Quando furono costruite le Vele di Scampia volevano essere simbolo di modernità e rivincita. Una storia lunga 55 anni, quella delle Vele. E non parliamo solo di Gomorra, della droga, del degrado, ma anche di persone coraggiose, oneste che nonostante tutto a Scampia sono rimaste.
La costruzione delle Vele cominciò nel lontano 1962. Si scelse il quartiere di Secondigliano. La Cassa del Mezzogiorno affidò la progettazione del nuovo complesso all’architetto Franz Di Salvo che con tutte le buone intenzioni cercò di applicare nei suoi disegni il concetto di residenza sociale. I corridoi e le balconate dovevano ricordare i vicoli del centro di Napoli e ricreare la vita della città partenopea. Ma qualcosa è andato storto e le Vele di Scampia divennero simbolo di degrado ed una delle più grandi piazze di spaccio d’Italia. L’utopia architettonica di Di Salvo lasciò il posto alla disillusione, all’eco-mostro dove vivere non dev’essere stato facile.
Eroina, cocaina, crack, droghe sintetiche: alle Vele si trova di tutto. Tutti sanno, il Governo in primis ma non si fa molto se non ergere quelle case a simbolo del male, dove i perbenisti sbirciano, tramite le immagini delle serie tv e dei documentari, per poi richiudere il sipario. È qui infatti, che vennero girate, a partire dal 2008, le puntate della serie Gomorra, ispirata dall’omonimo best seller di Roberto Saviano, uscito nel 2006. Tre delle sette strutture iniziali erano già state abbattute, ma i riflettori si accesero ugualmente alle Vele di Scampia: lo spettacolo deve continuare. E, giustamente, gli abitanti del quartiere, la maggior parte almeno, non batté ciglio: se il cinema porta soldi, il cinema va bene. Non mancarono le polemiche, ma prevalse il bisogno.
La Vela celeste
Veniamo ai giorni nostri: nel mese di marzo 2018 dovrebbe essere abbattuta la prima vela, detta “Torre”. Ma è lungo, troppo lungo questo addio, annunciato oramai da anni. Ancora 320 famiglie vivono nelle Vele. Alcune di queste da più di dieci anni. 20 nella ‘Torre’. Ed ecco il gioco delle matrioske:
Loro, così come gli altri abitanti delle Vele che non rientrano nelle assegnazioni dei nuovi alloggi di edilizia popolare – dichiara l’assessore Panini – verranno gradualmente spostati, prima nella Vela gialla e poi in quella celeste, l’unica che resterà in piedi
In pratica solo la Vela celeste resterà in piedi e con lei i resti, ma proprio gli ultimi degli ultimi, che non avranno trovato altra collocazione.
Nuovi alloggi sono stati costruiti per ospitare gli sfrattati, tutti in graduatoria, e pochi, pochissimi con i requisiti richiesti: basti pensare alle tasse dei rifiuti, che devono essere state regolarmente pagate per poter accedere alle nuove case. E così mille altri problemi: la burocrazia in un luogo dove la legge è stata per lo più assente è un grosso impedimento.
Le Vele di Scampia Foto @ilfattoquotidiano.itEd ecco che alla fine, a questo luogo senza sceriffi, con i riflettori puntati come in un circo e i perbenisti che godono dell’abbattimento di palazzi tanto brutti, tanto sporchi, viene quasi da affezionarsi. Perché Scampia non sono solo le Vele, la camorra e i delinquenti. Ma c’è un quartiere di eroi quotidiani, di parrocchie, associazioni sportive, maestre e maestri che lottano davvero in prima linea. Se le Vele saranno davvero abbattute, sarà abbattuto solo un simbolo voluto da chi comanda. I problemi saranno sempre lì, tra camorra e burocrazie. Non resta che sperare che la demolizione sia solo un primo passo verso una riqualificazione urbana e umana.
Marta Migliardi