Sic ha 24 anni e insegue un sogno. Il sogno della velocità è il sogno di una vita per il giovane di Cattolica
Il 23 ottobre del 2011, esattamente 5 anni fa, Marco Simoncelli sta partecipando al Gran Premio motociclistico della Malesia, sul circuito di Sepang. Il primo giro va alla grande ma il secondo, il secondo no. SuperSic sta rincorrendo il suo sogno e per il suo sogno perde la vita. La velocità è come il sangue che gli scorre nelle vene, ma ciò non basta a volte.
Sic ha perso il controllo della sua moto ed è stato travolto da due dei suoi compagni. Le fratture riportate non gli hanno lasciato via di scampo. Il suo sogno, i suoi ricci e il suo sorriso, però, non hanno mai abbandonato la pista. Corre. Corre ancora Marco e insegue il suo sogno puntando alle stelle, o forse scansando le stelle per non farsi male.
Sic non ha mai smesso di fare ciò che ama. Gli è stata intitolata la pista di Misano Adriatico e il pilota corre ancora. A distanza di anni, il suo numero, il 58, è ovunque. Sulle vetrine dei negozi, sulle auto in coda sul raccordo. Proprio quel numero è per sempre suo dallo scorso 8 settembre, quando in suo onore è stato ritirato dai numeri di gara. Un MotoGP Legend postumo e l’inserimento nella Hall of Fame del motociclismo l’avranno reso fiero e sempre pronto alla sfida.
Per chi non lo sapesse, sognare è una sfida. Accettare la sfida vuol dire saper correre il rischio. Sic sa che la velocità è sfida e rischio allo stesso tempo. Lo sa Doriano Romboni. Lo sa Andrea Antonelli. Lo sa Daijiro Kato. Lo sa Craig Jones. Lo sa Luis Salom e lo sa anche Shoya Tomizawa.
Tutti loro e molti altri volti sono a conoscenza della sfida e del rischio della velocità. Eppure, piace pensare che quel rischio li abbia resi felici fino alla fine. Chissà quanti giri di pista avranno già fatto e chissà quanti ancora ne faranno, rincorrendo un sogno.
Maria Giovanna Campagna