Vincent Van Gogh (1853-1890) è troppo importante per non scatenare nel cinema un filone di adattamenti e rappresentazioni biografiche.
La sua figura ha ispirato registi come Robert Altman che infatti si è cimentato nel fomentare il mito dell’artista attraverso Vincent and Theo del 1990, con quel mostro sacro di Tim Roth e Paul Rhys nei ruoli principali del pittore e del fratello, legati da un’indistruttibile simbiosi.
Tra i grandi registi europei, sconosciuti forse al grande pubblico, si può e si deve fare il nome del grande regista francese Maurice Pialat che nel 1992 filmò un biopic potente, ellittico ed essenziale sul pittore arrivando a creare il migliore omaggio all’artista olandese.
Il suo film, Van Gogh, fu molto turbolento nella gestazione, non venne compreso e amato all’unanimità ma è ora riconosciuto come capolavoro di Pialat e grande prova attoriale dell’attore protagonista, Jacques Dutronc, che vinse il Premio Cesar per l’occasione.
In questo discorso si potrebbe anche aggiungere un episodio del film Sogni di Akira Kurosawa in cui il pittore è interpretato da Martin Scorsese.
A tutti questi tentativi di penetrazione del mistero Van Gogh si aggiungerà il 22 settembre 2017 il film Loving Vincent, concepito e diretto dalla ex-pittrice Dorota Kobiela e Hugh Welchman, prodotto dalla Breathless Films e dalla Trademark Films.
Il film s’incentra sul mistero della morte del pittore: il postino Joseph Roulin (Chris O’Dowd) spinge suo figlio Armand (Douglas Booth) ad investigare sulla morte del suo amico Van Gogh di cui possiede una lettera destinata al fratello Theo.
La concezione del film, oltre che indirizzarsi sul film di mistero, un poliziesco dove arte e biografia s’intrecciano si staglierà per importanza e bravura nella memoria: si tratta di un film interamente dipinto.
Per capire il processo, non c’è niente di meglio che far parlare i registi:
Abbiamo dipinto 65,000 inquadrature su 1,000 tele. Abbiamo girato il film con gli attori e dipinto immagine per immagine. (…) Ci sono voluti 4 anni per sviluppare la tecnica, più di 2 anni con un squadra di 100 pittori che lavoravano negli studi delle città polacche di Gdansk e Wroclaw e uno in Atene per completare il film.
La ragion per cui noi abbiamo fatto il film non è perché vogliamo essere primi o definire un record ma perché crediamo che non si possa veramente narrare la storia di Vincent senza i suoi dipinti, così abbiamo avuto bisogno di portare in vita i suoi quadri.
Il film, in cui figurano, oltre ai due attori già citati, vede nel cast la giovane e fresca attrice irlandese Saoirse Ronan, la britannica stella del teatro Helen McCrory e Robert Gulaczyk nel ruolo di Van Gogh.
Non si sa ancora quando uscirà in Italia ma per ora solo la data d’uscita negli USA è stata resa pubblica: parliamo del 22 settembre. Non ci resta che aspettare un film tra i più intriganti dell’anno.
Antonio Canzoniere