è stato allontanato con l’accusa di corruzione dopo un’inchiesta pubblicata sul giornale Armando.info
Alle 11.00 del 5 gennaio è scoppiato il panico: la Guardia Nazionale si è schierata di fronte al parlamento, impedendo a Guaidó, ai suoi sostenitori (e a molti giornalisti) di entrare in assemblea per votare, lasciando invece ingresso libero a tutti i chavisti.
Mentre si aspettava l’arrivo di Guaidó, con un megafono Parra si è proclamato presidente dell’AN (assemblea nazionale) con il sostegno di 50 deputati chavisti. Alcuni deputati dell’opposizione che erano riusciti a entrare, hanno sostenuto che la votazione non aveva validità, ma in ogni caso non sono stati in grado di fermare la manovra.
Nel frattempo Guaidó cercava di scavalcare la recinzione introno al parlamento e di superare le forze di polizia.
https://twitter.com/iamGermania/status/1213887096882171904?s=20
Guaidó grida al colpo di stato, accusando il regime di Maduro di aver violato il processo di votazione, permettendo a Parra di eleggersi senza che fosse stato raggiunto il numero legale.
Impossibilitato a entrare in emiciclo, Guaidó ha indetto un’assemblea nella sede del quotidiano El National, dove è stato eletto presidente col voto di 100 deputati.
Ma non è finita qui. Il 7 gennaio 2020, dopo ore di tentativi, Juan Guaidó e 100 deputati dell’opposizione sono riusciti a forzare il cordone di polizia intorno al parlamento e sono entrati finalmente nell’emiciclo.
https://twitter.com/elopezgross/status/1214582891503669249?s=20
Guaidó ha giurato nuovamente come presidente dell’assemblea e presidente a interim del Venezuela, facendo appello all’art. 233 della Costituzione venezuelana. Come sostiene egli stesso in un’intervista a Le Iene, al momento detiene il mandato costituzionale, ma deve organizzare al più presto delle elezioni trasparenti e costituzionali.
Queste tristi vicende non sono che l’ennesima prova di tutte le disfunzioni del Venezuela, un paese che tenta con tenacia di allontanare il fantasma di un regime opprimente e repressivo, di allontanare gli orrori commessi da Maduro per gridare alla Democrazia.
Antonia Galise