Un nuovo decreto sui migranti del Vaticano è stato approvato il 19 dicembre 2024 e, nonostante la sua rilevanza, ha ricevuto una copertura mediatica limitata. La disposizione, firmata dal Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, stabilisce pene severe per chi tenta di entrare illegalmente nel territorio Vaticano. Questo nuovo provvedimento, composto da soli tre articoli, prevede la reclusione da uno a quattro anni e multe che vanno da 10.000 a 25.000 euro. La norma è in forte contrasto con le dichiarazioni del Papa riguardanti l’accoglienza dei migranti.
Il paradosso della politica vaticana sull’immigrazione
Durante il pontificato di Papa Francesco, l’accoglienza e la protezione dei migranti sono stati temi centrali nelle sue dichiarazioni e nelle azioni della Chiesa. Bergoglio ha più volte invocato una politica umanitaria e inclusiva, chiedendo a tutti i paesi di non chiudere le porte ai rifugiati e agli immigrati. Il Papa ha anche criticato aspramente le politiche migratorie repressive adottate da diversi governi europei, invitando alla solidarietà nei confronti di chi fugge da guerre, povertà e persecuzioni.
Eppure, proprio nel momento in cui il Vaticano si erge come un promotore di valori legati all’accoglienza e alla protezione dei più vulnerabili, ha introdotto una legge che si allontana dalle sue dichiarazioni precedenti. Il decreto migranti, così potrebbe essere definito, impone sanzioni dure per chi tenta di entrare illegalmente nel Vaticano e sembra contraddire i principi di solidarietà universale che sono da sempre una parte fondamentale dell’insegnamento papale.
Il contenuto della nuova disposizione
Il decreto sui migranti è composto da tre articoli. Il primo, che tratta dei casi di violenza o inganno durante l’ingresso, stabilisce pene di carcere da uno a quattro anni e multe che variano da 10.000 a 25.000 euro. Il termine “inganno” si applica a chi riesce ad eludere i sistemi di sicurezza del Vaticano o a chi tenta di sottrarsi ai controlli di frontiera.
Il secondo articolo introduce circostanze aggravanti, come l’uso della violenza nel tentativo di entrare. L’articolo finale del decreto, il terzo, riguarda invece l’ingresso tramite spazio aereo, come nel caso di coloro che cercano di entrare nel Vaticano attraverso aerei o altre modalità simili. La norma, benché brevissima, porta con sé misure draconiane per garantire il controllo degli accessi alla Città del Vaticano.
Le critiche alla contraddizione del Papa
La nuova normativa ha suscitato forti critiche da diverse parti, soprattutto in ambito politico. Una delle voci più incisive è quella dell’eurodeputato della Lega Roberto Vannacci, che ha commentato sarcasticamente su X (ex Twitter): “Il Papa predica accoglienza, ma blinda il Vaticano”. Secondo Vannacci, la decisione di adottare misure così severe contro gli ingressi irregolari nel Vaticano appare come un contrasto rispetto agli appelli del Papa per un trattamento più umano dei migranti.
Altri osservatori ritengono che la legge del Vaticano segni un chiaro rovesciamento rispetto alla politica accogliente e inclusiva che ha sempre contraddistinto il pontificato di Francesco. Questa scelta, in effetti, sembra voler mantenere un equilibrio tra la sicurezza interna e l’immagine di un Papa impegnato nella difesa dei diritti umani e nella promozione di una società più giusta. La contraddizione tra queste due visioni crea un terreno fertile per un ampio dibattito.
Un’analisi delle reazioni politiche
La decisione di introdurre misure così rigide ha suscitato reazioni contrastanti anche tra i politici. Alcuni esponenti di destra hanno accolto positivamente la nuova legge, vedendola come una legittima protezione dei confini vaticani, mentre altre voci, anche di centrosinistra, temono che questa scelta possa indebolire l’immagine del Papa come paladino dell’accoglienza universale.
Il contrasto tra la dottrina vaticana, che ha sempre condannato le politiche migratorie troppo restrittive, e la nuova legge che impone pesanti restrizioni agli ingressi nel Vaticano, lascia spazio a molte domande. L’adozione di una norma di sicurezza così severa potrebbe essere letta come una risposta alla crescente necessità di protezione dei confini di uno Stato che, pur facendo parte della comunità internazionale, si trova sotto i riflettori globali per le sue dichiarazioni sui migranti.