Il governo venezuelano presieduto da Nicolas Maduro ha approvato ieri, giovedì 15 Agosto, una legge contro le ONG per le quali sarà adesso molto più complicato registrarsi a Caracas e saranno inoltre costrette a dichiarare se ricevono finanziamenti internazionali.
La legge specifica inoltre che alle ONG giudicate promotrici di «fascismo, intolleranza o odio per motivi razziali, etnici, religiosi, politici, sociali, ideologici o di genere» sarà vietata la registrazione nel paese e tale concetto è stato sottolineato anche dal presidente della camera Jorge Rodríguez Gómez, membro importante del partito di Maduro. Nel testo legislativo non è però specificato cosa succeda a quelle organizzazioni che dichiarino di ricevere finanziamenti internazionali.
«L’obbiettivo è proteggere e difendere la nostra popolazione dall’odio, dal terrorismo e dalla diffusione di idee fasciste sui social network»
La legge è nata nel 2023, ma la sua approvazione da parte del parlamento monocamerale venezuelano è arrivata solo adesso e ciò è spiegabile con le proteste che tale decisione ha scatenato nel paese e anche con la recente riconferma del governo Maduro alla guida del paese. Infatti, sebbene siano forti i dubbi riguardo la loro regolarità, le elezioni del luglio scorso hanno riconsegnato il controllo del parlamento al Partito Socialista Unito del Venezuela il quale tramite il proprio deputato e numero due del partito, Diosdado Cabello, ha poi portato la legge contro le ONG nella discussione parlamentare.
Le politiche repressive e violente messe in atto da Maduro, al potere in Venezuela dal 2013, hanno reso il clima politico e sociale nel paese estremamente teso, negli anni il presidente ha arrestato quasi tutti gli oppositori politici e i dissidenti e ha di fatto azzerato la libertà di stampa. Sull’argomento è intervenuto anche L’Alto commissario Onu per i diritti umani Volker Türk il quale si è detto estremamente preoccupato per lo spropositato utilizzo della violenza e per il relativo «clima di paura» che si vive nel paese. Riguardo la nuova legge contro le ONG l’Alto commissario ha espressamente chiesto alle autorità venezuelane di non adottare provvedimenti di questo genere che «minano lo spazio civico e democratico del Paese».
Come già scritto, anche le ultime elezioni svolte sono state inquinate da probabili brogli e precedute da forti e violente repressioni contro gli avversari politici del presidente. Ad ufficializzare la vittoria elettorale di Maduro, con il 51,2 per cento dei voti, è stato infatti il Consiglio elettorale del Venezuela che è però un organo totalmente controllato dallo stesso governo. I dubbi riguardo la validità del voto sono avvalorati anche dai sondaggi indipendenti, svolti sia prima che dopo l’elezione, secondo cui l’opposizione era avanti di oltre 20 punti percentuali.
Per risolvere la crisi politica in atto Colombia e Brasile hanno anche chiesto nuove elezioni presidenziali in Venezuela, ma la proposta è stata respinta anche dalle opposizioni che rivendicano la vittoria anche per le elezioni di luglio e ritengono che non tenerne conto sia una mancanza di rispetto verso il popolo venezuelano.
I crimini commessi dal governo Maduro sono stati condannati anche da varie organizzazioni internazionali tra cui Amnesty International che negli scorsi giorni ha inviato una lettera aperta al procuratore della Corte penale internazionale per esortarlo ad agire in modo urgente a riguardo. Prima e dopo l’ultima tornata elettorale molte ONG e organismi collegati all’ONU hanno denunciato circa 2300 arresti e almeno 23 morti ed hanno segnalato come a numerosi giornalisti e attivisti siano stati stati annullati i passaporti.
In questo contesto la legge contro le ONG è quindi da considerarsi come l’ennesimo atto repressivo contro una delle ultime “voci libere” nel paese che, assieme alle opposizioni e a migliaia di cittadini in rivolta da mesi, ha contestato l’esito delle ultime elezioni ed ha denunciato la violenta repressione e i crimini commessi dall’attuale governo autoritario.