Sito archeologico
La Val Camonica, zona che risiede nella provincia di Brescia, è un luogo misterioso ed incantato. È riconosciuta internazionalmente come uno dei siti archeologici più grandi del mondo. Ben oltre 180 località comprese in 24 comuni, ospitano una grande varietà di incisioni rupestri risalenti a diversi periodi della storia.
Negli anni sessanta l’archeologo Emmanuel Anati si occupò di stilare una prima cronologia di tutte le incisioni. La sua classifica è stata stilata tenendo in considerazione le tipologie dei simboli scoperti e comparandone lo stile. L’archeologo, così facendo, ha anche individuato possibili correlazioni tra la Preistoria e il Medioevo. Le incisioni rupestri più antiche risalgono al VIII-VII millennio a.C. e appartengono all’Epipaleolitico. In una cornologia che va dal ritrovamento più antico a quello più moderno troviamo simboli risalenti anche al Neolitico, all’Età del Rame, all’Età del Bronzo, all’Età del Ferro, all’Età romana e per finire all’Età medievale.
La scoperta
La prima segnalazione della presenza di alcune rocce incise ci fu nel 1909. Solo negli anni ’20 però iniziò a svilupparsi un interesse concreto nei confronti di queste meraviglie dell’arte preistorica. Negli anni ’30 la notorietà di questo sito raggiunse i confini del mondo.
Nel 1935 iniziò una vasta campagna di studi che vide come protagonista il tedesco Franz Altheim che fu uno storico delle religioni, un filologo ed uno storico dell’arte molto popolare in Germania. Il 29 Marzo del 1979, il sito archeologico fu incluso tra i Patrimoni dell’Umanità (UNESCO). Questo, fu il primo Partimonio dell’Umanità riconosciuto dall’UNESCO in Italia. I parchi che ospitano le magifiche incisioni sono otto e si trovano nelle zone di Capo di Ponte, Ceto, Cimbergo, Paspardo, Sonico, Sellero, Darfo Boario Terme ed Ossimo. Altre figure sono invece dislocate in tutta la zona limitrofa.
Gli antichi astronauti
Tra i tanti siti archeologici, uno in particolare ospita delle figure alquanto curiose e suggestive. Dagli studiosi e storici queste figure sono chiamate “Antichi Astonauti“. Dall’immagine si può osservare la presenza di caschi che avvolgono il capo dai quali si diarmano dei raggi. Le figure antropomorfe, oltre a strasmettere un particolare fascino, sembra che stiano indossando veri e propri caschi dai quali fuoriescono delle presunte antenne. Oltre al loro abbigliamento è opportuno sottolineare che gli oggetti che stringono tra le mani, oltre ad avere un aspetto piuttosto “tecnologico”, non sono riconducibili a nessuno degli oggetti presenti nell’Età Preistorica. Il mistero si infittisce e cattura l’interesse di numerosi studiosi che provengono da tutto il mondo.
La teoria degli antichi astronauti
Secondo alcuni, queste figure sono solo uno degli esempi che aiutano a confermare la “Teoria degli Antichi Astronauti“. Questa teoria, chiamata anche “Teoria del Paleocontatto” o “Teoria Paleoastronautica“, è l’insieme di tutte quelle teorie che ipotizzano un contatto tra civiltà extraterrestri e le antiche civiltà umane. Ad interessarsi a questo fenomeno fu lo scrittore e giornalista italiano Peter Kolosimo insieme all’archeologo e scrittore svizzero Erich Von Daniken. Questi due personaggi sono ancora oggi i principali divulgatori di questa controversa teoria. La loro ricerca e diffusione cominciò negli anni sessanta tramite la scrittura di numerosi libri che ebbero un grande successo in tutto il mondo. Questa teoria è stata anche sostenuta da alcuni religiosi tra cui il pastore e ufologo statunitense Barry Downing e il sacerdote cattolico spagnolo Salvador Freixedo.
Le basi su cui si fonda la teoria
I sostenitori di questa teoria si basano su fonti storiche, su ritrovamenti archeologici e su architetture molto antiche. Esisterebbero infatti numerosi siti archeologici che testimonierebbere il contatto avvenuto tra le antiche civiltà umane e le civiltà extraterresti. Le presunte prove non le troviamo solo nella Val Camonica, ma in tutto il mondo. Alcuni dei luoghi nei quali si possono riscontrare alcune “prove” sono Giza, Baalbek, Yonaguni, le Linee di Nazca, i monoliti di Stonehenge, oltre ad altre incisioni rupestri e statuette ritrovate nelle Americhe, nelle isole del Pacifico, in Australia e nelle aree europee come la Scozia, e nelle zone alpine de i Musinè e appunto della Val Camonica.
“Prove” scritte
Ma a suggerire la veridicità di questa teoria subentrano anche le scritture antiche. Come ad esempio l’Epopea di Gilgamesh, il Rāmāyaṇa, il poema epico indiano nel quale si parla di carri volanti chiamati Vimana, e in alcuni libri della Bibbia come il Libro di Ezechiele, all’interno del quale. si cita la visione di un “carro di fuoco“.
Rebecca Romano