Un mese soltanto, per cambiare vita e in più salvare il Pianeta? Può sembrare un’esagerazione, ma da qualche parte bisogna pur iniziare: Veganuary – un mese dedicato a chi vuole provare l’alimentazione vegana – serve proprio all’occasione. Trentun giorni senza carne, uova, pesce e latticini: che non significa affatto “privarsi” a tavola, bensì sperimentare nuove ricette, (ri)scoprire cibi poco consumati come i legumi, e avvicinarsi a tematiche quali il trattamento, e il benessere degli animali. Fra i buoni propositi per il nuovo anno quindi, potrebbe esserci quello di diventare vegani (o per lo meno di provarci, visto che il solito “mettersi a dieta” probabilmente fallirà anche quest’anno…)
Tutte le “tradizioni” nascono un po’ allo stesso modo: qualcuno lancia un’idea, magari aggiungendo anche qualche buona ragione per seguirla (e le vedremo anche per il Veganuary, spaziando dal benessere degli animali fino alla tutela dell’ambiente), gli altri man mano si uniscono, portandola avanti.
Di fatto, Veganuary nasce nel 2014 come organizzazione no profit nel Regno Unito; da allora – da quel primissimo gennaio senza carne, uova, pesce, latticini – si occupa di promuovere un’alimentazione a base vegetale, coinvolgendo le persone tramite una newsletter (gratuita) che ogni giorno propone ricette e spunti interessanti.
Instagram e i social network si popolano quindi in questi giorni, delle immagini di chi “accetta la sfida”: fra i partecipanti ed entusiasti promotori, ci sono anche personaggi celebri come Joaquin Phoenix (l’ultimo Joker, nonché spietato Commodo ne “Il Gladiatore”), niente di meno che Sir (James) Paul McCartney – attivissimo nei Beatles oltre che per i diritti animali – l’attrice Evanna Lynch, e tutta una sfilza di attivisti, cantanti, giornalisti, atleti e presentatori.
Ma non è solamente grazie a tutta questa “pubblicità”, che il Veganuary riceve sempre più consensi e ottiene successo anche fra i non vegetariani: si potrebbe dire infatti che “sperimentare” qualcosa di nuovo, che sia anche un intero mese da vegani, coinvolga e motivi maggiormente le persone (i cosiddetti “carnivori”), rispetto a quell’incertezza di fronte al possibile “diventare” (definitivamente) vegani. (Per tutti coloro che si stanno chiedendo: “Ma da dove prenderò le proteine?!” I legumi – e in parte i cereali – servono appunto a questo).
Perché partecipare al Veganuary, proprio nel 2020?
Quello appena passato, è stato un anno di “rivelazioni”: una di queste probabilmente – per chi ancora non lo conosceva – potrebbe essere l’effettiva esistenza del Veganuary; ma il 2019 sarà ricordato soprattutto per l’anno in cui noi, abitanti della Terra (eccetto qualcuno che ancora si ostina a negarlo) abbiamo riconosciuto gli orrori e i disastri verso cui sta andando incontro il pianeta. L’emergenza climatica – il più delle volte associata alle emissioni delle industrie, all’inquinamento dei trasporti, agli incendi nelle foreste, oppure al capo opposto, allo scioglimento dei ghiacciai – non è poi tanto distante dagli allevamenti che producono carne, pesce, uova e latticini. Se è vero infatti che i recenti roghi in Amazzonia, servivano a fare spazio per immense distese di soia, è vero anche che gran parte di quelle coltivazioni finirà nei mangimi di bovini, galline e altri animali in allevamento.
Ma non si tratta solamente di questo: l‘impatto ambientale degli allevamenti intensivi riguarda anche l’inquinamento delle falde acquifere (attraverso gli scarti e i residui della produzione alimentare); riguarda l‘estinzione di specie a rischio, in quanto sono quelle che consideriamo più prelibate e quindi consumiamo fino a esaurire la loro presenza in habitat naturali, dando il via a nuove industrie per l’allevamento; per non parlare delle pellicce, o di tutti quegli animali uccisi per produrre altri oggetti “di lusso”, o all’opposto, di cui quasi non ci accorgiamo (come i mangimi dei nostri amici domestici, prodotti anch’essi dagli scarti di queste crudeli industrie).
Insomma, c’è almeno una ragione per per ognuno – che sia il benessere degli animali, la salvaguardia del pianeta, persino per alcuni la salute – per unirsi a questo Veganuary.
Come funziona?
Il Veganuary – ma soprattutto popolazioni che si basano interamente su una dieta vegetale – esistono da ben prima che innovazioni (per qualcuno stregonerie, o peggio eresie) come la carne-senza-carne Beyond Meat, o l’Impossible Burger, invadessero il mercato, fino ad arrivare persino nei fast-food. Di conseguenza, aderire al Veganuary non significa né promuovere prodotti come questi, né tanto meno privarsi del piacere della tavola, e meno che meno ridursi a mangiare solamente insalate e tofu. Le ricette e gli spunti che si ricevono tramite la newsletter servono appunto ad agevolare il percorso a chi ancora si sta domandando – preoccupato – da dove prenderà le proteine o le energie per affrontare la giornata. Si inizia quindi oggi, 1° gennaio, ma se vi sentite in ritardo, e avete già pranzato con gli avanzi del cotechino di Capodanno, l’iniziativa è attiva tutto l’anno.
La dieta, la palestra, smettere di fumare, finire la tesi, cambiare lavoro o cercare casa: tutti obiettivi decisamente impegnativi, rispetto a un solo mese da vegani. E se al termine della prova, ancora non siete convinti, esiste tutta un’intera costellazione di possibili alternative, per ridurre il consumo di prodotti animali (qui ad esempio, lo scrittore Jonathan Safran Foer ne propone una particolarmente originale: “Possiamo salvare il mondo, prima di cena”). Veganuary comunque vuole essere l’occasione a portata di tutti per iniziare oggi, fra i possibili buoni propositi per l’anno nuovo, e senza più rimandare: diverso e meno macabro del Vegan World Day (che ricorre ogni 1° novembre – Giorno dei Morti – chissà perché…), rappresenta oltretutto un prezioso momento di sensibilizzazione, sull’importanza delle nostre scelte alimentari (senza correre il rischio di essere accusati di “terrorismo vegano” contro i macellai).
(Lo spot internazionale di Veganuary di quest’anno)
Alice Tarditi