VALCAMONICA: le Incisioni rupestri dei Camuni patrimonio dell’umanità Unesco

Il tesoro dei Camuni Nella foto, la Rosa Camuna

La Valcamonica con le sue incisioni rupestri è stato il primo dei siti italiani inseriti nella Unesco World Heritage List ed è uno dei giacimenti di arte rupestre più conosciuti nel mondo per ricchezza, per varietà ed estensione cronologica.

La Valle prende il nome dal popolo dei Camuni, popolazione lì insediata già all’epoca del ferro.
Tuttavia le circa 300 mila incisioni rupestri (censite da diversi gruppi di ricerca), che rendono la valle una delle più grandi collezioni di petroglifi del mondo, sono state realizzate nel corso di ottomila anni, dal Mesolitico (VIII-VI millennio a.C.) sino all’età romana e medievale passando per Neolitico, Età del Rame, Età del Bronzo ed Età del Ferro.

I Camuni, si stabilirono nella Valle insediandosi in quella che era la zona con le migliori condizioni climatiche ed atmosferiche e precisamente nella piana intorno a Capo di Ponte. Si ebbero anche stanziamenti più a sud, nella zona di Boario e più settentrionali verso Sonico, ma meno estesi.
Quella dei Camuni fu una popolazione che non raggiunse mai un grande numero. Si calcola che nel 200 a.C. fossero al massimo cinquecento individui e nel 16 a.C. quando i Romani si insediarono nella vallata, non fossero più di cinquemila.

I Camuni utilizzavano l’incisione sulle rocce per raffigurare simboli e rituali come forma di scrittura espressiva.
Questi graffiti rupestri hanno consentito lo studio della preistoria con risultati sorprendenti.
Attraverso la loro interpretazione si può risalire dal periodo neolitico all’età del ferro.

Quello della Valcamonica è il parco d’arte rupestre, più vasto e completo presente in Europa.

Le incisioni venivano effettuate con pietre affilate o con martellinature della roccia con vari tipi di utensili.
E’ ormai riconosciuto un periodo proto-Camuno, che va dall’8000 al 5500 a.C., caratterizzato da una scarsità di petroglifi figurativi, con abbondanza di figure animali (soprattutto l’alce) e scene di caccia; un secondo periodo Camuno, che va dal 5500 al 3.200 a.C., in cui c’è un cambiamento nei petroglifi, che sono quasi ideogrammi e che coincide con il diffondersi dell’agricoltura; un terzo periodo Camuno, che va dal 3200 al 1200 a.C., con crescenti riferimenti astronomici; un quarto periodo che arriva fino alla conquista romana.

Le figure più antiche, quelle risalenti fino al 2200 a.C., prive di ricerca espressiva e incise in modo leggero e superficiale, rappresentano dischi solari, uomini in adorazione, disegni geometrici e altre figure di interpretazione incerta.
Quelle più recenti, dal 2200 al 1800 a.C. risultano effettuate con segni più incisivi e profondi e prevalgono pugnali, dischi solari, figure umane oranti, labirinti.
Le figure risalenti all’età del bronzo, sono caratterizzate da una più fedele rappresentazione della realtà: qui troviamo raffigurati animali, personaggi, dischi solari e carri

Nell’ultimo periodo storico, quello dell’età del ferro, la ricchezza delle incisioni è notevole per la quantità di soggetti.
Le figure rappresentate sono più dinamiche e le composizioni hanno un senso compiuto.
Si presume che per i Camuni incidere queste figure equivalesse a momenti di preghiera o a momenti di comunicazione con le anime dei defunti.

Un riferimento a parte merita sicuramente l’influenza Celtica sulla cultura Camuna, che è certa a partire dalla tarda Età del Ferro, poiché è in questo periodo che cambiano i concetti rappresentati nelle incisioni rupestri, segno che la cultura che li ha generati subì un profondo mutamento, venendo assorbita da quella Celtica, di cui mutuò molte divinità, simboli e rituali, l’uso continuato della guerra (a partire dall’influenza Etrusca) introdusse, nel 600 a.C. circa, delle modificazioni sociali irreversibili, anche nel linguaggio.
Questa fusione si era talmente radicata da non consentire ai Romani, quando vi giunsero, di operare una distinzione tra Celti e Camuni.
Resta da capire un fatto non trascurabile che può essere così sintetizzato: i Camuni erano venuti in contatto con la civiltà dei Campi di Urne in un periodo compreso tra la fine del II e l’inizio del I millennio a.C. (tra il 1250 e il 1000 circa), quindi la loro ‘trasformazione culturale’ si dovrebbe datare a quel periodo. Oppure -ipotesi che affascina molti studiosi- i Camuni stessi erano provenienti da una matrice ‘Indoeuropea’, forse migrata in tempi e modi progressivi, e quindi l’integrazione con la cultura Celtica andrebbe inquadrata come una ‘ricomposizione’ di una cellula unitaria, un ritorno alle origini che si perde in un tempo ancestale.

Dina Lapis 

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