Maestra arrestata a Varedo, i carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le indagini preliminari di Monza, ed ora si trova ai domiciliari. L’accusa per lei è di maltrattamenti su minori. Avrebbe compiuto aggressioni verbali e fisiche ai danni dei suoi alunni, gli episodi sarebbero avvenuti in un asilo e i bambini coinvolti hanno un’età compresa tra i 4 e i 6 anni. A denunciarla sono stati i genitori di alcuni bimbi che hanno riferito le violenze subite dai loro figli ai carabinieri di Desio (in provincia di Monza). Ad occuparsi delle indagini è la procura di Monza, che si è avvalsa anche delle intercettazioni, attraverso cui è emersa
“la condotta violenta, consistente in strattonamenti e schiaffi, verbalmente aggressiva, prevaricatrice e capace di determinare nei bambini una condizione di timore, sottomissione e continua costrizione”.
Maestra arrestata: non è la prima volta che succede e non sarà neanche l’ultima
Gli episodi di maltrattamenti da parte di insegnanti nei confronti dei loro alunni sembrano sempre più in aumento. Viene dunque da chiedersi: prima di dichiarare un’aspirante maestra o un aspirante maestro abilitati all’insegnamento, non sarebbe il caso di verificare la loro sanità mentale, la loro idoneità e il loro modus operandi nei confronti dei bambini? Perché non si rendono obbligatori per tutti gli insegnanti, a partire dall’asilo fino ai gradi più alti dell’istruzione (università inlclusa) dei test psicoattitudinali o dei colloqui con psicologi, psichiatri ed educatori in modo da valutare l’effettiva salute mentale di chi poi si troverà ad interagire quotidianamente con dei minori? Certo, l’insegnamento non è un lavoro semplice, anzi, per certi versi è una vocazione e purtroppo non tutti coloro che stanno dietro ad una cattedra hanno questo dono.
È anche vero che oggi ci sono maggiori tutele nei confronti dei minori, però questo comporta anche dei rischi per chi si trova a doverli gestire per cinque o più ore, dentro un’aula scolastica. Una volta, i professori usavano la bacchetta per tenere a bada gli alunni, oggi un simile strumento non è assolutamento consentito nelle scuole. Anzi, il minimo richiamo nei confronti di un alunno un po’ troppo ‘vivace’ (se così lo si può definire) rischia di essere visto come un’aggressione verbale nei suoi confronti e dunque un insegnante si può beccare una denuncia anche per qualcosa che non è realmente un reato. Inutile negare che oggi molti genitori difendano a prescindere i figli, anche quando questi hanno palesemente torto.
Si riuscirà mai a raggiungere un giusta via di mezzo tra l’autorevolezza (che è necessaria per poter affrontare bimbi o ragazzi spesso fuori controllo) e l’eccessiva severità che sfocia nella violenza fisica e/o verbale, assumendo i tratti del sadismo?
Intanto, una possibile soluzione al fenomeno dei maltrattamenti scolastici potrebbe essere l’introduzione di telecamere di videosorveglianza nelle scuole: sapere di essere ‘guardati’ potrebbe far desistere gli insegnanti dall’assumere comportamenti prevaricatori nei confronti degli alunni e così anche tra gli alunni potrebbero diminuire gli episodi di bullismo verso i propri coetanei e di violenze verso i professori, perché anche loro possono subire maltrattamenti.
Carmen Morello