La durata della vita e il rischio di sviluppare malattie a lungo termine sono influenzati dall’effetto combinato di rare mutazioni ereditarie.
I risultati di un nuovo studio, pubblicato ad aprile su eLife e condotto dal team di ricerca di Vadim Gladyshev e Anastasia Shindyapina del Brigham and Woman’s Hospital e dell’Harvard Medical School, mostrano che rare varianti genetiche presenti alla nascita hanno un impatto negativo sulla salute e sulla longevità di un individuo. Inoltre, combinazioni di queste rare mutazioni influenzano il tempo che l’organismo impiega per sviluppare patologie cardiache e neurodegenerative o il cancro.
I ricercatori hanno osservato che la maggior parte delle varianti genetiche attualmente conosciute correlate alla durata della vita si trovano in persone che vivono a lungo, come i centenari. Quelle responsabili della sopravvivenza del resto della popolazione rimangono poco comprese.
Il team di ricerca ha ipotizzato che la durata della vita potrebbe dipendere dalla combinazione di mutazioni rare altamente dannose presenti nel genoma di ogni persona. Sottolineano che fino ad adesso il ruolo di queste mutazioni che influenzano la longevità e la salute è stato in gran parte trascurato.
Anastasia Shindyapina afferma: “Fino a poco tempo fa, negli studi genetici potevano essere esplorate solo varianti genetiche comuni per un numero limitato di partecipanti. Tuttavia, l’enorme quantità di dati derivanti dal sequenziamento del genoma di decine di migliaia di persone ora ci consente di valutare gli effetti di mutazioni del DNA che compaiono in meno di uno su 10.000 soggetti.”
Le PTVs ultra-rare costituzionali influenzano la durata della vita?
Le Protein-truncating variants (PTVs) sono varianti genetiche che codificano per proteine tronche. Tendono ad avere un impatto negativo maggiore rispetto ad altre mutazioni più comuni e possono modificare la quantità e la funzione di importanti proteine. Un aumento della loro frequenza è stato collegato al rischio di sviluppare malattie complesse come la schizofrenia, l’epilessia e l’autismo. In questo studio, i ricercatori hanno scoperto che il numero di PTVs presenti alla nascita di un individuo è correlato con la durata della vita.
Il team ha analizzato i dati genomici di oltre 40.000 persone registrate nella British Biobank che in media avevano circa 50 anni. Hanno confrontato il carico individuale di PTVs (il numero totale di varianti genetiche per genoma) con durata della vita e rischio di sviluppare patologie. I risultati mostravano che le persone con elevato carico di PTV ultra-rare avevano longevità più breve. Ogni variante presente nel genoma di una persona era correlata a una diminuzione della durata della vita di sei mesi e dello stato di salute di due mesi.
Le varianti genetiche oltre a essere presenti alla nascita, possono insorgere con l’avanzare dell’età. Hanno constatato che l’accumulo naturale di PTVs aumenta proporzionalmente con l’età. È probabile che i loro effetti siano minori rispetto a quelli delle mutazioni costituzionali.
“I nostri risultati mostrano il ruolo sorprendente di rare mutazioni precedentemente inaccessibili per gli studi genetici dell’invecchiamento. Dimostrano anche l’importanza dell’intero esoma e del sequenziamento del genoma negli studi genetici di malattie complesse per lo sviluppo di future terapie”, dichiara Peter Fedichev, uno dei ricercatori del team di Gladyshev e Shindyapina.
Lisa Frisco