Propaganda Live è sempre stato teatro di una satira ben al di là dell’ordinario.
Nell’ultima puntata dovrebbe aver stimolato più di un quesito allo spettatore, magari inerente la nostra politica nazionale, l’influenza dei social e l’indice di gradimento cittadino verso alcune figure politiche.
Partiamo dall’episodio: tutto è iniziato da un post del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il quale denigrava l’appellativo indiretto di “lazzaretto” posto sul capo della nostra penisola; il tutto, derivato dall’attuale chiusura di alcuni confini UE, causa l’apprensione di alcuni paesi in merito all’emergenza Coronavirus (minuto 45:11).
Tuttavia, il messaggio del ministro non è stato preso in considerazione. Difatti, l’attenzione dell’utenza si è concentrata sull’immagine allegata; in particolare, sul vaso in primo piano.
I commenti, prevalentemente canzonatori, ruotavano attorno alla fattura del vaso, la sua provenienza commerciale e simili.
Un’occasione certamente ghiotta per l’omonimo programma, il quale ha mostrato un secondo post, successivo al primo e pregno della medesima tematica; tuttavia, una differenza sostanziale: la foto allegata veniva privata del suddetto vaso.
I commenti dell’utenza non si sono fatti attendere, vanificando però l’intento prestabilito: i cittadini hanno mantenuto i toni precedenti, chiedendo insistentemente che fine avesse fatto l’oggetto.
Ora, come solito, invito il lettore a seguirmi in questa analisi tutt’altro che campata in aria.
Il Vaso degli Esteri è una piccola dimostrazione dell’andamento politico nazionale; attualmente, da questo piccolo gioco, possiamo stendere un’analisi abbozzata del rapporto cittadino/politico.
Tra i punti da snocciolare, è chiaramente presente la figura di Luigi Di Maio, la cui credibilità, attualmente, è pari a zero; effettivamente, causa i precedenti politici, l’attuale ministro degli Esteri non gode di troppa attenzione, perlomeno se paragonato ad altre “caricature politiche”.
Quest’ultimo fattore si ricollega al totale spaesamento dei cittadini italiani, non solo per la situazione politico-amministrativa vigente – Covid incluso -, ma anche in virtù del giogo di Internet. Il nostro Paese non ha mai ricevuto una forma di “educazione informatica”, relativa anche al buon uso del social, l’etica che ne dovrebbe conseguire. Non siamo certo l’unica nazione ricca di “leoni da tastiera” – esemplari di ben altra caratura -, ma ne conosciamo bene il mood.
Il problema sovrascritto richiama una radice ben più profonda, derivante dal boom di Internet e la facciata della “libertà” sotto ogni forma. Una faccenda che richiederebbe un articolo a parte.
Tornando a monte, vorrei sottolineare la cosiddetta risposta dello staff del ministro, ovvero la foto senza il Vaso; anche qui, siamo di fronte ad un errore di comunicazione bello e buono: come vuole la teoria di base dei social, rimuovere il problema non equivale ad una rimozione perpetua.
Al contrario, l’assenza del Vaso degli Esteri ha riportato alla memoria il precedente scherno, motivo per cui l’andazzo dei commenti è rimasto il medesimo.
Sarebbe stata decisamente più utile, paradossalmente, una risposta a tono; magari una battuta riferita al soprammobile o addirittura una foto con tanto di dicitura commerciale. Sono solo esempi, ma credo che il concetto sia chiaro: sarebbe bastato poco a smorzare l’entusiasmo della canzonella facile.
L’account Twitter sottolinea, invece, un altro dato sociale particolare, il quale lo si potrebbe sintetizzare con l’espressione “arma a doppio taglio”: il web è un gigantesco Vaso di Pandora – per restare in tema; ogni pretesto, gestito o elargito da una figura di rilievo – nel nostro caso, Propaganda Live -, può ottenere una risonanza al di là del possibile; meglio ancora, “al di là del giusto”. Con questo non punto il dito sul programma, ma sul concetto.
Il pretesto principale era quello di dare rilievo ad un oggetto quotidiano, alienandolo dal suo contesto di serietà e proiettandolo in una cornice del tutto ribaltata.
Il Vaso degli Esteri, in una sola puntata, ha raggiunto la notorietà che voleva, incalzata da un traguardo comune a tutti: sorpassare i follower di Manlio Di Stefano.
In questo caso non si trattava di una “congiura” contro lo stesso Di Stefano, quanto di un movimento indirizzato a surclassare una figura politica in senso generico. Il concetto del “superamento” è, oggigiorno, un po’ come gettare un pezzo di carne al di là di una gabbia per leoni. L’agonismo è alla portata di tutti, anche quando privo dell’insegnamento di fondo.
L’argomentazione che ho esposto al lettore richiederebbe ben altri approfondimenti nell’ambito comunicativo, antropologico e perfino storico.
Tuttavia, una morale la potremmo tirar fuori; poco ma sicuro: il rapporto tra il politico e il cittadino pecca decisamente di interesse reciproco.
Eugenio Bianco